L’eccessiva medicalizzazione della gravidanza e del parto negli ultimi cinquant’anni ha trasformato progressivamente la nascita in una malattia e la donna incinta in una paziente.
Il fatto che oggi, il 99 per cento delle donne italiane partorisca in ospedale ne è dimostrazione, e questo dato peraltro, è correlato inevitabilmente all’alto tasso di parti cesarei nel nostro Paese, secondo solo a Messico e Portogallo, con una percentuale di ricorso al taglio cesareo che supera il 40 per cento, con differenze significative tra le regioni: si va dal 23 per cento del Friuli al 28 per cento del Veneto. Il record è della Campania con il 62 per cento, seguita da Sicilia (53 per cento) e Puglia dove, solo nel 2007, si è registrato il 49,2 per cento di tagli cesarei (fonte OER Puglia).
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Un esempio positivo, invece, viene dai Paesi Bassi, dove la percentuale di parti cesarei si attestata appena al 15 per cento e dove 1 donna su 3 decide di partorire in casa! Dove il parto è gestito dalle ostetriche rispetto ai ginecologi (nei Paesi del nord Europa), diminuiscono sensibilmente i tagli cesarei.
Alcuni numeri sui rischi del parto cesareo
È lo stesso Ministero della Salute, nel documento Taglio cesareo: una scelta appropriata e consapevole, a dire che “non sono disponibili prove a sostegno di un’associazione tra il maggiore ricorso alla pratica chirurgica e una riduzione del rischio materno-fetale, né tanto meno di miglioramenti significativi degli esiti perinatali. Al contrario, i dati disponibili, registrati nel documento pubblicato quest’anno dall’Istituto Superiore di Sanità, riportano una più alta mortalità perinatale nelle regioni meridionali del paese, dove la percentuale di tagli cesarei è più elevata”.
Il sito Saperidoc, Centro di Documentazione sulla Salute Perinatale e Riproduttiva, ha pubblicato una tabella esplicativa che riassume gli Effetti sulla salute materna di taglio cesareo elettivo vs parto vaginale e gli Effetti sulla salute neonatale di taglio cesareo elettivo vs parto vaginale. In entrambi i casi i rischi maggiori sia per la mamma che per il bambino sono legati al TC.
La mortalità materna a seguito di taglio cesareo è pari a 82.3 per milione contro i 16,9 per milione delle mamme che partoriscono naturalmente. Quanto alle conseguenze sui neonati, per esempio i casi di morbosità respiratoria sono del 3.5 per cento dei nati da taglio cesareo, contro lo 0.5 per cento dei nati con parto vaginale.
Premessa: Spesso sottovalutate al momento del parto, sono le caratteristiche ambientali, necessarie per favorire l’attivazione del sistema parasimpatico (ad esempio, luce soffusa, temperatura, privacy, nessuna attivazione della parte cognitiva del cervello). Ai fini di una buona gestione del parto è importante eliminare gli “impedimenti meccanici”: uno di questi è senz’altro il parto in posizione distesa. In natura e nei Paesi in cui i parti hanno più successo, difatti, si partorisce in piedi o in posizione accovacciata.
Ciò detto, è fondamentale, come specificato anche in un documento diffuso dall’OMS Cura nel parto naturale: guida pratica che “la donna deve avere la possibilità di partorire in un luogo che sente sicuro. Tali luoghi possono essere, nell’ordine, la casa, le case maternità, gli ospedali”.
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- Parto a domicilio
- Case maternità
- Partorire naturalmente
Alcuni numeri sull’eccesso di medicalizzazione e sovrautilizzo delle prestazioni diagnostiche in gravidanza
Tratto dalla Linea Guida Gravidanza fisiologica del Ministero della Salute:
“Elevata frequenza di interventi medici in gravidanza: il 75 per cento delle donne, per esempio, assume almeno un farmaco in gravidanza e, nel 2007, per il 72,4 per cento delle gravidanze, si è registrato un numero di ecografie superiore a 3, valore raccomandato dai protocolli di assistenza alla gravidanza del Ministero della Salute”.
“In oltre l’84 per cento delle gravidanze sono state effettuate oltre 4 visite”, così come rilevato dal 6° Rapporto sull’evento nascita in Italia, riguardante l’analisi dei dati rilevati dal flusso informativo del Certificato di Assistenza al Parto (CeDAP): scarica il documento.
Dallo stesso documento emerge inoltre che “in media sono state effettuate 15,4 amniocentesi ogni 100 parti. A livello nazionale alle madri con più di 40 anni il prelievo del liquido amniotico è stato effettuato in quasi la metà dei casi”.