L’osteopatia può essere d’aiuto nei pazienti con spettro autistico. E’ questa la sintesi del I convegno tenuto in Italia dal titolo: “Presa in carico della persona nello spettro dell’autismo” tenutosi a Macerata con la grande spinta della collega Paola Giosuè e l’organizzazione collaudatissima della Onlus Ábaton, dell’AIOT Pescara e lo staff di Gina Barlafante. Location da grandi eventi presso l’Aula Sinodale della diocesi di Macerata e grande affluenza di colleghi osteopati e non solo, l’evento si è aperto con questa premessa: “questo convegno vuole essere un momento di condivisione delle esperienze e delle competenze di professionisti impegnati da anni nella presa in carico dei problemi del neurosviluppo in un’ottica di collaborazione e crescita interprofessionale a beneficio della qualità della vita della persona”. L’obiettivo è stato raggiunto a pieno. Per i colleghi che hanno perso questa occasione di formazione è bene che conoscano dei numeri che sono agghiaccianti e che parlano in Italia di 1 bambino autistico ogni 77 e negli USA di 1:36 per cui Burgio e Parisi parlano da tempo di pandemia silenziosa e che “all’origine del drammatico incremento di disturbi del neurosviluppo (in particolare dello spettro autistico) e di patologie neuropsichiatriche, ci sarebbero condizioni materno-fetali di “stress” persistente, infiammazione/infezione cronica, esposizione a migliaia di molecole di sintesi potenzialmente neurotossiche (pesticidi, metalli pesanti e perturbatori endocrini) presenti in placenta, sangue cordonale e latte materno”. Queste frasi prese dalla brochure, sono state rimarcate nel convegno da diversi relatori fra cui al dottoressa Simona Nava, che nel suo intervento di venerdì mattina, ha ricordato a chi ancora non conosce l’epigenetica quanto sia forte l’impatto dell’ambiente sul DNA (ben il 98%) e che rappresenta il software, mentre il DNA rappresenta l’hardware. La Nava individua come cause destabilizzanti il sistema: onde disarmoniche (telefonini, computer, 5g); molecole chimiche (metalli pesanti, interferenti endocrini, arsenico, fumo, idrocarburi); carenze nutrizionali. Il dato più allarmante è forse quello che i danni generati sono transgenerazionali e che impattano sulle 3 generazioni successive. E’ emersa inoltre l’importanza di prestare attenzione all’acido folico – soprattutto in conseguenza dell’intossicazione da biossido di titanio E171 – alle intossicazioni da glifosato, e a integrare sempre la vitamina D, oltre al promuovere a spada tratta l’allattamento al seno. Impossibile raccontarvi in questo articolo tutti gli spunti di riflessione nati in questi due giorni, non solo per aiutare i bambini autistici ma come, a partire da un estremo, sia possibile comprendere appieno la “normalità” a prescindere dall’età. Ma partiamo dall’inizio. Dopo la dovuta presentazione iniziale da parte di Gina Barlafante, Giosuè, Di Pietrantonio, Sbarbaro e Marco Petracca per il Roi, ha preso la parola uno dei grandi attesi di questo convegno: Antonio Parisi, che dopo aver scritto il libro sulla Teoria del cervello autistico aveva tutto il diritto di aprire questo convegno. Come afferma da anni, è fondamentale mettere il corpo al centro delle terapie di supporto, un principio che applica con grande maestria attraverso il metodo Delacato. A seguire, un altro grande esperto, conosciuto da chiunque si occupi di autismo: Filippo Muratori, professore di Neuropsichiatria infantile presso l’Università di Pisa e direttore dell’Unità Operativa di Psichiatria dello Sviluppo del Dipartimento di Neuroscienze dell’età evolutiva dell’IRCCS Stella Maris. Autore nel 2023 di uno dei libri più completi sull’autismo, Primi passi nell’autismo, ci ha ricordato che “l’autismo è una condizione speciale del neurosviluppo, che inizia nell’utero e diventa gradualmente evidente nei primi 18 mesi di vita. La sua origine è legata a una complessa interazione tra fattori genetici e ambientali, che determina un’organizzazione neurologica atipica, sia a livello corticale che sottocorticale”. La prima sezione del convegno si è conclusa con l’intervento della dott.ssa Simona Nava, che come vi ho già anticipato, ha parlato dei primi 1000 giorni di vita. La seconda sessione, dopo la pausa pranzo, inizia con Giulia Bartazzoli, che nella sua relazione dal titolo L’evoluzione neuromotoria 0-12 mesi: prevenzione e segnali d’allarme riprende gli insegnamenti di Mario Castagnini. A seguire, uno dei nostri colleghi più brillanti, Giandomenico D’Alessandro, presenta una relazione sul ruolo dell’osteopatia nello sviluppo neuromotorio, in cui ha avuto l’occasione di ricordare l’importanza delle fibre C nel nostro lavoro. La sessione si conclude con l’intervento di Emanuele Botti, che ha illustrato i principi base del trattamento manuale osteopatico. Ad aprire la terza sessione è Cristina Panisi, pediatra, che rappresenta al meglio la forza e l’importanza della collaborazione tra le diverse professioni per supportare le persone con autismo. Tra i suoi numerosi lavori, ricordiamo l’articolo Disturbo dello spettro autistico: dall’utero all’età adulta, suggerimenti per un cambiamento di paradigma e Dalla genetica all’epigenetica: cosa cambia nella pratica clinica dell’ASD, scritto insieme a Ernesto Burgio. A chiudere la giornata è stato Alessandro Laurenti, che, con 1300 bambini autistici trattati nella sua carriera, aveva certamente il diritto di esprimere il suo parere in questo convegno, ribadendo l’importanza di mettere il corpo al centro del trattamento per questi bambini con difficoltà. La serata si è conclusa con lo spettacolo Il ragazzo inter-galattico, tratto dal libro Per sempre Giò di Viviana Locatelli, madre di Giorgio, un bambino autistico che ha vissuto con gioia grazie anche a un tifo sfegatato per l’Inter. La mattina di sabato 9 si è aperta con la relazione del dott. Costantino Supino, pediatra, che ha parlato dell’approccio con la medicina a basse dosi, sottolineando l’importanza del microbioma intestinale e la frequente disbiosi intestinale nei bambini autistici. È poi stata la volta della padrona di casa, Paola Giosuè, che ci ha illustrato come il trattamento osteopatico possa essere efficace nel supportare il sistema autonomico delle persone autistiche. La sessione si è chiusa con l’intervento dello psicologo Gabriele Einaudi, che ha discusso l’efficacia del Safe Sound Protocol. Dopo il coffee break, la logopedista Alessandra Borghese ha parlato dell’importanza della lingua e di come gli osteopati possano essere di aiuto, fin dai primi giorni di vita, nel sostenere la suzione. Luca Cicchiti, uno dei tanti ricercatori di valore che l’A.I.O.T. ha formato, ha presentato le ricerche scientifiche osteopatiche sull’autismo. A seguire, Paola Giosuè ha anticipato i prossimi progetti scientifici che saranno realizzati nelle Marche e in Abruzzo nel 2025, coinvolgendo diversi colleghi. Dopo pranzo, un altro dei nostri fuoriclasse osteopatici, il dott. Stefano Frediani, ha incantato il pubblico con la sua relazione sulle connessioni neurologiche tra la sfera orale e il neurosviluppo. Marco Petracca, con la sua solita gentilezza, ha raccontato la sua esperienza nel follow-up dei bambini prematuri. La sessione si è conclusa con gli interventi di Cristina Cavalera, terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva, e di Maria Pia Nicoletta, che ha discusso il ruolo dell’insegnante di sostegno. Nel corso della chiusura dei lavori, è stata ribadita l’importanza di unire le forze e di creare sempre più occasioni di confronto, prima di tutto tra gli osteopati che lavorano negli stessi ambiti. È emerso quanto possa essere cruciale integrare le competenze, e ci auguriamo che questo convegno rappresenti solo il primo passo in questa direzione. Non possiamo che ringraziare Paola Giosuè e l’Abaton per aver creato questa preziosa occasione di confronto.