Lo studio dell’anatomia umana si è sempre basato sull’osservazione del cadavere e delle sue forme.
Negli ultimi anni, però, nuovi modi di osservare l’essere umano si affacciano e prendono campo negli studi delle scienze umane e mediche. Il dato che maggiormente distingue questi nuovi approcci è rappresentato dalla dinamicità dell’osservazione e dal fatto che lo studio sia rivolto al “vivente”.

Anatomia funzionale, quindi? Si, ma anche qualcosa di più e di diverso!
Interessanti sono gli studi effettuati sul vivente, in sede operatoria, dal chirurgo parigino Jean-Claude Guimberteau. Dalle sue osservazioni sono emersi dati molto interessanti, tanto da fargli affermare testualmente che “ci troviamo di fronte a una revisione dell’anatomia classicamente intesa, per alcuni versi completata ma, spesso, corretta e modificata”.

Guimberteau, in particolare, rende evidente la complessità dell’organismo umano e il fatto che tessuti, organi e funzioni sono connessi anche quando la loro localizzazione topografica farebbe pensare a regioni e attività completamente separate. L’osservazione al microscopio in sede chirurgica evidenzia come il tessuto connettivale rappresenti, in effetti, una rete ininterrotta di scambio di informazioni e come le sollecitazioni meccaniche sulla pelle e sui tessuti sottostanti provochi risposte globali e a distanza, risposte capaci di modificare la funzione cellulare e la forma dei tessuti stessi.
La moderna Embriologia evidenzia il fatto che non solo forma e funzione sono intimamente e indissolubilmente connesse ma, anche, che i cambiamenti di posizione e forma nell’embrione sono all’origine della posizione assunta dagli organi in via di sviluppo e che posizione e forma appunto, influiscono sulle funzioni, anche quelle future, dopo la nascita.

L’embriologo Blechschmidt afferma che concetti come quelli di “sistemi” corporei sono alquanto artificiali e poco legati alla realtà della funzione umana, poiché è davvero impossibile stabilire dove finisce un sistema e ne incomincia un altro; il corpo funziona in modo unitario ed è, quindi, nella sua interezza che dovremmo cercare di comprenderlo.



La forma dell’organismo e delle sue parti si differenzia direttamente sotto l’influsso di forze biodinamiche, non d’informazioni chimico-genetiche.
Blechschmidt parla di movimenti metabolici e di leggi biodinamiche che, seguendo determinate condizioni fisiche (pressione, tensione, temperatura, ecc…) possono produrre cambiamenti fisici e chimici.
La formazione del corpo va intesa come un processo di differenziazione e le funzioni formative come movimenti, spostamenti, capaci di produrre cambiamenti strutturali. Tali concetti ci spingono ad allontanarci dal campo dell’anatomia statica (anatomia delle forme) e a studiare per comprendere l’anatomia cinetica (anatomia della formazione).
Gli organi del corpo sono definiti da Blechschmidt campi metabolici biodinamici e la comparazione fra organi metabolici ha permesso di osservare analogie di funzione fra organi e parti corporee fino a ora ritenuti talmente diversi da non poter essere confrontabili. Ci troviamo di fronte a un approccio all’anatomia della funzione umana che poggia su concetti cari agli osteopati e a chi esercita professioni rivolte alla ricerca del mantenimento e recupero della salute su basi naturali e “olistiche”.

In particolare, questi studi danno ragione a uno dei concetti fondamentali dell’osteopatia, risalente al suo fondatore, il Dr. A.T.Still: la vita è movimento e la salute va’ ricercata nel mantenimento dell’adeguata e corretta mobilità in tutte le sue forme.

di Mario Craviotto – Osteopata D.O.M.R.O.I.