La coscienza è allacciata a tutto il sistema vivente, dai sottosistemi complessi fino alle cellule e alle molecole. Il problema è che non sappiamo come.

L’Osteopatia è un metodo di lavoro che si applica con le mani sul corpo dei paziente. Da una prima considerazione verrebbe da concludere che più il corpo invecchia e va incontro a modificazioni fisiologiche e anatomiche nella sua struttura, meno efficace diviene l’intervento osteopatico. Attraverso il ripristino di una migliore mobilità dei tessuti, l’osteopata si propone di portare un maggior equilibrio all’organismo. In un soggetto anziano vi sono fattori che concorrono a modificare la fisiologia e la struttura stessa del corpo umano: in un certo momento della sua storia l’organismo raggiungerà un valore critico rispetto al suo funzionamento, che sarà determinante per l’esistenza stessa di quel soggetto. La senescenza è quindi un processo che trova il suo termine con la morte.

Teorie sull’invecchiamento

Vi sono diverse teorie, alcune delle quali si rafforzano a vicenda, facendo supporre l’esistenza di una multifattorialità che concorre a determinare la durata della vita di ognuno. Una teoria di stampo genetico indica nella presenza di alcuni geni, forse di pochi, alcuni fattori predisponenti.

La sindrome di Werner e la Progenia sono due malattie che si instaurano, la prima in adolescenza e la seconda nei primi anni di vita, causando molteplici mutamenti di tipo senile.

Non tutti i segni della vecchiaia sono presenti, ma tanti e tali da far supporre che alcuni geni siano sicuramente implicati in questo fenomeno biologico. Con lo sviluppo della biologia molecolare e genetica, la ricerca è passata da una teoria come quella dell’orologio biologico, secondo la quale ogni organismo possiede racchiuso nel suo codice genetico un tempo preciso per il suo ciclo vitale, allo studio di fattori specifici racchiusi in alcuni geni.

Un’altra teoria interessante spiega il fenomeno chiamando in causa il secondo principio della termodinamica, il quale dice che le componenti microscopiche di un sistema chiuso, rispetto al tempo, non possono che aumentare il loro disordine. Applicando questo principio agli organismi viventi possiamo dire che nel tempo le loro molecole, quindi le cellule e i tessuti, andranno incontro a inevitabile degenerazione. Il grado di entropia (disordine) dipenderebbe dal metabolismo. Questo tipo di visione prende in considerazione la possibilità concreta che dato un tempo (per es. 130 anni) tutti gli organismi, quale che sia la loro storia individuale, accumuleranno una serie di “errori” tali da far si che la loro possibilità di sopravvivenza sia uguale o molto prossima a zero. Questa teoria, da un punto di vista scientifico sembra più completa, potendovi comprendere al suo interno anche la precedente, riguardante l’attività genica.

Il processo dell’invecchiamento è considerato classicamente come causato da fattori intrinseci all’organismo stesso, a differenza delle malattie considerate invece eventi occasionali estrinseci, definibili da un preciso quadro clinico.



La visione osteopatica

Da questa visione l’Osteopatia prende le distanze inserendo l’uomo in un quadro diverso:

La distinzione tra interno ed esterno dell’organismo è una definizione che ha senso compiuto solamente nell’ambito della descrizione dei confini morfologici tra le diverse specie e l’ambiente in cui vivono. Non è una classificazione relativa alle attività che si svolgono nelle interazioni tra i diversi esseri viventi, e tra questi e gli elementi chiamati inorganici.

Biologicamente l’uomo può essere descritto, nel suo funzionamento, attraverso l’osservazione dei processi continui che avvengono tra i suoi diversi ambienti, in cui l’esterno non è che uno degli ambienti coinvolti nella comunicazione. Distinguere “l’interno dall’esterno” ci aiuta a capire, così legati come siamo al concetto di “oggettività”, qualche cosa che è indipendente da noi: l’ambiente, gli oggetti, etc. Dividere queste cose ci ostacola, impedendoci allo stesso tempo di osservare la vita come un continuo accoppiamento tra gli organismi che popolano il pianeta, siano essi macroscopici o microscopici.

In Osteopatia si osservano gli avvenimenti che hanno caratterizzano la vita di una persona da un punto di vista globale, per ragionare sul suo grado di equilibrio nel tempo presente. Ci si basa sul racconto dei paziente cercando di capire ciò che le sue parole e le sue posture rivelano come avvenimenti più significanti di altri. Nel quadro clinico vanno inserite anche le abitudini alimentari e l’attività lavorativa per abbracciare almeno i fattori più importanti.

La teoria dell’invecchiamento come accumulo di accidenti casuali che tendono ad aumentare l’entropia del sistema viene applicata nell’osteopatia che costruisce il quadro clinico dei paziente acquisendo una serie di dati per ragionare sulla sua storia fino al tempo presente attraverso test manuali e verbalizzazione.

L’organismo reagisce a ogni evento stressante, sia esso puramente fisico, di origine psichica o emozionale, cercando di riequilibrarsi. Vi sarà un grosso lavoro dei sistema nervoso che talvolta può indurre ricadute sulla dimensione psichica.

A loro volta gli eventi stressanti di natura psichica obbligano a una riorganizzazione dei sistema nervoso, immunitario ed endocrino e a un possibile cambiamento di natura strutturale a carico del sistema muscolo-scheletrico.

Quale che sia l’origine, insomma, tutto il sistema ne è sempre interessato. Così, se è vero che le persone anziane hanno un corpo maggiormente marcato dai “segni del tempo”, è vero anche che coloro che hanno saputo trovare un senso alla propria vita, che sono supportati da un aspetto psico-emotivo equilibrato, nonostante quadri morfologici e funzionali difficili, spesso trovano un giovamento anche importante dal trattamento manuale osteopatico.

Qual è la spiegazione? E’ sempre difficile capire quante e quali risorse ha una persona per combattere una malattia vera e propria o un semplice disturbo. Così come alcuni giovani accusano dolori invalidanti pur non avendo quadri clinici di rilievo, così a molti anziani succede esattamente l’inverso.

Conclusione

La morte, così allontanata e “rigettata” dal nostro modo di vivere, è in realtà parte essenziale della nostra vita, tanto quanto la nascita e tutto il resto. Personalmente credo che ognuno di noi abbia la possibilità di ascoltare il proprio tempo interiore, in fondo la coscienza è in qualche modo allacciata a tutto il nostro sistema vivente, dai sottosistemi complessi che lo compongono fino alle cellule e alle molecole. Il problema è che non sappiamo come. Le persone anziane sono la prova evidente di quanto la salute e la malattia non siano solo un insieme disgregante di agenti aggressivi esterni rispetto a un corpo.

Se non si pone l’accento sulla storia unica che ogni individuo forma con il suo presente, istante per istante, durante il cammino su questo pianeta e di come trasforma se stesso e l’ambiente in continui ricorsi comunicativi, non si può avere un quadro della salute o della malattia rispetto all’età anziana. Considerare unicamente gli aspetti fisici statici è ancor più “mutilante” sia per il paziente sia per il terapeuta.

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