Malgrado l’Organizzazione Mondiale della Sanità dica che non sia ammissibile in nessuna Regione d’Italia eseguire più del 15 per cento di parti cesarei, sappiamo bene che così non è, e che anzi nel sud Italia questa percentuale si aggira piuttosto intorno al 50 per cento.

Le cause di questo disastro fisiologico, soprattutto alla luce delle sconvolgenti ricerche scientifiche evidenziate benissimo dal film documentario Microbirth, sono dovute in parte alla medicina difensiva che ormai dilaga nei nostri ospedali, ma più frequentemente all’inconsapevolezza degli operatori rispetto a come si possa fare (e si può!) per partorire in maniera veramente naturale.

Difatti sono tante le ricerche scientifiche (consultabili sul sito www.birthworks.org in cui accedere al database con le ricerche a partire da una keyword specifica), i libri ed i corsi (per tutti scuola d’arte ostetrica di Firenze) che consentono a tutti ginecologi e ostetriche di capire come sia possibile partorire in modo veramente naturale, così come avviene in altri Paesi d’Europa; pensiamo per esempio ai Paesi Bassi, in cui si registra il tasso più basso di ospedalizzazione per partorire e dove solo il 17 per cento dei parti totali avviene tramite cesareo (dati riferiti al 2010, European Perinatal Health Report).

A discolpa degli operatori c’è da dire che l’ambiente ospedaliero ostacola in tutti i modi possibili lo svolgersi di un parto naturale. Le donne non si sottraggono a questa “epidemia di inconsapevolezza” perché pensano che con la pratica chirurgica non si soffra, mentre è bene che sappiano che ricorrendo al taglio cesareo, invece di soffrire molto in un tempo breve, soffriranno poco per tutta la vita a seguito delle aderenze della cicatrice che noi, da osteopati, verifichiamo costantemente e inesorabilmente.

La causa maggiormente addotta a spiegare la presunta necessità di fare un parto cesareo, è un taglio precedente.
Una revisione sistematica a cura dell’Agency for Healthcare Research and Quality (AHRQ) pubblicata a marzo 2010 ha invece stabilito una più bassa mortalità materna associata a TOL (travaglio dopo pregresso taglio cesareo) rispetto al taglio cesareo ripetuto (pag. 103 del seguente documento).

In passato dopo un taglio cesareo non c’era più alcuna possibilità di partorire naturalmente. Oggi invece, soprattutto grazie ai miglioramenti delle tecniche chirurgiche, il parto naturale dopo un cesareo è possibile in molti casi: la mamma è inoltre meno esposta a rischi di infezione e di emorragie gravi rispetto a un secondo taglio cesareo.
Mentre nel nord Italia è possibile partorire naturalmente dopo un cesareo in ospedale, in Puglia non c’è un ospedale dove questo sia consentito, per cui chi volesse, può farlo solo in casa, dove nessuno lo può impedire.

La storia di Lucia e del parto naturale in casa dopo 2 cesarei pregressi

A dicembre una famiglia biscegliese – ostacolata dalle strutture sanitarie nell’intento di partorire naturalmente dopo due pregressi parti cesarei ai quali la mamma era stata indotta – ha constatato personalmente come invece sia possibile partorire naturalmente dopo parti cesarei pregressi, ma solo in casa.
Noi abbiamo intervistato per voi questi genitori.

Come avete maturato questa scelta?



Abbiamo maturato la scelta di voler partorire naturalmente dopo i due pregressi cesarei sin dal primo momento in cui abbiamo scoperto di attendere la nostra Adriana, poiché avremmo voluto ciò anche per la seconda gravidanza, ma ci fu detto erroneamente che, essendo passati pochi anni dal primo cesareo, sarebbe stato impossibile. Questa terza gravidanza è avvenuta a 6 anni dall’ultimo cesareo, quindi i presupposti erano differenti perciò, memori di quanto ci era stato detto, abbiamo cercato informazioni che andassero a supportare la nostra volontà. Così abbiamo cercato sin da subito un ginecologo che fosse a favore di un VBAC (parto vaginale dopo cesareo).

E’ stato difficile trovare un ginecologo che sostenesse questa scelta?

La ricerca del ginecologo è stata fondamentale, ma più di tutto lo è stato la nostra determinazione, la voglia di studiare, cercare esperienze che potessero rinforzare le nostre convinzioni. Così con grande gioia abbiamo trovato sia la ginecologa che l’ospedale, non senza qualche velato dubbio iniziale.

Quali sono state le perplessità iniziali e come le avete superate?

La ginecologa di uno dei più importanti ospedali della Puglia, sebbene si fosse dichiarata disponibile, si è mostrata da subito più orientata a segnalarci le difficoltà di giungere realmente al parto naturale, anziché supportare i punti di forza di una gravidanza serena e fisiologica. Malgrado abbia vissuto una gravidanza tranquilla, senza problemi, per deformazione professionale o per eccesso di zelo, la dottoressa ha sollevato una serie di “ostacoli” durante la gestazione; tendeva ad essere eccessivamente attenta ad alcuni aspetti abbastanza normali in gravidanza; fino all’ostacolo massimo presentatosi al settimo mese quando – con un tantino di ritardo – ha presentato il nostro caso al suo primario, il quale si è rifiutato di accogliere la nostra richiesta di VBAC, adducendo come scusa l’impossibilità da parte dell’ospedale di mettere a nostra disposizione una sala operatoria per tutta la durata del travaglio e parto.

A questo punto come avete fatto a scegliere di andare avanti comunque?

A quel punto, bisognava riprendere la situazione in mano con grande determinazione, e cercare qualcuno che fosse realmente capace di accompagnarci nella realizzazione di questo parto naturale, che sapevamo dentro di noi essere realmente possibile. Abbiamo cercato, chiesto, e ancora una volta l’universo ci ha messi nella condizione di incontrare le persone giuste al momento giusto.

Abbiamo cercato e conosciuto Rosaria Santoro, ostetrica libera professionista che si occupa di parti in casa e di parti naturali dopo cesarei proprio nella nostra Regione; con lei, o seguendo alcune sue indicazioni, abbiamo cercato un nuovo ospedale ed uno staff di ginecologi disponibili eventualmente ad accoglierci in ospedale. Fin qui avevamo ancora in mente l’idea di partorire naturalmente in ospedale, ma dentro di me piano piano si è fatta sempre più forte la consapevolezza che nessun luogo quanto la mia casa mi avrebbe permesso di sentirmi a mio agio e protetta, per cui quando è arrivato il tempo di decidere ho voluto – insieme a mio marito Fabrizio –  che Adriana nascesse a casa.

Chi o cosa vi ha aiutato in questa scelta di partorire naturalmente e a casa?

Oltre agli incontri giusti, agli eventi ed al caso, è stata senza dubbio la nostra tenacia e determinazione a prendere in mano noi stessi e cercare le informazioni in autonomia senza lasciarci condizionare dalle false credenze. Naturalmente una persona fondamentale è stata Rosaria Santoro, che con seria professionalità ci ha illustrato quanto avremmo dovuto affrontare e come senza mai illuderci, ma ricordandoci continuamente che il nostro migliore alleato sarebbe stato il tempo e la tranquillità.
Prima dell’incontro con Rosaria, non sono stati meno importanti il primissimo incontro con l’ostetrica Vanda Corvre che si occupa anche di VBAC e di parti naturali in case maternità e che ho conosciuto in occasione di una serata organizzata da Massimo Valente, il quale ci ha sempre supportato. E’ stato illuminante per noi anche il film-documentario Microbirth, che abbiamo visto proprio una settimana prima del rifiuto da parte dell’ospedale che avevamo scelto per il nostro vbac.

Come avete scelto l’ostetrica?

Anche questa è una bella domanda; a questo proposito è sicuramente molto importante l’impatto iniziale perché di fronte ad alcune persone si percepisce subito la qualità e la serietà dell’essere umano oltre che del professionista. Inizialmente non nascondo di aver pensato di farmi seguire da Vanda Covre, ma la distanza tra Bisceglie e Caserta ci ha fatto demordere. Quando poi di fronte all’ostacolo del settimo mese abbiamo cercato la nuova via per trovare un ospedale disponibile ad accoglierci, abbiamo deciso di chiamare la Santoro che molto onestamente e senza pretese ci ha illustrato in modo del tutto disinteressato la difficile situazione pugliese e soprattutto del nostro circondario. Dopo aver incontrato Rosaria non ci sono stati dubbi: lei era la persona che in sicurezza ci avrebbe permesso di realizzare il nostro parto naturale dopo cesareo.

Cosa ci puoi dire in generale di questa esperienza?

E’ stata meravigliosa, la gravidanza si è conclusa a termine senza alcuna induzione, lasciando al mio corpo e alla mia mente la possibilità di sincronizzarsi e di lasciare spazio alla memoria ancestrale dell’essere donna che sa partorire. Mi sono, anzi ci siamo sentiti al sicuro e protetti all’interno della nostra casa, non abbiamo rischiato nulla poiché la natura ha fatto il suo corso nei suoi tempi lunghi. La presenza di Rosaria e della sua assistente è stata un accompagnamento silenzioso e discreto, oltre che altamente qualificato.

La rifareste?

Si, senza ombra di dubbio e anzi, la consigliamo.

Lucia, cosa ti senti di dire alle future mamme?

Di riappropriarsi della consapevolezza di essere donne ed in quanto tali capaci di partorire secondo natura. Certo, partorire in sicurezza è importante, ma non è detto che l’ospedale sia il luogo più sicuro, quando in tale struttura la fisiologia viene post posta alle pratiche mediche, che non sempre si rivelano di aiuto per la partoriente. Con questo non voglio certo demonizzare il ricorso al taglio cesareo, che quando praticato in reale necessità salva la vita a madre e nascituro; tuttavia ritengo che la donna, sempre supportata dal compagno, debba esigere il rispetto della sua fisiologia e non temere il dolore poiché il corpo, se il travaglio viene vissuto secondo natura, sa come affrontare anche il dolore in modo meno traumatico rispetto ad un travaglio indotto e medicalizzato.
Alle donne che hanno subito un taglio cesareo mi sento di dire: fate pace con voi stesse, provare rabbia è deleterio, accettare la cicatrice e gli eventi che l’hanno provocata è senza alcun dubbio uno dei passaggi più importanti per la serenità interiore e per l’assunzione di responsabilità nei confronti delle scelte che si andranno ad operare. Infine ricordiamoci che il parto naturale non medicalizzato è un diritto delle donne, non un capriccio, e che la scelta degli operatori è nostra, e non è un vincolo indissolubile.

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