Approvato con delibera di giunta Provinciale n. 37 del 12 gennaio dl 2009, il servizio di Medicina Complementare dell’azienda Sanitaria dell’Alto Adige è stato istituito a Merano a gennaio 2010 guadagnandosi, ad oggi, il primato europeo per ampiezza e funzionalità.

A capo del progetto il dott. Christian Thuile che, raggiunto per telefono dalla nostra redazione, ha spiegato il successo di questo nuovo reparto di Medicina Complementare segno che l’integrazione tra medicina tradizionale e complementare non solo è realizzabile, ma anche auspicabile dato il numero sempre crescente di pazienti che vi ricorrono traendone grandi benefici non solo per i dolori cronici, ma anche per malattie oncologiche.

L’ambizioso progetto viene affiancato scientificamente dalla prof.ssa Claudia Witt della Clinica universitaria “Charitè” di Berlino, la stessa che ha condotto un recente studio volto a dimostrare come la medicina complementare aiuti a migliorare la qualità di vita nelle pazienti affette da neoplasia al seno. Lo studio, commissionato nel 2009 dalla Giunta Provinciale dell’Alto Adige, si è svolto nell’arco di due anni basandosi su una scrupolosa indagine condotta sulle condizioni di 442 pazienti donne di età media di 56 anni affette da cancro al seno e seguite presso gli ospedali di Merano, Bressanone e Bolzano.
Qui è possibile leggere il comunicato stampa con i dati diffuso dall’Ospedale di Merano.

Dottor Thuile, chi è lo specialista/osteopata responsabile dell’Osteopatia in ospedale e come è stato assunto a ricoprire questo ruolo?
Sono due i professionisti responsabili del servizio di osteopatia in reparto, ossia il tedesco Tommaso Lohsa e l’italiana Elisa Piaia entrambi assunti a seguito di una gara rivolta proprio a degli specialisti in medicina complementare.



Esiste un vero e proprio reparto all’interno dell’ospedale dedicato alla Medicina Complementare?
Si, il reparto è stato istituito tre anni fa in ottemperanza ad un programma provinciale. All’inizio i pazienti sapevano ben poco a riguardo del nuovo reparto di Medicina Complementare, che oggi è il più grande d’Europa, con un bacino di utenza non solo italiano. Anche per questo abbiamo necessità i espletare dei lavori scientifici, che vengono condotti secondo un protocollo fisso.

Quali sono le medicine complementari a cui si ricorre di più?
In primo luogo agopuntura e fitoterapia, a cui seguono le discipline inerenti l’alimentazione e l’attività fisica, nonché l’Osteopatia, i trattamenti di linfodrenaggio, terapia tecnica con i campi magnetici, l’ipertermia e la crioterapia soprattutto per i dolori reumatici, la terapia delle infusioni, dunque orto molecolare e tante altre (vedi l’elenco sul sito www.asdaa.it/it/ospedali/merano/2102.asp).

Quali sono i pazienti che vi ricorrono maggiormente e per quali patologie più di frequente?
Il 70 per cento dei pazienti curati in reparto di Medicina Complementare sono affetti da patologie croniche: mal di testa, mal di schiena, artosi ecc.. mentre il 30 per cento sono pazienti affetti da malattie oncologiche.

Può fornirci un numero relativo a quante visite vengono espletate in un anno in reparto e quante sono quelle di pertinenza osteopatica?
In reparto si espletano 15mila visite l’anno. Per quanto attiene nello specifico l’Osteopatia possiamo stimare circa 8 pazienti al giorno, con una media mensile di 200 pazienti.
Possono usufruire del servizio non solo i pazienti ricoverati in reparto (i quali vi accedono gratuitamente), ma anche pazienti dall’esterno, i quali spesso vi giungono dietro suggerimento del proprio medico curante. Per le visite esterne basta prenotare una visita chiamando direttamente in ospedale e pagando un ticket che, per la visita osteopatica è di 40 euro.

Come è stato accolto questo servizio da parte della “medicina tradizionale”? In che modo si verifica la cooperazione tra le medicine?
All’inizio come si può immaginare non è andata molto bene, c’è stata  molta reticenza a mio avviso anche comprensibile,  da parte della medicina tradizionale che non sapeva esattamente ancora con chi e che cosa avessero a che fare. Ci abbiamo messo diversi mesi, per non dire anni, a far sì che questa novità fosse non solo accettata, ma riconosciuta di grande utilità come invece accade oggi. Ciò che siamo riusciti a dimostrare è che la medicina complementare è una “terapia additiva” che coadiuva la medicina tradizionale condividendone il fine, ossia la salute delle persone, utilizzando un approccio inclusivo e cooperante.
Non molti giorni fa i nostri medici, nell’ambito di una riunione hanno convalidato l’utilità di questo reparto, dichiarando che non saprebbero più tornare indietro. Il nostro punto di forza nell’ospedale di Merano è anche quello che lavoriamo scientificamente sulla medicina complementare.
Lo studio scientifico randomizzato di tipo 1A, realizzato con l’Università di Berlino “Charité” e pubblicato lo scorso 19 novembre, ne è la dimostrazione. Esso si è basato su una raccolta di dati triennale su pazienti con cancro al seno, con uno spazio dedicato anche al ruolo dell’Osteopatia in questo ambito specifico, insieme alle altre terapie complementari espletate in reparto. I risultati sono stati del tutto a vantaggio dell’integrazione tra medicina complementare e tradizionale per il benessere dei pazienti.