Da 10 anni il Roi fornisce una tutela di consulenza legale a tutti gli osteopati in difficoltà che ne hanno fatto richiesta. “Mai in 10 anni – ha detto Iginio Furlan durante il Congresso Internazionale di Osteopatioa a Firenze – si sono verificate condanne agli osteopati. Tutti i procedimenti giudiziari si sono risolti con formule di assoluzione e, attraverso le motivazioni delle sentenze, si vanno definendo, da un punto di vista giurisprudenziale, i limiti e i contenuti della nostra professione”.


Queste le parole del responsabile dell’area legale del Registro Osteopati d’Italia che, durante il suo intervento a Firenze, nell’ambito dell’incontro sul tema Osteopatia e i processi di accreditamento, ha rimarcato il ruolo del Roi come interlocutore istituzionale, dunque “facilitatore del percorso difensivo nei confronti di osteopati indagati”.

L’abuso dell’atto medico è tra le accuse più frequenti in cui l’osteopata può incorrere, a cui è necessario far fronte stabilendo un’identità della professione osteopatica, una certificazione che racchiuda delle norme professionali specifiche, uniche, per cui l’osteopata deve esser in grado ovunque, in qualsiasi parte d’Italia di avere dei punti comuni fissi, per non essere esposto alla mercé di situazioni locali”, ha detto Furlan, il quale ha anche assicurato di produrre tutto il materiale legale “in modo da poter rimanere in un ambito che costituisca anche una tutela legale per gli iscritti e per i professionisti che vengono certificati”.

La banca dati giurisprudenziale delle sentenze sull’Osteopatia

La creazione della banca dati giurisprudenziale con tutte le sentenze e relative motivazioni, è uno degli obiettivi raggiunti sino ad oggi in Italia, consentendo la costituzione di un patrimonio comune tra tutte le associazioni degli osteopati in un archivio collettivo e la creazione di memorie difensive molto più efficaci e mirate.



Cruciale in questo senso, la sentenza di Genova del 23 luglio 2003, ad oggi punto di riferimento in Italia perché, anche se in seduta monocratica  ha sancito che l’osteopatia non costituisce abuso di professione medica. Le motivazioni che sono state addotte dai consulenti tecnici, sono state riprese in un articolo di una rivista legale e sono state pubblicate, con un’analisi estremamente approfondita dei vari aspetti che condizionavano le motivazioni della sentenza di assoluzione”.

Quale strada possibile per l’Osteopatia?

L’Osteopatia non va inserita né nell’ambito sanitario, né nel benessere, ma in una terza via, quella della professione sanitaria. Nel contempo “bisogna avere i coraggio di fissare delle norme che caratterizzino anche la nostra identità, perché in ogni caso noi saremo sempre borderline tra la salute e la malattia”.
Questa l’opinione espressa a Firenze dal Roi che, attraverso le parole del suo rappresentante dell’area legale, da un lato chiarisce la posizione legislativa attuale, per cui l’osteopatia non entra né nell’ambito della prevenzione, né nella cura delle patologie, dall’altro però sottolinea la necessità di intraprendere un percorso che riconosca l’Osteopatia come una professione primaria.