È con un grande senso di rispetto che scrivo di Bert Hellinger, scomparso lo scorso 19 settembre a 94 anni. Psicanalista, studioso di pedagogia e teologia, era considerata unanimemente una delle persone più carismatiche della psicologia moderna.
Il padre delle Costellazioni familiari sistemiche, metodo adottato da decine di migliaia di psicoterapeuti in 50 paesi del mondo, lascia in eredità di oltre 100 pubblicazioni tradotte in 28 lingue e un approccio alla psiche tutto nuovo per l’epoca: quello per cui il corpo e la mente di ogni persona apprendono e fanno proprie le dinamiche nascoste della famiglia di appartenenza.

Alle leggi di base operanti nelle famiglie Hellinger diede il nome di “Ordini dell’Amore”. Ogni costellazione familiare può essere pertanto indagata attraverso le sue leggi per ottenere importanti informazioni su ciò che disturba o favorisce l’equilibrio nelle relazioni intime di un individuo.
Lo stesso concetto di amore, in questa ottica, subisce una trasformazione. Per Hellinger “l’ordine precede l’amore”, nel senso che le inviolabili leggi della famiglia garantiscono a ciascuno un ruolo e un’appartenenza e possono influenzare il successo o l’insuccesso nelle relazioni. La rottura dell’equilibrio all’interno di un sistema famiglia (che si tratti di un rapporto di coppia o di quello genitori-figli) provocherà un problema sistemico, innescando reazioni a catena che finiranno per gravare non solo sulle generazioni presenti ma anche su quelle future attraverso i cosiddetti “irretimenti”.

A tal proposito consigliamo vivamente la lettura del Grande manuale delle Costellazioni Familiari.



Hellinger e l’osteopatia

Hellinger non è mai stato un osteopata e nemmeno ha mai avuto rapporti diretti con i trattamenti manipolativi. Ma il suo legame con l’osteopatia si fa evidente allorquando consideriamo la disciplina nella sua essenza, nel suo legame ai concetti base di unità del corpo e di equilibrio dinamico. Se per l’osteopatia il corpo è un in insieme di sistemi in continuo reciproco adattamento, in grado di conservare anche le impercettibili tracce dei traumatismi che subisce e di manifestare i suoi effetti a distanza, allo stesso modo per Hellinger ogni trauma all’interno dell’unità famiglia avrebbe lasciato la sua impronta impercettibile nel dna generazionale.
Come Hellinger, molti ricercatori hanno messo in evidenza l’importanza dell’azione familiare sullo sviluppo non solo intellettivo ma fisico del bambino.
Il padre della teoria dell’attaccamento Bowlbay (Londra, 26 febbraio 1907 – Isola di Skye, 2 settembre 1990), ad esempio, fu in grado di dimostrare come lo sviluppo armonioso della personalità di un individuo dipendesse principalmente da un adeguato attaccamento alla figura materna o a quella di un suo sostituto.
Harry Harlow sperimentò su cuccioli di macachi queste teorie, provando 1 che i piccoli di scimmia, messi a confronto con una mamma fantoccio di metallo ma dotata di biberon e con una mamma fantoccio morbida e pelosa ma priva di biberon, sceglievano la seconda, riuscendo a passare fino a 12 ore al giorno con quella figura che ritenevano più accogliente.
I piccoli, in tutta incoscienza, alla tranquillità del cibo sicuro preferivano quella di una figura materna più simile e pertanto confortante e rassicurante.
Anche i più recenti studi sulla longevità2 sembrano dimostrare che vive più a lungo e in salute non solo chi mangia bene, ma chi riesce a stabilire legami affettivi più solidi e relazioni più empatiche. La soddisfazione coniugale, che sostituisce quella nel rapporto madre-figlio proprio dell’infanzia, ha dunque un effetto protettivo sulla salute mentale e fisica delle persone.
Spingendosi oltre, Rupert Sheldrake, biologo e saggista britannico, nei suoi scritti: A New Science of Life (1981) e The Presence of the Past (1988), avrebbe elaborato la teoria dei campi morfogenetici, fino a dimostrare che tutte le cose sono in relazione – e non solo filosofica – tra loro.
Sheldrake intendeva prevedere il comportamento di un aggregato (un sistema, un organismo complesso composto da più parti) sulla base dei comportamenti dei suoi singoli elementi.
Parallelamente alle scoperte della fisica quantistica sull’entanglement (ovvero sulla permanenza di una relazione tra due particelle subatomiche poste a distanza), individuò in ogni sistema una forza invisibile che non si identificava con nessuno dei suoi componenti, ma con il sistema stesso. Chiamò dunque campi morfici quelle sono memorie di influenza all’interno dello spazio-tempo, localizzati dentro e intorno ai sistemi che organizzano e strutturano con le loro informazioni.
Anche nella famiglia, ricorda Hellinger, esistono “campi morfici”, responsabili dell’organizzazione, della struttura e della forma del sistema, la cui memoria, determinata dal contributo di ciascun membro, resterebbe nell’inconscio familiare e del singolo individuo. Esistono pertanto eventi che causando squilibri nella storia familiare dei nostri antenati, sono in grado di incidere sulla vita personale di ciascuno, in un circolo vizioso che solo la consapevolezza può spezzare.

1 https://www.youtube.com/watch?time_continue=3&v=OrNBEhzjg8I
2 Robert J. Waldinger and Marc S. Schulz, Psychol Aging, 2010 Jun; 25(2): 422–431
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2896234/