Lanciato dall’AsSIS (Associazione di Studi e Informazione sulla Salute) un appello volto a sospendere la somministrazione di massa del vaccino anti-papilloma virus (HPV), almeno fintantoché non si faccia una valutazione appropriata della letteratura scientifica che avanza dubbi sulla sua sicurezza ed efficacia.

Rivolta unicamente a medici, personale sanitario ed anche osteopati, la moratoria voluta da AsSIS non parte da posizioni preconcette contrarie alle vaccinazioni, bensì dall’analisi dei dati epidemiologici e degli studi sull’efficacia e la sicurezza di questi vaccini, di cui è possibile visionare la bibliografia di riferimento a questo link.

Introdotta in tutte le Regioni italiane dal 2007/2008, la vaccinazione contro il papillomavirus (HPV) è stata offerta gratuitamente alle bambine nel dodicesimo anno di vita “senza che fosse disponibile
alcuno studio dell’efficacia di campo” – si legge nel documento prodotto da AsSIS Associazione di Studi e Informazione sulla Salute – così come “è ignota la capacità del vaccino di impedire lo sviluppo di tumori della cervice uterina, al massimo impedisce la formazione solo di quelle displasie dovute a 4 genotipi (su 120) dell’HPV“.



A fronte di una profilassi che non da certezze, si spendono annualmente 39 milioni di euro per questo vaccino.

L’analisi resa nota dall’AsSIS chiarisce punto per punto i nodi e le incertezze di questo vaccino, riportati testualmente di seguito:

  • è ignota l’efficacia del vaccino nell’impedire l’insorgere del tumore della cervice uterina, poiché è dimostrato che può solo ridurre la formazione delle displasie dovute a 2 genotipi dell’HPV;
  • è ignota la durata della protezione vaccinale, il che crea il paradosso che questa possa terminare proprio quando i soggetti vaccinati entrano in contatto con l’HPV;
  • è ignoto se il vaccino determini una pressione selettiva sugli oltre 100 tipi di virus HPV con il fenomeno di “rimpiazzo dei tipi”, come avviene per lo pneumococco;
  • sono ignote la sicurezza del vaccino sul lungo periodo e la frequenza di eventi avversi gravi;
  • è ignoto l’effetto reale del vaccino sulla altissima percentuale di donne che sono affette da genotipi innocui di HPV o da genotipi oncogeni di HPV che non vanno incontro a degenerazione neoplastica;
  • sono ignoti i motivi per cui sia stata adottata una procedura incompleta e troppo affrettata sia nella commercializzazione del vaccino, sia nell’organizzazione di una campagna vaccinale che era chiara e definita solo nell’individuazione delle coorti vaccinali e della copertura, ma non sulla adeguatezza dello strumento usato (il vaccino HPV) per raggiungere gli obiettivi prefissati;
  • esiste il rischio che risorse preziose (39 milioni di euro annui) siano distolte da servizi essenziali della sanità pubblica per l’acquisto di un vaccino di efficacia molto dubbia;
  • esiste il rischio che s’introduca nella procedura di approvazione dei farmaci un precedente pericoloso per cui la fase III di sperimentazione, ossia la dimostrazione della reale efficacia e non nocività di un prodotto farmaceutico attraverso studi clinici, venga direttamente demandata alle ASL che lo sperimentano a loro spese sul campo, cioè sulla popolazione;
  • esiste il rischio di fornire agli individui vaccinati una falsa sicurezza, causando una riduzione dell’adesione all’intervento di screening con il Pap-test (intervento che è invece di provata efficacia in termini di riduzione dei casi e delle morti legate al tumore della cervice uterina).

Al netto di tutte queste incongruenze, la moratoria richiesta al Ministero della Salute da AsSIS è un’iniziativa rivolta ai medici, agli operatori sanitari (ostetriche, infermieri, osteopati, fisioterapisti, farmacisti, biologi, etc.) e a tutte le figure professionali che si occupano di salute, affinché si possa consentire l’elaborazione e lo studio di una prima letteratura medica sul vaccino.

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