Uno dei record che penso di aver battuto nel mondo osteopatico è il numero di partecipazioni a convegni di osteopatia. Sono stato avvantaggiato dal fatto che essendo uno dei pochi giornalisti/osteopati e direttori responsabili dell’unica rivista di osteopatia sopravvissuta in questi anni, devo essere sempre presente, anche solo per scrivere l’articolo conclusivo sull’evento. Ho avuto la fortuna quindi di conoscere tutti i relatori che hanno partecipato in tutti questi anni e di averne individuato alcuni che pur non essendo osteopati meriterebbero a mio avviso la laurea ad honorem.

In questa graduatoria, nelle primissime posizioni, ritengo debba stare indubbiamente Ernesto Burgio (secondo solo a Nicola Vanacore). Ernesto Burgio è stato relatore in convegni e docente in diverse scuole di osteopatia, è un pediatra ricercatore, oltre a essere stato Presidente del comitato scientifico dell’ISDE (International Society of Doctors for Environment). Ernesto, in tutti questi anni, con grande passione e squisita competenza, ci ha insegnato cos’è l’epigenetica e la sua importanza per la salute della specie umana, ma soprattutto come i nove mesi di gravidanza e primi anni di vita impattano in maniera determinante sulla salute di ognuno di noi.

Le ricerche che lui riporta dimostrano sempre più che la genetica incide solo per il 3 % sulla nostra storia evolutiva e che invece l’ambiente è determinante nella misura del 40% nel periodo dello sviluppo embrionale in utero, la restante percentuale è suddivisa però per una parte importante a carico dei primi 3 anni di vita.

Per questo sappiamo da anni che una gravidanza condotta in maniera “sana”, un parto veramente naturale e un allattamento esclusivo (obbligatoriamente nei primi 6 mesi) che possa essere protratto per più tempo, determinano inequivocabilmente la salute di tutti noi.

Le ultime ricerche condotte da Burgio sull’analisi della placenta e nello specifico sulle donne che vivono nella zona di Taranto riportano dei dati sconcertanti su tutti gli inquinanti chimici che ritroviamo in questo organo e che ci raccontano la storia di questi bambini.

Sappiamo che la chimica, le microplastiche o gli interferenti endocrini sono alla base di tutte le patologie acute o croniche che affliggono le nostre generazioni.

Cosa possiamo e dobbiamo fare come osteopati:

  • aiutare le donne e in generale tutti i nostri pazienti a comprendere quanto sia importante tenersi distanti dai prodotti chimici in tutte le loro forme, dai detersivi ai coloranti per i capelli;
  • suggerire di porre attenzione nell’alimentazione a tutti i prodotti conservati o con componenti chimiche incluso lo zucchero e le farine raffinate;
  • prestare tantissima attenzione a utilizzare farmaci solo se indispensabili in questa fase così sensibile cercando magari nell’osteopatia alcune risposte (attenzione una ricerca suggerita da Burgio mette in guardia persino sull’utilizzo dell’acido folico dopo i tre mesi di gravidanza);
  • mantenere alto il livello di idratazione che non si fa con l’acqua ma con la frutta e la verdura cruda;
  • sostenere l’allattamento al seno esclusivamente per i primi 6 mesi e aiutare le mamme in questa attività fondamentale sapendo che tutte le mamme possono allattare se aiutate da professioniste (vi consiglio di cercare e collaborare sul vostro territorio con delle puericultrici, ostetriche o mamme che si dedicano a questa attività);
  • verificare, allo scadere del terzo mese, che i riflessi primari siano scomparsi altrimenti suggerire gli esercizi fondamentali che Castagnini insegna e che hanno il massimo della loro efficacia entro l’anno di vita e comunque intervenire in tutti i parti problematici;
  • accertarsi che il bambino inspiri ed espiri sempre con il naso:
  • ricordare di evitare in gravidanza non solo il fumo ma anche l’alcol.

Questi sono solo alcuni dei suggerimenti che le ricerche inequivocabilmente mettono in evidenza e che come spesso dico andrebbero spiegate al telegiornale; nonostante la maggior parte degli operatori sanitari non ne diano il giusto valore, mi piacerebbe che almeno tutti gli osteopati ne siano a conoscenza e se ne facciano promotori.