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Osteopatia in Ospedale

Osteopatia e ospedale “San Martino” di Genova

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Lo studio di fattibilità Cancer Related Fatigue Syndrome è stato condotto presso l’IST Genova dagli osteopati I.E.M.O. Mirella Argenti e Andrea Traverso al fine di tracciare un quadro più preciso delle due forme di Stanchezza Cronica: la Fatigue e la Fibromialgia. La prima può essere definita come sensazione soggettiva persistente di affaticamento fisico, emozionale e/o cognitivo legata al cancro o ai trattamenti terapeutici, mentre la Fibromialgia, è una patologia che comporta dolore cronico dall’incerta eziologia e non chiara patogenesi.

Abstract della Tesi

La nostra tesi verte sull’interpretazione della Fatigue (termine inglese  che  significa  astenia, stanchezza, da Cancer Related Fatigue Sindrome) e della fibromialgia come disturbi del sistema neurovegetativo.
Si è scelto di effettuare una ricerca di fase 1 – altrimenti definita studio di fattibilità – presso l’Istituto Scientifico Tumori di Genova, al fine di tracciare un quadro più preciso delle due forme di Stanchezza Cronica.

L’evolversi delle malattie a decorso cronico, rende infatti opportune addirittura necessarie costanti verifiche, attraverso cui valutare l’appropriatezza dell’intervento terapeutico.

La raccolta e l’elaborazione dei dati si effettua prendendo in analisi vari fattori come i sintomi, lo stato generale di salute e la soddisfazione della cura, ma trova il suo momento di oggettività scientifica nell’utilizzo del questionario valutativo SF-36, strumento scientifico riconosciuto a livello internazionale. L’SF-36 è un questionario sullo stato di salute del paziente che è caratterizzato dalla brevità (mediamente il soggetto impiega non più di 10 minuti per la sua compilazione) e dalla precisione (lo strumento è valido e riproducibile).

L’ uso del questionario SF-36 ha quindi oggettivato la nostra ricerca. E’ stato somministrato dal Personale Sanitario dell’Istituto, ma non del Reparto in cui di è svolta la sperimentazione, al fine di non influenzare, anche involontariamente, le risposte dei pazienti. Il questionario ha raggiunto i soggetti coinvolti nella ricerca sia all’inizio del ciclo di trattamenti osteopatici che al termine di essi.



Il campione statistico, formato da 24 pazienti,  ha fornito il materiale per l’elaborazione di interessanti risultati. Per ciascun paziente, la frequenza di rilevazione è stata effettuata: ad ingresso ed uscita trattamento, per ogni visita, per le tre visite previste.
La scelta di effettuare tre trattamenti (i primi due a distanza di una settimana e il terzo dopo due settimane) si è resa necessaria per ottenere un campione più ampio possibile in base al tempo (tre mesi) inizialmente previsto in accordo con l’IST. In totale, per ogni paziente, si è valutato un lasso di tempo di circa 35-40 giorni.

Si è reso necessario, operando  all’interno di una Struttura Sanitaria Pubblica, l’assenso del paziente tramit Consenso Informato.

Gli esiti della sperimentazione analizzano la Crfs nella componente del dolore e dell’affaticamento, e parallelamente il gradimento dei trattamenti da parte del paziente.
Il protocollo osteopatico utilizzato in questo studio si organizza in una serie di quattro test valutativi. Vengono utilizzati sia a scopo diagnostico (inizio seduta) che valutativo (al termine del trattamento). Utilizzando un unico protocollo d’intervento terapeutico, abbiamo considerato fondamentale, anche a livello neurovegetativo, la differenza tra un compressione cranica e una inversione del ritmo craniosacrale.

Risultati

Alla luce dei risultati della ricerca si può quindi affermare, senza ombra di dubbio, che il coefficiente di gradimento del trattamento è sostanzialmente elevato. A riprova di ciò, anche le numerose richieste fatte al Primario dell’Ambulatorio di Terapia Antalgica, dott. Dini, o direttamente a noi, di proseguire i trattamenti con altri cicli.
Valutazioni di tipo oggettivo hanno inoltre portato a conclusioni interessanti sulla relazione tra sistema neurovegetativo, adattamenti della base cranica nella loro espressione di facilitazione neurologica degli arti inferiori e fluttuazione del liquido cefalorachidiano.
Tutti gli enunciati della tesi hanno avuto nel complesso una conferma: in base ai dati raccolti, infatti, l’ipotesi di interpretare la CRSF come un disturbo neurovegetativo ha un proprio fondamento. Applicare, inoltre, lo stesso protocollo sia a pazienti oncologici che fibromialgici ha rilevato che anche in quest’ultima patologia il SNV ha un ruolo importante.

La nostra ricerca, proprio perché di fase 1, si basa su risultati a breve termine. Non è possibile, allo stato attuale della ricerca, prevedere l’evolversi degli equilibri raggiunti dai pazienti. Questo ne costituisce un limite oggettivo che potrà essere superato con uno studio sperimentale più avanzato (fase 2 e successive).

La nostra collaborazione con l’IST si è via via trasformata in presenza costante, affidabile per professionalità. Infatti la Direzione Sanitaria, tramite il primario del Servizio di Terapia Antalgica dott. Dini, ha inoltrato presso la Regione Liguria la richiesta affinché  il nostro ruolo, pur permanendo la caratteristica di lavoro volontario, sia ufficializzato.
Ciò permetterebbe la possibilità di studi e sperimentazioni, con parametri scientifici, nonché valutazioni a medio e lungo termine dei risultati ottenuti.

 

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