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Resistenza antibiotici. allarme dalla Gb: ‘rischio grande quanto il terrorismo’

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Resistenza agli antibiotici ‘rischio grande quanto il terrorismo‘. Così titolava ieri la Bbc inglese – leggi l’articolo – riprendendo le parole di Dame Sally Davies, consulente governativa per la sanità pubblica del Regno Unito a proposito di un tema che si fa sempre più caldo: l’antibiotico resistenza e, quindi, il rischio sempre più tangibile di contrarre infezioni che non possono essere curate con i farmaci esistenti.

Più volte su Tuttosteopatia.it ci siamo occupati di questo crescente pericolo per la salute, sottolineando peraltro come l’Italia sia tra le Nazioni con i livelli più alti di antibiotico-resistenza, così come rilevato dal dal Progetto “AR-ISS” Antibiotico-Resistenza dell’Istituto Superiore di Sanità e, successivamente, dal resoconto pubblicato nel novembre 2012 dall’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) “Antimicrobial resistance surveillance in Europe 2011”.

“Se non si interviene – ha dichiarato con fermezza alla Bbc la chief medical officer britannica – allora tutti torneremmo di nuovo in un ambiente del 19° secolo in cui le infezioni ci uccideranno a causa di operazioni di routine. Non saremo in grado di fare i trattamenti per il cancro o trapianti d’organo”.

Stando all’articolo apparso ieri sul quotidiano britannico, il problema è da ricercare nel fatto che dalla fine degli anni ’80 non abbiamo nuove classi di antibiotici “perché – ha spiegato Dame Sally Davies – per gli antibiotici non c’è lo stesso mercato che esiste per i farmaci che curano la pressione alta o il diabete”.



Una delle cause, forse la principale, della sempre maggiore diffusione di infezioni batteriche resistenti agli antibiotici è l’uso massiccio degli antibiotici stessi, sia per curare patologie che potrebbero essere affrontate con terapie più “leggere”.

Di fatto, come già nel 2011 ha annunciato l’OMS Europa nell’ambito della campagna sull’antibiotico-resistenza sono oltre 25mila le persone che ogni anno, soltanto in Europa, muoiono per infezioni batteriche resistenti agli antibiotici, per lo più acquisite negli ospedali.

Benché nelle infezioni batteriche gli antibiotici rimangono un presidio efficace e prezioso, sono inutili nelle patologie causate da virus, le più frequenti tra i bimbi: raffreddore, febbri di tipo influenzale, bronchioliti, e la maggior parte delle otiti e delle tonsilliti, comprese quelle associate a febbre molto alta, con dolore alla deglutizione e ingrossamento delle linfoghiandole del collo.
In questi casi gli antibiotici non curano l’infezione, non riducono i sintomi, non abbreviano il decorso, non servono a far star meglio il bambino, e non sono utili nemmeno a prevenire le complicanze. Quando si assume un farmaco inutile, si corre comunque il rischio degli effetti collaterali e delle reazioni avverse, e di alimentare il fenomeno della cosiddetta “resistenza” batterica. Proprio per l’impiego massivo e sconsiderato degli antibiotici, i batteri “imparano” a difendersi da questi utilizzando la strategia evolutiva propria delle specie viventi che li mette in grado di trovare vie di fuga dalla loro azione.

E’ necessario dunque ricorrere agli antibiotici solo quando servono e, per molte patologie, ricorrere anche a medicine complementari. L’Osteopatia agisce senza il ricorso a “composti chimici quali rimedi”, come dichiarava Still, padre dell’osteopatia, già agli esordi. Il compito dell’osteopata è quello di “localizzare con precisione e identificare la causa del problema per rimuoverla, cercando di ripristinare il normale movimento della macchina della vita”.

Sebbene esistano certamente dei farmaci che possono salvare la vita, è doveroso sottolineare quanto sia dannoso per la salute l’eccessivo ricorso ad essi, soprattutto per i disturbi più comuni: da quelli muscolo scheletrici a quelli influenzali, per esempio.
Citando ancora una volta Andrew Taylor Still, fondatore dell’Osteopatia, “la causa di malattia è vista esclusivamente come il risultato di anomalie anatomiche seguite da un disordine fisiologico. Per curare il paziente le parti in condizioni anomale devono essere riportate alla normalità”.

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