Trovata correlazione inversa tra i farmaci che si usano per il parto, come il fentanyl somministrato per via epidurale e l’ossitocina sintetica (synOT) e la probabilità attaccamento al seno durante la prima ora dopo un parto vaginale.
Questo l’esito dello studio pubblicato 13 ottobre 2015 sulla rivista Birth condotto al Loma Linda University Medical Center (LLUMC), che ha esaminato il normale comportamento neonatale del lattante entro la prima ora di vita dopo un parto vaginale in cui siano stati usati farmaci come fentanyl per l’epidurale e ossitocina sintetica, rilevando una significativa diminuzione del contatto pelle a pelle mamma-bambino e l’attaccamento al seno del lattante, fattore estremamente importante per i suoi risaputi effetti benefici sulla salute di mamma e bambino.

Posto che sia stato accertato che i farmaci materni, incluso il fentanyl, possono essere trasferiti dallo spazio epidurale al feto attraverso la circolazione placentare – qui uno studio che ne parla – c’è un’altra ricerca scientifica pubblicata su Anesthesiology nel 2005, che ha esaminato specificatamente come i neonati di donne che avevano ricevuto più di 150 microgrammi del farmaco fentanyl durante il travaglio, avessero consegnato punteggi neurocomportamentali più bassi dopo la nascita e una diminuzione della durata dell’allattamento al seno a 6 settimane dopo il parto.

“Gli effetti combinati del synOT e fentanyl necessita tuttavia di ulteriori approfondimenti – si legge nelle conclusioni della ricerca della LLUMC americana –. La conoscenza di questa associazione dovrebbe essere presa in considerazione nel valutare rischi e benefici della somministrazione di questi farmaci e le madri che vogliono allattare i loro bambini dovrebbero anche valutare questo rischio quando si considera l’uso di questi farmaci”.



Dal punto di vista osteopatico, che guarda al corpo ed alla salute seguendo un approccio olistico nel rispetto totale della fisiologia dell’organismo, in linea di massima è estremamente importante che, in assenza di complicanze sostanziali, la strada da seguire sia il “parto veramente naturale“, cioè quello che inizia con travaglio spontaneo (senza induzioni) e procede con una progressione del travaglio/parto senza eccessiva medicalizzazione.
La gravidanza non è una malattia, anzi forse è la condizione di massimo benessere di una donna in tutta la sua vita a cui senz’altro l’osteopata può contribuire rilasciando benefici sia per la donna incinta che – indirettamente – per il  feto.

Riprendendo uno dei più bei messaggi che ci ha lasciato Frederick Leboyer (qui il suo dvd Il rito della nascita) : “il miglior ginecologo è quello capace di restare con le mani in tasca”, così l’osteopatia in gravidanza deve intervenire solo e quando si rende necessario.
L’osteopata può essere quasi sempre un aiuto importante, invece, per i bambini che abbiano subito parti indotti o comunque lontani dai dettami della natura e a causa dei quali presentino dei problemi di diverso tipo (per esempio una plagiocefalia); l’osteopata può essere d’aiuto per rilanciare la sua capacità vitale e rimetterlo nel miglior stato di salute possibile.