Ogni anno centinaia di ragazzi decidono di intraprendere il percorso osteopatico, trovandosi a scegliere tra numerosi istituti di formazione, tutti privati, in quanto l’Osteopatia non è ancora riconosciuta ufficialmente dal Sistema Sanitario nazionale come professione sanitaria.
Un passo in avanti molto importante sul fronte della formazione in Osteopatia è stato compiuto il 9 novembre 2010, quando l’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato, dopo diversi anni di lavoro, i parametri di riferimento per la formazione in Osteopatia in Italia, segnando un traguardo sul piano dell’uniformità dei programmi di studio che le Scuole devono adottare, in linea con la formazione in Europa.

Per capire meglio come si articola la formazione osteopatica in Italia, abbiamo rivolto delle domande all’osteopata Paola Sciomachen, presidente della Commissione Didattica del Registro degli Osteopati d’Italia (ROI), un organo di rappresentanza degli istituti privati (Scuole) per la formazione culturale e professionale in osteopatia riconosciuti dal ROI, che svolge attività di coordinamento, indirizzo e governance del sistema didattico e formativo accreditato dallo stesso Registro.

È qualificante la formazione in Osteopatia in Italia? Come si garantisce la qualità di un professionista formato nel nostro Paese?
Le scuole del ROI hanno identificato un percorso formativo in osteopatia che prende come riferimento le direttive OMS , indicazioni  che sono assunte e condivise anche a livello dei registri europei. Al termine del percorso formativo lo studente deve superare un esame (DO) che prevede un esame clinico, valutato da una commissione composta da membri esterni, per il conferimento di idoneità.

L’Osteopatia non è all’interno delle Università, questo sminuisce la formazione osteopatica?
Purtroppo l’osteopatia non è ancora riconosciuta in Italia perciò le scuole di formazione sono solo private. Ora però esistono già molte forme di collaborazione sia a livello clinico, come di ricerca, con strutture ospedaliere pubbliche ed universitarie, sia di singoli osteopati, come di scuole o di associazioni.
(Vedi sezione “Osteopatia in Ospedale“).

Come il ROI vigila e appura il livello qualitativo delle scuole?
Le scuole del ROI hanno un regolamento molto preciso cui devono attenersi, che riguarda la formazione in tutti i suoi aspetti  (dalla struttura, agli insegnanti, materie, monte ore, esami ecc.). I direttori delle scuole hanno l’obbligo di partecipare alle riunioni della commissione didattica all’interno della quale si svolgono i lavori di indirizzo, confronto,  coordinazione e dibattito sulla formazione. Inoltre si è deciso che tutte le scuole ROI dovranno avere la certificazione ISO, e dovranno sottoporsi ad una verifica da parte di ente terzo (FAC) per ottenere una “qualificazione” ROI. Questo percorso è già in itinere.



Dove i potenziali studenti di Osteopatia possono reperire i requisiti minimi dell’insegnamento in modo da verificare che la scuola a cui volessero aderire sia tra quelle giuste?
Tutte le scuole aderenti al Registro hanno i criteri per una formazione di qualità, e si sono prese l’impegno di aderire ai criteri richiesti dal ROI, così come specificati nel regolamento della commissione didattica consultabile sul sito www.registro-osteopati-italia.com.

Quali sono i “requisiti  minimi”, le “attività formative indispensabili” e gli “obiettivi formativi qualificanti” che una scuola deve garantire?
Noi riteniamo che l’osteopatia sia una professione di tipo sanitario, autonoma, che dovrebbe essere equiparata ad un livello 7 secondo i criteri EQF. Pertanto la formazione specifica prevista sarebbe di tipo universitario con 300 crediti formativi.

Essendo l’Osteopatia una disciplina pratica, dunque manuale, come le scuole assicurano un’adeguata formazione in questo senso?
Le scuole di formazione prevedono un tirocinio pratico. Nella formazione a tempo pieno inizia già dal 2° anno. Ora si è reso obbligatorio anche per il tempo parziale a partire dal 5° anno.

L’osteopatia è ormai aperta al mondo della ricerca scientifica. Nei programmi formativi sono annoverate delle ore dedicate ricerca scientifica in osteopatia?
Sono previste ore di metodologia della ricerca. In ogni istituto esiste un responsabile per la ricerca (che ha fatto una formazione specifica) e che segue gli studenti nella preparazione di un lavoro di ricerca, esito finale del percorso formativo. Esiste anche una commissione ricerca del ROI che si occupa della produzione di lavori scientifici, di aggiornamento e di formazione.

Qual è la differenza tra la formazione per esempio in Inghilterra o in Francia, rispetto a quella italiana?
In Inghilterra coesistono vari livelli e varie tipologie di formazione. In Francia mi sembra che la formazione sia assimilabile alla nostra.

Come fate ad assicurare che una scuola “in fase di accreditamento al Registro”  possieda gli standard formativi richiesti?
La scuola in fase di accreditamento ha presentato una documentazione che attesta che il progetto è in linea con le direttive ROI. Dopodiché, a differenza di come si faceva prima quando si dava subito la validazione ROI, ora si controlla che in itinere, venga applicato quanto espresso nel progetto, per cui  la scuola dovrà attenere la certificazione ISO, la qualificazione FAC, dovrà arrivare a produrre, con successo, i primi diplomati DO. Se tutti questi passaggi saranno positivi, la scuola sarà ufficialmente riconosciuta. Il ROI chiaramente non può garantire a priori. Ma se la scuola non dovesse superare i vari passaggi, gli studenti che l’anno frequentata verranno “recuperati”, qualora lo vogliano, dalle scuole ROI, con i percorsi di integrazione che si valuteranno necessari.

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