Allarme abuso farmaci: l’Italia resta tra i Paesi con più alta resistenza agli antibiotici
Freddo? Influenza? Prenditi cura, non prendere gli antibiotici! Questo lo slogan lanciato dall’Ecdc – European Centre for Deseas Prevention and Control in occasione della Giornata Europea degli Antibiotici, il 18 novembre scorso.
Non è cosa nuova che l’abuso di antibiotici venga alimentato dall’autosomministrazione indiscriminata che troppo spesso la gente fa senza cognizione di causa e senza ricetta medica e, d’altra parte, la prescrizione eccessiva legata alla medicina “difensiva”, soprattutto in ambito pediatrico.
Il messaggio torna ancora una volta a ripetersi forte e chiaro: continua a svilupparsi una forte resistenza agli antibiotici dovuta all’inappropriato consumo che la popolazione spesso ne fa. Per quanto riguarda il dato europeo, stando al report reso noto dall’Ecdc sulla diffusione delle resistenze agli antibiotici nel 2012 tra il 2009 e il 2012 in 30 Paesi dell’Unione europea (Ue) e dell’Area economica europea (Eea), nel giro di 4 anni è aumentata notevolmente in due specie di batteri sotto sorveglianza, Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae.
L’Italia è tra i paesi con un’alta resistenza agli antibiotici, in particolare – come emerge dal progetto Ar-Iss – al Klebsiella pneumoniae; alle cefalosporine di terza generazione e ai fluorochinoloni per coli, anche combinata; alti livelli di resistenza ai carbapenemi in Acinetobacter; la persistenza di un’alta percentuale di Staphylococcus aureus resistente alla meticillina.
E’ proprio la pubblicazione Ecdc a fornirci un punto della situazione italiana, dove si registrano tra i più alti di antibiotico-resistenza nella maggior parte delle specie patogene sotto sorveglianza. In particolare:
- alta resistenza ai carbapenemi in Klebsiella pneumoniae, che si è attestata al 29% degli isolati da batteriemie. Per questa resistenza l’Italia è seconda solamente alla Grecia e, insieme alla Grecia rappresenta una anomalia rispetto al resto dei Paesi europei (vedi figura)
- alta resistenza alle cefalosporine di 3a generazione (>25%) e ai fluorochinoloni (>40%) in Escherichia coli, anche combinata
- alti livelli di resistenza ai carbapenemi in Acinetobacter
- persistenza di un alta percentuale (35%) di stafilococco aureo resistente alla meticillina (Mrsa) a fronte di di una media europea inferiore al 20% e a una diminuzione in molti Paesi dell’Unione.
Nello specifico la sorveglianza dell’antibiotico-resistenza dell’Istituto superiore di sanità ha confermato che i livelli di resistenza sono più alti al Centro e al Sud rispetto al Nord Italia, dato strettamente in relazione con il maggior consumo di antibiotici registrato in queste aree geografiche.
In quanto promotori di un approccio diametralmente opposto alla salute, ossia quello che esula dall’uso dei farmaci, ci siamo occupati diverse volte del problema della resistenza agli antibiotici, una scoperta sì essenziale della scienza, ma che se abusata anche quando non serve, produce effetti negativi.
Sono oltre 25mila le persone che ogni anno, nella sola Europa, muoiono per infezioni batteriche resistenti agli antibiotici, per lo più acquisite negli ospedali.