Intervista a Carlo Broggini dell’Associazione Osteopati Italiani sullo status della professione
Alla luce dei lavori in 12^ Commissione Sanità del Senato riguardo il ddl n. 1324 e gli ultimi emendamenti approvati sull’istituzione della professione sanitaria dell’osteopata, laurea magistrale a ciclo unico in osteopatia e riconoscimento ed equipollenza dei titoli, abbiamo chiesto al presidente dell’Associazione Osteopati Italiani, Carlo Broggini, il punto di vista dell’associazione su quanto sta accadendo nel mondo osteopatico italiano.
Qual è la vostra posizione sugli ultimi emendamenti al ddl 1324 riguardanti la laurea magistrale a ciclo unico in osteopatia, il suo riconoscimento come professione sanitaria ed equipollenza dei titoli?
L’Associazione professionale degli Osteopati ha l’indubbio merito di aver lottato fin dalla sua fondazione (luglio 2012) per l’inclusione sanitaria dell’Osteopatia: in sede ufficiale e presso i propri iscritti, i suoi rappresentanti hanno rifiutato qualsiasi scorciatoia per soluzioni di compromesso. La stessa associazione, per prima, ha promosso il ruolo dell’osteopata esclusivo e dell’esercizio trasparente della professione. Anche la formazione professionale corrispondente a 300 crediti ECTS è stato un suo cavallo di battaglia. Con tali premesse, gli atti costitutivi dell’Associazione sono stati presentati al Ministero della Salute, con i cui rappresentanti sono stati instaurati contatti costanti e collaborazioni finalizzate alla realizzazione degli obiettivi comuni.
Anche il lavoro svolto presso i tavoli UNI, con particolare riferimento alla stesura del documento CEN, chiarisce la posizione che la nostra Associazione ha sempre avuto in merito all’inserimento dell’osteopatia tra le professioni sanitarie indipendenti.
Di conseguenza, l’emendamento al DDL Sanità dello scorso 28 luglio rappresenta a nostro giudizio un primo passo verso la regolamentazione professionale. Esso definisce con coraggio il ruolo sanitario di primo contatto degli osteopati e l’indipendenza rispetto all’area riabilitativa. A questi risultati i nostri interventi diretti in sede istituzionale hanno certamente contribuito. Quanto all’equipollenza dei titoli, riteniamo che il testo della legge vada perfezionato, integrando tutte le figure sanitarie e i laureati in scienze motorie che abbiano conseguito dopo la formazione di base non meno di 120 crediti di formazione osteopatica.
Osteopatia tra le professioni sanitarie: cosa implicherà, concretamente, secondo lei?
L’inserimento dell’osteopatia tra le professioni sanitarie comporterà sempre maggiori responsabilità da parte del professionista nei confronti dei pazienti e nei confronti delle autorità sanitarie nell’ottica della tutela dell’utente.
Inoltre la possibilità di svolgere esclusivamente la professione di osteopata sarà garanzia della sua collocazione autonoma tra le professioni della salute. Gli attuali professionisti dovranno scegliere questo ruolo, oppure, qualora abilitati, svolgere anche una seconda professione, garantendo però adeguata trasparenza di fronte agli utenti. In altre parole, non sarà più possibile far passare l’osteopatia come una seduta di fisioterapia, una visita medica o una prestazione di altra natura. Finalmente, se tutto procede come deve, potremo acquisire la dignità professionale che meritiamo. E in tal caso, non potremo che tributare il doveroso merito a tutti quei colleghi che negli ultimi 30 anni hanno fornito un esempio per affermare tale autonomia professionale, nei loro studi privati, nei rapporti con i medici, di fronte al fisco e, talvolta, come il sottoscritto, persino nelle aule dei tribunali.
Che idea vi siete fatti del lavoro che sta facendo il neo eletto direttivo ROI?
L’attuale Direttivo del ROI, sostenuto dal grande successo elettorale, ha scelto con coraggio un nuovo corso, abbandonando, senza se e senza ma, ogni riferimento a differenti strategie per la regolamentazione professionale. In tal modo, è stato possibile rappresentarci con unità di intenti in favore di una maggior credibilità dell’intera categoria. Certamente, aver fornito input analoghi alle autorità competenti ha contribuito a sbloccare lo stallo in cui la nostra professione versava da oltre 20 anni. Riteniamo, tuttavia, che occorra implementare il confronto e le azioni comuni, evitare iniziative estemporanee e contraddittorie di altri soggetti e tenere alta la guardia in questo momento cruciale della nostra azione collettiva.
Osiamo anche immaginare che la nascita della nostra Associazione abbia contribuito a stimolare il rinnovamento del ROI, consentendone una naturale evoluzione verso posizioni, oggi dai più condivise. Ma quello che conta adesso è procedere senza esitazioni, tutti insieme, verso il varo della legge più adeguata.
Un’opinione sul ruolo che dovranno avere le scuole di osteopatia ad oggi operanti in Italia?
Le scuole di osteopatia italiane, in vari casi, hanno avuto il grande merito di proporre una formazione adeguata al migliore esercizio della professione dei propri diplomati. Molte di queste hanno investito i propri ricavi in qualità e miglioramento continuo, acquisendo requisiti nazionali e notorietà internazionale. In particolare, se oggi possiamo sostenere una formazione professionale di 5 anni per 300 crediti ECTS, lo dobbiamo a quelle scuole che hanno attuato per prime i criteri pedagogici conformi ai migliori Istituti di formazione accreditati in Europa. Il futuro di queste scuole dipenderà dalla capacità di adeguare i propri ordinamenti didattici agli standard della laurea magistrale a ciclo unico. E ci auguriamo che le scuole di osteopatia che da anni operano con coerenza in questa direzione possano, per prime, essere accreditate.
Quale pensa possa essere il futuro della vostra associazione? Come potrà essere utile agli osteopati alla luce di questi cambiamenti?
La nostra Associazione, senza particolari clamori, è stata ed è riferimento per le autorità nazionali, malgrado la sua recente costituzione e il numero di iscritti ad oggi inevitabilmente inferiore a quello del ROI. Spesso, e per fortuna, la qualità delle idee e la linearità dell’iniziativa premiano quanto la quantità della rappresentanza. Riteniamo che lo Statuto e il Codice deontologico dell’Associazione professionale degli Osteopati contengano tutti i riferimenti giuridici, etici ed operativi per rappresentare al meglio il ruolo sanitario, sociale e istituzionale dei propri soci. Basta approfondire i riferimenti alla formazione, all’esercizio, ai rapporti con utenti, medici e colleghi, ma anche all’ammissione e alla verifica dell’operato dei professionisti, per comprendere la prospettiva della nostra iniziativa specie in riferimento alla legislazione che verrà.
Leggi anche
- Associazione professionale degli osteopati: intervista al presidente Broggini
Tuttosteopatia.it – 2 aprile 2014