Ottime notizie dal Senato a seguito delle due audizioni di ieri pomeriggio per i presidenti del Fe.S.I.Os Alfonso Mandara e del ROI Paola Sciomachen, avvenute nella Commissione Igiene e Sanità del Senato presieduta da Emilia Grazia De Biasi (che pare sia in cura da un osteopata), all’interno del disegno di legge AS 1324 dove, al capo II, si affronta il tema del riordino delle professioni sanitarie “in maniera – si legge nel ddl – di rendere immediatamente il sistema più aderente alle esigenze odierne nell’interesse dei cittadini”.
“Siamo soddisfatti” ci dice Paola Sciomachen, la quale conferma che sono in programma nuovi incontri con i componenti della commissione sanità per redigere un documento che possa essere inserito in questa legge.
Entusiasmo è stato espresso anche dal presidente del Fe.S.I.Os Alfonso Mandara, il quale ci ha confermato il grande interesse mostrato dalla Commissione da una parte sulle peculiarità dell’Osteopatia, dall’altra su principali problemi esistenti che vanno affrontati affinché si possa giungere ad una legge che ne sancisca una volta per tutte il riconoscimento come professione sanitaria primaria autonoma.
I tempi pare siano maturi. Il nodo da sciogliere sarà sicuramente quello della formazione, che ci auspichiamo punti esclusivamente a corsi di osteopatia quinquennali, per intenderci, così come avviene per l’odontoiatria.
A riguardo, la 12a Commissione permanente (Igiene e Sanità) si è mostrata particolarmente interessata alla strutturazione ed ai programmi delle scuole di osteopatia esistenti sul territorio nazionale, soprattutto rispetto a quanto avviene nel resto d’Europa.
INCROCIAMO LE DITA
Ottimo…continuiamo così è calchiamo la mano adesso che che la rincorsa è già presa.
Un passo avanti che apre scenari positivi…restiamo uniti e compatti!
La strada è ancora lunga ma sembra davvero che stavolta i tempi siano maturi!diamo all’ Osteopatia la dignità che merita
Carissimo Valente, sono Michele Mannino, già ci siamo scambiati alcune opinioni su altre pagine del portale, opinioni che con piacere ricordo trovarsi sintoniche. Logicamente le novità che leggo mi prendono fino in fondo e voglio riaffrontarli non più con sola speranza ma con diretta partecipazione. Io sono un medico del Friuli, ma non ho trovato il rappresentante regionale della 12 commissione Sanità che voi indicate. Al fine quindi di seguire percorsi che presumerei di certo valore ma che poi potrebbero risultare di scarsa sostanza, ti chiedo come poter, o meglio, chi poter contattare per avere un incontro-scambio-contributo in merito. Grato come sempre di TUTTO quello che fai ti giunga il mio più caro saluto
Carissimo Valente, sono Michele Mannino, già ci siamo scambiati alcune opinioni su altre pagine del portale, opinioni che con piacere ricordo trovarsi sintoniche. Logicamente le novità che leggo mi prendono fino in fondo e voglio riaffrontarli non più con sola speranza ma con diretta partecipazione. Io sono un medico del Friuli, ma non ho trovato il rappresentante regionale della 12 commissione Sanità che voi indicate. Al fine quindi di seguire percorsi che presumerei di certo valore ma che poi potrebbero risultare di scarsa sostanza, ti chiedo come poter, o meglio, chi poter contattare per avere un incontro-scambio-contributo in merito. Grato come sempre di TUTTO quello che fai ti giunga il mio più caro saluto
Io non ci credo – Le lobby dei medici sono estremamente forti e non vogliono il riconoscimento dell’osteopatia. Comunque la speranza è sempre ultima a morire.
Dopo 7 anni di studi… mi sembra il minimo
Caro Felice, la convinzione che la lobby medica sia molto potente e’ fattore condiviso da tanti, dove tra questi tanti però a volte compaiono minoranze che nascondono l’analisi delle proprie debolezze al fine di evidenziarle, superarle ed entrare nella maggioranza; fino a quando una forma mentis esclusivamente clinica non si confronterà con una altrettanta forma mentis chi gode già di una posizione elitaria non potrà che godere del vantaggio. La risposta ministeriale e’ chiara disponibilità per una rivolta o cambiamento culturale, che affianchi alle due più grosse figure sanitarie attuali, medici ed odontoiatri, quella dell’osteopatia; nell’implicito di tale richiesta quindi vi è l’equiparazione di livello, in Italia le figure tecnico-riabilitative-assistenziali legate gerarchicamente a questi già ci sono, il cui imprescindibile status si lega ad una forma di pensare del medico assolutamente ed esclusivamente legato alla clinica, intesa questa anche nei sui aspetti preventivi che sono quelli più direttamente collegati al concetto di benessere visto sempre in chiave di sostegno alla salute. Per quanto ai sia un medico mi occupo esclusivamente di osteopatia e non ho MAI incontrato resistenze lavorative, in nessuna direzione ( eccetto le posizioni personali, ma quelle ci sono per tutto, non solo per l’osteopatia), quando ho sempre mantenuto una forma di pensiero basato sulla patologia dove questa e’ intesa funzionale e non organica. Dobbiamo esser noi per primi a farci un esame personale e valutare se ci stiamo ponendo al mondo sociale con le dovute modalità di richiesta, che nascondono solide competenze e conoscenze, o se stiamo arrogando spazi a livelli che non corrispondono ai substrati conoscitivi di tale posizione. Se i medici ancor oggi si pongono a noi maieutici e padroni forse non è un elemento su cui ricadere stereotipicamente, ma argomento di autoriflessione per la ristrutturazione vincente di quell’ambito della sanità che gli stessi medici snobbano tanto, perché mette in evidenza le infinite mancanze di loro come medici e spesso come uomini.
L’osteopatia ha una dignità che le da certamente diritto a posizionarsi ad i massimi livelli sociali, ma ne siamo convinti noi altrettanto dobbiamo esternarla come tale, in tutto il suo splendido potere
Fra tutti i commenti letti, quello più significativo è di un certo perito tecnico che ci ha epitetato così: ABUSIVI!
e in effetti è proprio vero, finchè noi osteopati non entreremo nella sanità saremo tali. Poi da altri commentatori si evince che gli ostacoli principali al nostro riconoscimento sono rappresentati dai parlamentari ( che hanno sempre cose più importanti da sbrigare) e dai medici che anche loro pensano di essere scimmiottati da noi. Ma questi non sono i veri ostacoli. L’ostacolo numero uno è l’accanimento che i fisioterapisti mostrano nei nostri confronti. Noi osteopati dovremmo essere tanto bravi nel far capire loro che il nostro lavoro è completamente diverso dal loro come il loro è completamente diverso dal nostro. L’approccio osteopatico al paziente è unico, solo, inconfondibile e basta: non è fisioterapico, non è medico, non è chiropratico, non è …
La dimostrazione migliore di ciò che dico è quindi decidersi di sedersi tutti al tavolo e di confrontarsi, aprire i nostri studi e far vedere a tutte queste categorie come noi operiamo. Per finire forse una delle tante soluzioni potrebbe esser data da un piano di studi che prevede un quinquennio universitario in cui il biennio è uguale per tutti fisio e osteo e poi il triennio è di specializzazione o fisio o osteo. Va a farle però capire tu le cose!
Caro Fausto, non mi sono chiare le allusioni che fai nella tua risposta ( il perito, i medici scimmiottati ecc) ma so che il senso del mio discorso può trovare note comuni al tuo; per tali intendo proprio l’unicità della nostra figura, che ben va disgiunta e tenuta lontana da quella dei fisioterapisti. Quello che sottolineavo era proprio il fatto che se non siamo noi per primi a PENSARCI UNICI E DISTINTI COME DOMINIO PROFESSIONALE, per me dominio che vive sotto l’egida della clinica, siamo noi stessi il nostro primo ostacolo. Per anni la formazione osteopatica ha dato la possibilità a chi non medico di fregiarsi di titoli che ne mascheravano la formazione professionale di base (il medico, diciamolo francamente, sotto l’aspetto sociale ha poco da dover ricercare e si spera sempre in una sua rivalutazione etica relazionale), non sempre portata con serena e forte ostentazione. Di fatto però negli studi si vedevano operare con procedere fisioterapico, che implicitamente nel tempo ha formato anche i cittadini. L’ostacolo più grosso di ognuno di noi siamo sempre noi stessi, quando siamo insicuri di ciò che siamo, solo che ammetterlo ci costa e spostiamo sempre le colpe. Buon lavoro e a presto.
Le scuole che dovrebbe essere riconosciute sono solo quelle iscritte al ROI? Per esempio lo IEMO di Genova e’ una scuola che potrebbe essere riconosciuta?
vorrei un parere..sono già fisioterapista, vorrei iniziare un corso di osteopatia..fisiodinamicacademy organizza un corso di tre anni alla fine dei quali si consegue titolo di osteopata quindi si è autorizzati ad aprire uno studio se si vuole ed esercitare libera professione.La mia domanda è:se dovessero in parlamento riconoscere la figura sanitaria solo ai corsi di 5o 6 anni e non a quelli di tyre, ci sarebbe il rischio che quest’ultimi non possano esercitare la professione?Grazie
Dopo 7 anni di studi… mi sembra il minimo
Caro Felice, la convinzione che la lobby medica sia molto potente e’ fattore condiviso da tanti, dove tra questi tanti però a volte compaiono minoranze che nascondono l’analisi delle proprie debolezze al fine di evidenziarle, superarle ed entrare nella maggioranza; fino a quando una forma mentis esclusivamente clinica non si confronterà con una altrettanta forma mentis chi gode già di una posizione elitaria non potrà che godere del vantaggio. La risposta ministeriale e’ chiara disponibilità per una rivolta o cambiamento culturale, che affianchi alle due più grosse figure sanitarie attuali, medici ed odontoiatri, quella dell’osteopatia; nell’implicito di tale richiesta quindi vi è l’equiparazione di livello, in Italia le figure tecnico-riabilitative-assistenziali legate gerarchicamente a questi già ci sono, il cui imprescindibile status si lega ad una forma di pensare del medico assolutamente ed esclusivamente legato alla clinica, intesa questa anche nei sui aspetti preventivi che sono quelli più direttamente collegati al concetto di benessere visto sempre in chiave di sostegno alla salute. Per quanto ai sia un medico mi occupo esclusivamente di osteopatia e non ho MAI incontrato resistenze lavorative, in nessuna direzione ( eccetto le posizioni personali, ma quelle ci sono per tutto, non solo per l’osteopatia), quando ho sempre mantenuto una forma di pensiero basato sulla patologia dove questa e’ intesa funzionale e non organica. Dobbiamo esser noi per primi a farci un esame personale e valutare se ci stiamo ponendo al mondo sociale con le dovute modalità di richiesta, che nascondono solide competenze e conoscenze, o se stiamo arrogando spazi a livelli che non corrispondono ai substrati conoscitivi di tale posizione. Se i medici ancor oggi si pongono a noi maieutici e padroni forse non è un elemento su cui ricadere stereotipicamente, ma argomento di autoriflessione per la ristrutturazione vincente di quell’ambito della sanità che gli stessi medici snobbano tanto, perché mette in evidenza le infinite mancanze di loro come medici e spesso come uomini.
L’osteopatia ha una dignità che le da certamente diritto a posizionarsi ad i massimi livelli sociali, ma ne siamo convinti noi altrettanto dobbiamo esternarla come tale, in tutto il suo splendido potere
Le scuole che dovrebbe essere riconosciute sono solo quelle iscritte al ROI? Per esempio lo IEMO di Genova e’ una scuola che potrebbe essere riconosciuta?
Io non ci credo – Le lobby dei medici sono estremamente forti e non vogliono il riconoscimento dell’osteopatia. Comunque la speranza è sempre ultima a morire.
Caro Fausto, non mi sono chiare le allusioni che fai nella tua risposta ( il perito, i medici scimmiottati ecc) ma so che il senso del mio discorso può trovare note comuni al tuo; per tali intendo proprio l’unicità della nostra figura, che ben va disgiunta e tenuta lontana da quella dei fisioterapisti. Quello che sottolineavo era proprio il fatto che se non siamo noi per primi a PENSARCI UNICI E DISTINTI COME DOMINIO PROFESSIONALE, per me dominio che vive sotto l’egida della clinica, siamo noi stessi il nostro primo ostacolo. Per anni la formazione osteopatica ha dato la possibilità a chi non medico di fregiarsi di titoli che ne mascheravano la formazione professionale di base (il medico, diciamolo francamente, sotto l’aspetto sociale ha poco da dover ricercare e si spera sempre in una sua rivalutazione etica relazionale), non sempre portata con serena e forte ostentazione. Di fatto però negli studi si vedevano operare con procedere fisioterapico, che implicitamente nel tempo ha formato anche i cittadini. L’ostacolo più grosso di ognuno di noi siamo sempre noi stessi, quando siamo insicuri di ciò che siamo, solo che ammetterlo ci costa e spostiamo sempre le colpe. Buon lavoro e a presto.
vorrei un parere..sono già fisioterapista, vorrei iniziare un corso di osteopatia..fisiodinamicacademy organizza un corso di tre anni alla fine dei quali si consegue titolo di osteopata quindi si è autorizzati ad aprire uno studio se si vuole ed esercitare libera professione.La mia domanda è:se dovessero in parlamento riconoscere la figura sanitaria solo ai corsi di 5o 6 anni e non a quelli di tyre, ci sarebbe il rischio che quest’ultimi non possano esercitare la professione?Grazie
Fra tutti i commenti letti, quello più significativo è di un certo perito tecnico che ci ha epitetato così: ABUSIVI!
e in effetti è proprio vero, finchè noi osteopati non entreremo nella sanità saremo tali. Poi da altri commentatori si evince che gli ostacoli principali al nostro riconoscimento sono rappresentati dai parlamentari ( che hanno sempre cose più importanti da sbrigare) e dai medici che anche loro pensano di essere scimmiottati da noi. Ma questi non sono i veri ostacoli. L’ostacolo numero uno è l’accanimento che i fisioterapisti mostrano nei nostri confronti. Noi osteopati dovremmo essere tanto bravi nel far capire loro che il nostro lavoro è completamente diverso dal loro come il loro è completamente diverso dal nostro. L’approccio osteopatico al paziente è unico, solo, inconfondibile e basta: non è fisioterapico, non è medico, non è chiropratico, non è …
La dimostrazione migliore di ciò che dico è quindi decidersi di sedersi tutti al tavolo e di confrontarsi, aprire i nostri studi e far vedere a tutte queste categorie come noi operiamo. Per finire forse una delle tante soluzioni potrebbe esser data da un piano di studi che prevede un quinquennio universitario in cui il biennio è uguale per tutti fisio e osteo e poi il triennio è di specializzazione o fisio o osteo. Va a farle però capire tu le cose!
Un passo avanti che apre scenari positivi…restiamo uniti e compatti!
La strada è ancora lunga ma sembra davvero che stavolta i tempi siano maturi!diamo all’ Osteopatia la dignità che merita
INCROCIAMO LE DITA
Ottimo…continuiamo così è calchiamo la mano adesso che che la rincorsa è già presa.