Cari colleghi e amici,
in questo editoriale dovrei parlarvi della situazione politica dell’Osteopatia e del contrasto che sta nascendo tra il direttivo del ROI che punta – come da mandato – al riconoscimento dell’Osteopatia come professione sanitaria autonoma, e alcuni direttori di scuole che giustamente sono molto preoccupati del destino delle loro aziende e della qualità della formazione, qualora questa fosse gestita dalle Università.
Molte sono le domande a cui tutti noi vorremmo delle risposte, e avremo la possibilità di porle direttamente al presidente del ROI, Paola Sciomachen, che abbiamo invitato in teleconferenza per un confronto diretto, lunedì 15 dicembre alle ore 21.

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Mi piace invece parlarvi di Osteopatia, quella che ci rende orgogliosi di essere osteopati.
E’ partita una settimana fa il Corso annuale di Osteopatia e Neuroscienze al Meyer di Firenze, grazie al quale ho avuto l’occasione di conoscere da vicino lo stupefacente lavoro che stanno facendo Tommaso Ferroni (responsabile dell’ambulatorio di osteopatia in ospedale) e i nostri colleghi, a dimostrazione delle enormi possibilità che abbiamo di essere integrati nel SSN.
L’Osteopatia nell’ospedale pediatrico fiorentino Meyer è parte integrante della struttura e guadagna spazio giorno dopo giorno, limitata soltanto dalle risorse umane, e non certo per i risultati da essa ottenuti. L’impressione che ho avuto è che Tommaso, dopo anni di lavoro all’interno della struttura, non si renda più conto dell’importanza e del grande valore di ciò che fanno, sia per i bambini che per tutta l’Osteopatia. Lavorando in reparto ho potuto verificare gli enormi benefici che possiamo dare a questi bambini, molti dei quali reduci da interventi “importanti”, e anche come il lavoro osteopatico sia ben recepito e accolto dai genitori di questi piccoli pazienti.



Mi sento solo di dire GRAZIE al collega Tommaso, a Marco, Barbara, Florinda e tutti quei colleghi che lavorano in strutture sanitarie dimostrando sul campo, col proprio lavoro, cos’è l’Osteopatia, quella che vogliamo tutti noi, e certamente anche i direttori delle scuole.