L’osteopatia continua a raccogliere gradimento da parte degli italiani tanto da auspicarne l’ingresso a pieno titolo all’interno dei Livelli essenziali di assistenza (Lea).

 

Questo il dato principale emerso dall’ultima ricerca condotta dall’istituto Quorum/Youtrend per il ROI e annunciata durante il recente 7° Congresso Nazionale del Registro degli Osteopati Italiani da poco conclusosi a Napoli con grande successo.

L’82% degli intervistati  – su un campione di 1.000 casi rappresentativi della popolazione italiana – ritiene che i trattamenti osteopatici debbano rientrare appunto all’interno dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), ossia quelle prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (SSN) è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione, il ticket. (fonte: salute.gov.it). Quasi 8  italiani su 10 considerano altresì prioritario che si concluda l’iter di regolamentazione dell’osteopatia previsto dalla Legge 3/2018 e il percorso di formazione obbligatorio in osteopatia certificato dallo Stato.

 

L’indagine commissionata dal ROI all’istituto Quorum/Youtrend segue e di fatto conferma quanto emerso già qualche anno fa, nel 2017, con un’altra ricerca sempre voluta dal Registro degli Osteopati d’Italia e dalla presidente Paola Sciomachen: l’indagine demoscopica Eumetra Monterosa sulla diffusione e la conoscenza dell’osteopatia in Italia che consegnava al mondo italiano dell’osteopatia un risultato a dir poco incoraggiante, stimando oltre 10 milioni di italiani che vanno dall’osteopata con un indice di gradimento per il trattamento osteopatico superiore al 90 per cento.



 

Ebbene, oggi la ricerca condotta dall’istituto Quorum/Youtrend e presentata di recente al Congresso del ROI non fa che avallare quel risultato alzando, se possibile, ancora di più l’asticella considerando l’opinione emersa riguardo l’importanza che l’osteopatia sia una professione sanitaria utile nella gestione delle patologie croniche e che, appunto, rientri nei LEA.

 

Secondo l’indagine, 2 intervistati su 3 valutano positivamente l’osteopatia con il 64% delle risposte. Nello specifico il 45% degli intervistati ha dichiarato di valutare positivamente l’osteopatia perché “permette di ridurre l’utilizzo di farmaci nelle problematiche ricorrenti come dolori muscolari, problemi posturali, cefalee”. Tra le percezioni positive sull’osteopatia espresse dal campione analizzato, anche il considerarla una “professione basata su un approccio scientifico e integrato con altre professioni sanitarie” che “permette allo Stato di risparmiare risorse perché i problemi vengono trattati prima che diventino troppo gravi”.

 

I dati della recente analisi conferma l’importanza del passaparola in questa professione e che 1 paziente su 3 sia giunto dall’osteopata direttamente su consiglio di un medico: questo risultato mostra come l’osteopatia sia una disciplina integrata in un approccio multidisciplinare con le altre professioni sanitarie, anche nel trattamento dei pazienti con cronicità. Infatti, quasi 2 intervistati su 3 tra coloro che vanno dall’osteopata o accompagnano i figli, dichiarano di averlo fatto per problemi cronici (33%) o acuti (32%).

 

Non trascurabile il dato emerso riguardo la formazione universitaria decisa dal Ministero dell’Università e della Ricerca per diventare osteopata riconosciuto, fattore ritenuto “prioritario” dall’86% degli intervistati.

 

Riconoscimento dell’osteopatia: Paola Sciomachen fa il punto

A settembre 2021 è stato pubblicato in G.U. il DPR 7 luglio 2021, n. 131 che riconosce la professione di osteopata. Il resto lo spiega la presidente del ROI Paola Sciomachen al Corriere della Sera: «Con la pubblicazione del DPR sulla Gazzetta Ufficiale, la legge che riconosce l’osteopatia come professione sanitaria ha messo il primo importante tassello, adottando con decreto il profilo professionale dell’osteopata. Sono state poste così le fondamenta della professione osteopatica in Italia. Ora l’osteopata ha una sua identità professionale sancita da un atto formale con il quale lo Stato riconosce il contributo peculiare della nostra disciplina alla salute dei cittadini. Adesso l’auspicio è che venga definito rapidamente il percorso di formazione per completare il processo di definizione della professione. Chiediamo dunque alla Ministra Messa che il MUR proceda velocemente alla definizione dell’ordinamento didattico in osteopatia per poter affrontare il tema delle equipollenze e concludere il percorso entro la fine del 2022, come stabilito per decreto».