Da circa quattro anni l’Osteopatia è parte integrante del trattamento dei bambini con Disturbo Autistico presso l’Istituto di Ortofonologia di Roma nell’ambito del “Progetto Tartaruga“ (tutto in servizio di convenzione) che, diretto dalla Dott.ssa Magda Di Renzo con un approccio psicodinamico, mi ha consentito di prendere in esame 112 bambini con diagnosi di Autismo, sia lieve che grave. Tale diagnosi viene effettuata grazie alla somministrazione di test internazionali quali l’ADOS-G o la LEITER-R e attraverso una valutazione di tutte le aree dello sviluppo.
Per ogni bambino ho effettuato un test di valutazione delle zone in disfunzione, rielaborando una ricerca effettuata dal Dott. Uppledger, riguardante la distinzione fra bambini con Autismo e Bambini Psicotici, ed una anamnesi dettagliata dello stato di salute dei genitori e del parto.
Come ho affermato al recente Convegno sull’Autismo infantile, svoltosi a Roma, lo scorso 12 novembre, la medicina osteopatica non può fare una diagnosi di autismo, ma una diagnosi sul corpo delle zone in disfunzione; quindi ho assegnato ai bambini con Autismo la diagnosi osteopatica di bambini con lesioni Strutturali (57 casi), soprattutto nella sfera craniale, mentre i bambini Psicotici presentano lesioni osteopatiche cosiddette di tipo Membranoso (55 casi). Naturalmente ogni bambino è un caso a se, ma già questa distinzione pone le basi per un approccio terapeutico integrato e mirato, quindi non standardizzato.
I bambini con Autismo manifestano, tutti, un disturbo di “informazione”. Ogni stimolo in entrata genera una risposta, con tempi e modi diversi dal normale. E’ questo il disturbo di relazione, la “chiusura” di cui si parla. La codifica della risposta allo stimolo incontra vari ostacoli, o nella trasmissione dello stimolo stesso per via di un disturbo sulla linea, come nel caso dei bambini “membranosi” che presentano intossicazioni, oppure nella percezione dello stimolo, come nel caso dei bambini “strutturali” dove esiste una elevatissima sensibilità esterocettiva che spesso fa dissolvere nello spazio un messaggio in entrata.
I bambini “strutturali” sono coloro i quali presentano lesioni intraossee alla nascita, causate per la maggior parte dei casi da un parto distocico. Durante il trattamento è spesso difficile approcciare al cranio in quanto c’è una reale sofferenza fisica.
Questi bambini presentano alla nascita sintomi tipo:
- pianto inconsolabile;
- difficoltà alla suzione con “rifiuto del latte materno”;
- disturbi del sonno;
- disturbi gastrointestinali;
- disturbi nella sfera ORL;
- deambulazione sulle punte;
- alterata morfologia craniale che nel 90 per cento dei casi viene trascurata.
In questi casi i genitori incontrano, sin dai primi giorni, dei disagi nella gestione della quotidianeità, che li portano ad assumere dei comportamenti educativi poco consueti. Tali distorsioni degli atteggiamenti educativi si sommano alle difficoltà del bambino.Tutti questi sintomi sono presenti in questo gruppo di bambini, ma i genitori si allarmano esclusivamente al compimento dei 2 anni, quando le connessioni fra le aree encefaliche dovrebbero dar luogo al linguaggio verbale o alla maturazione motoria.
I bambini “membranosi” sono coloro i quali presentano alla nascita disarmonie del sistema immunitario che si manifestano con sintomi quali:
- irritazione continua delle mucose, spesso nasali;
- dermatiti;
- disturbi della digestione e dell’assorbimento dei cibi;
- intolleranze alimentari;
- disturbi delle vie aeree superiori ed inferiori.
Questi bambini presentano quindi disturbi del MALT (sistema delle mucose associato al tessuto linfoide). In questi casi vengono somministrati farmaci che talvolta tamponano i sintomi, ma solo per un breve periodo. Sono bambini in cui il disagio emotivo si manifesta nel corpo attraverso zone di spasmo distribuite nel corpo in modo del tutto soggettivo.
Il trattamento dei bambini “strutturali” prevede inizialmente un trattamento ogni 15 giorni per almeno 4 mesi, in cui l’osteopata di concerto con una psicoterapeuta psicodinamica normalizza le disfunzioni. Si tratta di un progetto terapeutico del tutto innovativo, volto al miglioramento del setting terapeutico. L’intervento psicodinamico, prevede una competenza nella codifica del linguaggio corporeo ed una rapida restituzione al bambino ad esempio attraverso tecniche come il rispecchiamento corporeo. Tale pratica è un elemento che facilita la “messa in sintonia” fra il bambino ed i terapeuti. In più la presenza di una figura maschile ed una femminile, sembrano creare uno spazio terapeutico simile a quello familiare in cui il bambino riesce a manifestare tutte le sue difficoltà, a viverle e a superarle.
Il trattamento dei bambini “membranosi” prevede inizialmente lo stesso numero di sedute, con la stessa frequenza, sempre al fianco di una psicoterapeuta psicodinamica, nelle quali lavoro sul sistema delle membrane interossee degli arti superiori ed inferiori con lo scopo di decomprimere il corpo dalle tensioni endogene e favorirne l’autocorrezione, per poi passare alle tecniche sugli organi emuntori. In questi casi sono presenti disturbi dell’emotività che si manifestano nel corpo; il loro trattamento in senso fisico e psicodinamico consente al bambino di superare il disagio emotivo e metterlo a frutto per la sua crescita. E’ proprio questo il significato della dinamica del trattamento.
In entrambi i casi il trattamento osteopatico si discosta notevolmente dai canoni classici, quindi raramente il bambino viene trattato su un lettino, spesso invece ci si deve adattare ed assecondare la disponibilità del bambino stesso con i suoi modi ed i suoi tempi. Questo è l’ascolto del bambino, ovvero la disponibilità totale del corpo e della mente a sostegno del suo stato.
Per ciascuno dei due gruppi viene scelto un programma terapeutico adatto a ciascun bambino che riguarda tanto gli aspetti affettivi che cognitivi e che si occupa anche del sostegno ai genitori e alle insegnanti per fornire stimolazioni attraverso diverse modalità e in diversi contesti ma sempre nella stessa ottica.