Pubblicato sulla rivista Frontiers un lavoro condotto da RAISE –Research and Assistance for Infants to Support Experience in collaborazione con la Divisione di neonatologia dell’ospedale Pediatrico “Buzzi” di Milano e il Dipartimento di Ricerca dell’Istituto SOMA.

“Un lavoro durato 6 anni – spiega uno degli autori, Andrea Manzotti affidando alla sua pagina social un prezioso commento sullo studio – con l’obiettivo di provare a capire se la valutazione manuale potesse dare delle indicazioni sulla condizione generale del bambino. Abbiamo pubblicato prima il razionale, poi la validità e dopo l’affidabilità; le condizioni cliniche del bambino sono state indagate attraverso un indice di complessità”.

È stato messo a punto il punteggio NAME, uno strumento volto ad aiutare i professionisti della terapia intensiva neonatale a valutare la salute generale dei bambini valutando la loro risposta al tocco osteopatico. “Ciò che abbiamo visto – spiega Manzotti – è che maggiore è il punteggio NAME, migliori sono le condizioni cliniche del bambino.
Questo risultato, ottenuto su un campione più ampio, estende i precedenti risultati sulla validità del NAME e apre anche la strada per la ricerca futura valutando se il NAME può predire le condizioni cliniche a breve termine di un bambino”.

Lo studio ha coinvolto duecentodue neonati ricoverati nel reparto di terapia intensiva neonatale dell’Ospedale Pediatrico “Vittore Buzzi” di Milano ed è stato incentrato su un fattore sempre più importante e oggetto di crescente attenzione negli ultimi anni, ossia quello dell’importanza del “tocco statico”  tra le variabili utili a migliorare la gestione delle tipiche condizioni critiche nei bambini prematuri fra cui: distress respiratorio, malattie cardiovascolari, ritardo dello sviluppo neurologico, crescita ridotta, sepsi, udito e disabilità visive ecc…



Sono ormai diversi gli studi pubblicati che avvalorano l’efficacia di diversi approcci manuali, fra cui l’osteopatia, nell’influenzare positivamente la regolazione della saturazione di ossigeno e della frequenza cardiaca nei neonati e la sopravvivenza e crescita nei bambini pretermine. Pensiamo alla revisione sistematica con meta-analisi del 2017 a cura di Diego Lanaro, Nuria Ruffini, Andrea Manzotti e Gianluca Lista che ha dimostrato una riduzione della durata del ricovero e dei costi nei neonati pretermine sottoposti a trattamento manipolativo osteopatico (qui l’articolo su PubMed) o, ancora, dello studio pubblicato nel 2019 su Developmental cognitive neuroscience condotto da Andrea Manzotti, Francesco Cerritelli, Jorge E Esteves, Gianluca Lista, Erica Lombardi, Simona La Rocca, Alberto Gallace, Francis P McGlone e Susanna C Walker che ha dimostrato l’incidenza positiva del “tocco dinamico”  nella significativa diminuzione della frequenza cardiaca nei bambini oggetto dello studio e aumento dei livelli di ossigenazione del sangue, che si sono mantenuti durante un periodo post-tocco di 5 minuti.

L’analisi oggetto del presente studio appena pubblicato su Frontiers aggiunge un tassello in più, fondamentale in ambito clinico, ossia una valutazione tattile rigorosa e strutturata per i neonati offerta dal modello NAME, concepito per essere facilmente utilizzato dagli osteopati, fisioterapisti o terapisti manuali con esperienza in ambito pediatrico, per assegnare un punteggio che i professionisti della terapia intensiva neonatale potessero facilmente utilizzare per comprendere e comunicare le condizioni cliniche di un neonato.

“Scopo del NAME – si legge nell’introduzione allo studio – è valutare come i neonati si adattano e rispondono a uno stimolo tattile attraverso l’attivazione del loro sistema nervoso autonomo (SNA) e della rete interocettiva centrale. La procedura NAME consiste nell’applicare ai neonati delle delicate stimolazioni tattili: una mano viene posta sulla regione cranica con il palmo intero e l’altra mano sulla cresta sacrale con le falangi della base. I terapisti manuali esperti in ambito pediatrico possono modificare la posizione delle mani per adattarsi alle condizioni fragili dei neonati e alla presenza di dispositivi di supporto neonatale. L’operatore applica quindi specifici stimoli manuali e focalizza la propria attenzione sui segnali sensoriali rilevati dal proprio sistema tattile (es. tatto e propriocezione) e, attraverso la valutazione dei cambiamenti nei tessuti del neonato, mira a valutare come il corpo del neonato risponde meccanicamente al tocco gentile”.

Leggi qui lo studio completo pubblicato sulla rivista Frontiers
Autori dello Studio: Andrea Manzotti, Francesco Cerritelli, Erica Lombardi, Simona La Rocca, Pamela Biasi, Marco Chiera, Matteo Galli, Gianluca Lista