Questo progetto nasce dalla segnalazione dei chirurghi ortopedici del GOA (Gruppo Ortopedici per L’Africa), fondato nel 1984 dal Prof. Silvano Mastragostino, allora Primario della 2° Divisione di Ortopedia e Traumatologia dell’Istituto Pediatrico Giannina Gaslini di Genova, i quali negli ultimi anni riscontrano, in quest’area del Kenya, a circa tre ore di auto a nord di Nairobi, diversi casi di DCA.

Considerando che la missione di Ol’kalou (Disabled Children’s Home), gestita dalla Congregazione italiana delle Piccole Sorelle di S.Giuseppe era già attrezzata di ecografo portatile (SonoScape A5) e dalla sonda lineare, entrambe acquistate dalla generosità di tanti benefattori, servivano  gli operatori, ed io e l’amico radiologo Dott.Giovanni Crespi accettammo la sfida e rispondemmo: “Eccoci!”.

Io conoscevo il territorio di Ol’Kalou e soprattutto la Missione in quanto avevo già partecipato, nel 2009, in equipe  con alcuni ortopedici del GOA di Genova, mentre per Giovanni era la prima volta.

La nostra preparazione tecnica e logistica è iniziata circa 6 mesi prima soprattutto per quanto riguarda il mio affiancamento settimanale in Ospedale all’amico radiologo per imparare ad eseguire e interpretare correttamente l’esame ecografico.

Abbiamo avuto così dal GOA questa bella opportunità di andare a formare, divulgare e approfondire la metodica dell’ecografia delle anche nei neonati che orbitano attorno la Missione, nell’ottica di attuare una buona prevenzione estesa alla popolazione di tutta la cittadina e possibilmente dei villaggi limitrofi, nel tentativo di ridurre i casi che arrivano molto  tardi all’osservazione dei medici, degli ortopedici e dei fisioterapisti all’Ol’Kalou Disabled Children’s Home, e che possono evolvere durante i primi anni di vita con esiti permanenti e invalidanti.

I dati mondiali sulla DCA, anche detta displasia evolutiva dell’anca, riportati dall’International Hip Dysplasia Institute sono i seguenti:

  • 1 neonato su 10 nasce con anca instabile
  • 1 neonato su 100 è trattato per displasia d’anca
  • 1 neonato su 500 nasce con un’anca lussata
  • Il 20% di tutti gli interventi di sostituzione totale dell’anca eseguiti sugli adulti, sotto i 50 anni di età, sono dovuti a displasia d’anca
  • Il 5% di tutti gli interventi di sostituzione totale dell’anca sono dovuti a displasia d’anca
  • La displasia d’anca è la più comune causa di artrite dell’anca in donne di età inferiore ai 40 anni

Questa incidenza tuttavia in Italia, già da molti anni, è controllata dallo screening globale  che consiste, indipendentemente dai fattori di rischio, nei test clinici effettuati dai neonatologi/pediatri e dalla successiva ecografia tra la quarta e la sesta settimana di vita.

Ad oggi questa prassi è considerata il gold standard.

In Kenia non è attuato un piano sanitario di prevenzione sulla DCA, quindi il nostro ruolo assumeva un carattere innovativo, informativo e divulgativo alle neo-mamme sull’importanza dello screening per prevenire la DCA e sulle posizioni corrette da fare assumere ai neonati nel marsupio (baby carrier) e  sul miglior modo di fasciare il loro bambino (baby swaddling).



Il nostro piano di intervento è iniziato innanzitutto incontrando e conoscendo i fisioterapisti e i tecnici ortopedici che lavorano nel reparto di riabilitazione della Missione di cui la suora responsabile, Suor Stefana, ne aveva identificati 4 da formare e istruire all’uso dell’ecografo e che ci avrebbero seguito nei giorni seguenti. Avevamo preparato una presentazione, chiaramente in inglese, sulla DCA e sulla lettura delle immagini ecografiche che abbiamo proiettato e spiegato al personale.

Purtroppo  la partecipazione dei piccoli pazienti al primo giorno di screening presso la Missione non è stata alta nonostante gli avvisi e la “pubblicità” che Suor Stefana aveva fatto nelle settimane precedenti.

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Nel nostro progetto avevamo programmato di recarci due giornate all’ospedale statale “J.M. Kariuki” di Ol’Kalou, una struttura ben differente dalle nostre,  la maternità si sviluppa su un piano solo ed è sistemata in un padiglione a se’. Le neo-mamme con relativo pargoletto sono sistemate in otto per ciascuna stanza. In questo ospedale si stima che le nascite siano oltre 250 al mese.

I fisioterapisti e la Sister Cristina che ci hanno accompagnato hanno fatto da tramite con il personale sanitario della neonatologia, parlante lingua swahili e, dopo aver sistemato l’ecografo su un letto di degenza, abbiamo portato a termine la valutazione clinica ed ecografica di molti infanti ed istruito le puepere alle buon prassi di portamento del bebè.

Il giorno seguente, Suor Stefana aveva preso accordi con Padre Sandro direttore del North Kinangop Chatolic Hospital, un ospedale privato ma convenzionato con il sistema sanitario governativo, e  così di buon mattino abbiamo affrontato circa 50 minuti di viaggio per raggiungerlo.

All’ingresso ci ha colpito un grosso cartello con questa bella frase: ”Brothers and sisters lets have more heart in our caring hands”. Entrati abbiamo subito incontrato il direttore sanitario che ci ha in breve illustrato il progetto che avrebbe desiderato da noi; ovvero girare tutti i villaggi e parrocchie della regione per divulgare ed eseguire lo screening in più periodi distribuiti nel tempo. Il progetto, al momento, ci è sembrato un po’ troppo ambizioso, anche perchè l’intendimento del GOA e di Suor Stefana era di eseguire  questo piano di screening presso l’Ol’Kalou Disabled Children’s Home o comunque nel territorio distrettuale di Ol’kalou.

Ad ogni modo anche qui, dopo una bella introduzione e presentazione “dei dottori italiani” da parte dei fisioterapisti, abbiamo eseguito parecchie ecografie ricevendo tanta gioia negli occhi delle giovani mamme.

In queste giornate la pratica clinica ed ecografica veniva effettuata dai 4 operatori della Missione (3 fisioterapisti ed 1 tecnico ortopedico) con nostra supervisione.

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Abbiamo affisso nei reparti e nelle sale d’attesa dei 2 ospedali e nella Missione di Ol’Kalou un volantino illustrativo, da noi preparato, sulle posizioni sbagliate e corrette del neonato nel marsupio e in grembo.

Alla conclusione delle nostre giornate operative avevamo effettuato circa 80 ecografie; di ogni bambino esaminato sono stati annotati su un book, messo a disposizione da Sr. Stefana, i dati anagrafici della mamma e le informazioni cliniche desunte da alcune domande che i fisioterapisti chiedevano durante il setting; le domande da noi indicate seguivano le linee guida dell’International Hip Dysplasia Istitute (es. se il bambino era podalico, se era la prima gravidanza, se gemellare ecc..).

In tutte le visite effettuavamo sempre un’osservazione generale del bambino, seguita dal test di Barlow, il test di Ortolani (se necessario), una attenta valutazione della simmetria delle pliche degli arti inferiori e successivamente l’ecografia alle anche.

L’incidenza da noi riscontrata nel campione, per fortuna, è stata nulla, a parte un caso di displasia di II grado di una bambina di 15 mesi arrivata all’osservazione troppo tardi; ma è da sottolineare che l’età migliore per escludere falsi negativi sarebbe tra la quarta e la sesta settimana di vita. Infatti, in assenza di segni clinici e fattori di rischio, la displasia può essere lo stesso presente, e inoltre, a questa età, gli esami ecografici di controllo, consentono che in caso di displasia grave, sia ancora possibile attuare un trattamento precoce, in un’età in cui il potenziale di guarigione dell’anca è ancora molto alto.

La programmazione futura, decisa in una riunione di verifica organizzata l’ultimo giorno da Sr. Stefana con noi e tutti gli operatori formati, vedrà, per ora, un appuntamento mensile di una giornata, presso la Missione, per eseguire l’ecografia diagnostica alle anche previa comunicazione e pubblicità soprattutto all’ospedale “J.M. Kariuki” di Ol’Kalou.

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Ringrazio di cuore tutti gli ortopedici e il direttivo del GOA che anche con un messaggino su Whatsapp ci hanno supportato.

Un grazie a Sister Stefana per aver creduto a questo progetto e per la sua instancabile collaborazione; un grazie in oltre a tutte le altre Sister per aver gioito, condiviso, cantato e pregato insieme.

Un grazie all’amico e collega Guglielmo Donniaquio, fondatore dell’Associazione Osteopatia per Bambini di Genova, per il suo continuo e instancabile studio, ricerca e soprattutto amore alla causa “sosteniamo la salute dei bambini” con la medicina osteopatica e di cui mi onoro di farne parte.

In ultimo, ma non per importanza, un grazie enorme a tutti i bimbi meravigliosi della Missione, solari, unici che non fanno mai trasparire sofferenza, senso di malattia; nei loro sguardi brilla sempre comunque salute!!!…nell’animo incarnano perfettamente il motto: “Be the best you can!” Sperando il prossimo anno di poter tornare per verificare e ampliare lo screening, un saluto.