Secondo viaggio in terra di missione per “Osteopatia per bambini” di Genova, fondata dal nostro collega e amico Gugliemo Donniaquio. A quattro anni dal primo viaggio del 2019 (qui l’articolo) che vide in missione solo il collega Marco Rivara, questa volta, in aprile, sono “volati” in Kenya 4 osteopati con un medico radiologo alla volta del Disabled Children’s Home di Ol’kalou, dove il G.O.A. Onlus (Genova Ortopedia per l’Africa fondata nel 1996) organizza tre missioni d’intervento medico all’anno per il recupero chirurgico-ortopedico della popolazione infantile colpita da gravi lesioni motorie. I destinatari sono bambini e adolescenti che non avrebbero alcuna speranza di trovare adeguata assistenza medica in questo territorio del Kenya a circa 3 ore di carrabile a nord di Nairobi.

Ma facciamo parlare i diretti protagonisti ponendo a tutti e quattro due domande.

Qual è stato il trattamento osteopatico che più ti ha arricchito? Cosa porti a casa di questa esperienza?

Marco Rivara D.O./Ft.
Abbiamo trattato, sempre in supervisione con i fisioterapisti locali, molti bambini in fase di recupero da importanti correzioni chirurgiche e anche adulti nell’ambulatorio per “out-patient”. Ma la gioia osteopatica più tangibile l’ho provata con una ragazzina, operata dagli ortopedici per una grave deformità alla gamba e al piede destro; tutti i giorni si regolava il suo fissatore esterno con una pazienza e una serenità di chi sa l’importanza del “prendersi cura” e che il suo atteggiamento determinerà il suo futuro. Questo si esaltava ancora di più nel tocco che esercitavo per mobilizzare fascialmente le rigidità articolari, il suo sorriso e il suo “no pain, ok..” erano la restituzione più bella del piccolo aiuto che le stavo donando.

Mi sono portato a casa in primis la gioia pura e semplice di tutti i bambini che posseggono l’essenza che forse noi abbiamo perso. Per secondo il bel lavoro di gruppo che con i colleghi abbiamo coltivato molti mesi prima di partire: la raccolta fondi, l’organizzazione di viaggio, l’entusiasmo nel prestare servizio, il sorriso anche nelle difficoltà…ecc.



Marco Gotta D.O.
Come altri bambini, anche Joseph nel Febbraio 2023 ha subito consistenti tenotomie per contrastare l’inesorabile spasticità degli arti (causa paralisi cerebrale infantile) che lo accompagna fin dalla nascita. La delicatezza e la riconoscenza con il quale si affidava ai trattamenti, lo sguardo colmo di speranza, il suo sorriso dolcissimo…sono solo alcune delle cose che in futuro mi riporteranno al Disabled Children’s Home.

Questa esperienza ci ha donato molto di più di quello che siam riusciti a dare.
La scala gerarchica delle priorità quotidiane, dopo un’esperienza di tale portata, non può che cambiare, soprattutto dopo aver saggiato la gioia incondizionata di chi, pur avendo nulla, sorride alla vita con spontanea gratitudine. Più di tutto, conservo vividamente lo sguardo limpido di questi bambini, i loro abbracci avvolgenti, la radicata solidarietà tra abili e disabili ed il senso di comunità che si è respirato durante tutta la permanenza keniota.

Giulia Pavan D.O.

Un pomeriggio mentre trattavo Anna, una bambina operata a febbraio per tenotomia bilaterale, sono venute ad aiutarmi delle sue compagne che volevano imitare il nostro lavoro da osteopati ed essere da aiuto alla loro amica, sono state con me fino alla fine del trattamento e ho visto nei loro occhi il reale interesse verso ciò che facevo.
Tutti i bambini hanno sempre mostrato molta riconoscenza e gioia per il nostro operato, e quando chiedevo loro cosa volessero fare da grandi tutti rispondevano i medici o gli infermieri.

Questa esperienza mi ha donato una consapevolezza diversa sul significato del prendersi cura dell’altro e della malattia, ho percepito una grande forza di volontà e responsabilità da parte dei bambini operati nel recuperare al meglio delle loro possibilità.
La reciproca assistenza tra piccoli e grandi, disabili e abili e la loro serenità nell’affrontare le difficoltà quotidiane mi hanno riportato a valori fondamentali troppo spesso dimenticati nella nostra cultura occidentale.

Riccardo Mortara D.O.

Ad essere sincero non c’è stato un singolo trattamento che mi abbia arricchito più degli altri, ogni trattamento è stato speciale e unico a modo suo, del resto è il bello del nostro lavoro!
È complesso da spiegare, ma nel mio lavoro sono abituato che sia il paziente che chiede aiuto, i bambini in Kenya non sembrava che mi chiedessero aiuto, ma era come se loro mi stessero dando l’opportunità di imparare e conoscere il loro corpo, la loro realtà, per darmi l’opportunità di crescere come osteopata e come persona.

Direi che mi porto a casa uno zaino ricco ricco di emozioni molto forti, sia positive che negative, di gioia e di dolore, di meraviglia e di dispiacere nel vedere certe condizioni…
È un mondo per molti aspetti ancora molto lontano dal nostro e difficile da gestire emotivamente per la nostra mentalità.
Per fortuna riescono a emergere ancora valori importanti come il senso di comunità, l’altruismo, l’aiuto reciproco, la gioia e la capacità di stupirsi per le piccole cose, che nel nostro mondo sembrano ormai dimenticate.