Dal 28 al 30 Marzo 2012 partirà a Vancouver un evento unico nel suo genere, di indiscusso valore scientifico e impareggiabile risonanza mediatica, in grado di riunire ricercatori e clinici da tutto il mondo, accomunati dalla stessa profonda passione: il 3° Congresso Internazionale sulla Fascia (Sito Congresso: www.fasciacongress.org).


Cliccando sul sito ufficiale dell’evento, si legge “sold out”: iscrizioni chiuse con 800 partecipanti registrati, diversi corsi pre e post-congressuali al completo, e relatori di eccellenza provenienti non solo da tutto il globo, ma dai più diversi background della medicina, spaziando da anatomisti a neurologi, da fisiopatologici ad ortopedici, da chirurghi e ricercatori a terapisti manuali di ogni sorta, osteopati inclusi!
Iniziata a Boston nel 2007, quest’avventura è poi proseguita ad Amsterdam nel 2009 e approderà a breve nella meravigliosa città di Vancouver.
Chiunque studi, ricerchi e lavori manualmente su questo tessuto plurivalente chiamato fascia non può esimersi dal partecipare almeno ad una edizione di un evento di simile portata e contenuti.

La rilevanza del tessuto connettivo, e della fascia in particolare, nella pratica osteopatica è di indiscussa primarietà. L’approccio osteopatico fasciale rappresenta senz’altro uno degli strumenti più comuni ed efficaci a disposizione dell’osteopata per il trattamento di numerose condizioni cliniche e diversi quadri disfunzionali. Tuttavia, l’opinion-based Osteopathy, sulla quale per anni gli osteopati si sono adagiati, auto-referenziandosi, non ha mai avuto e non potrà mai godere di un valore ed una voce di rispetto nel mondo scientifico (nonché politico) sia a livello nazionale che internazionale, se non viene supportata da adeguata evidenza, dimostrabile in un contesto controllato e con un linguaggio scientifico condiviso. L’International Fascia Congress rappresenta un incoraggiamento anche per tutti gli osteopati ad intraprendere tale percorso di ricerca senz’altro fondamentale, anche se il più delle volte tortuoso e dispendioso. Tuttavia, qualcuno sembra percorrere già da tempo questa strada…



Dopo aver relazionato all’edizione congressuale di Amsterdam, ed aver pubblicato sulIa prestigiosa rivista internazionale Journal of Bodywork and Movement Therapies (JBMT) un articolo scientifico specifico sulla fascia, consultabile sull’accreditato motore di ricerca scientifico Pubmed (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21943614), il Dr. Paolo Tozzi, BSc (Hons) Ost, DO, Vicedirettore della Scuola di Osteopatia C.R.O.M.O.N. di Roma e il Dr. Davide Bongiorno, medico, ecografista ed osteopata della Scuola di Osteopatia A.T.S.A.I. presenteranno a Vancouver un lavoro di ricerca dal titolo Low back pain and kidney mobility: local osteopathic fascial manipulation decreases pain perception and improves renal mobility. Lo studio ha misurato la mobilità renale e le sue relazioni con la fascia renale, calcolando un Kidney Mobility Score in soggetti asintomatici, per poi paragonarlo a quello riscontrato in pazienti con lombalgia aspecifica, tramite valutazione ecografica dinamica. Infine, è stato riscontrato che tale indice di mobilità migliora dopo tecnica fasciale specifica, in correlazione ad una riduzione della sintomatologia nei pazienti lombalgici. Le implicazioni cliniche di questi risultati sono enormi e vengono dettagliatamente presentate e ampiamente discusse nell’articolo con cui è culminato questo studio, che verrà presto pubblicato nella sessione esclusivamente dedicata alla fascia del JBMT.

Anche gli osteopati Andrea Troiani DO, Valentina Tucci DO e Gianfranco Pizzolorusso DO, docenti presso l’A.I.O.T. di Pescara e membri dell’European Institute for Evidence Based Osteopathic Medicine – E.B.O.M., parteciperanno attivamente al 3° Fascia Research Congress, presentando i primi risultati del lavoro svolto in collaborazione con la dottoressa Elda Andreoli MD, ortopedico presso l’università G. d’Annunzio di Chieti.
Il poster, dal titolo Clubfoot Syndrome: an Osteopathic Treatment Case Report, descrive gli effetti del trattamento osteopatico in un neonato affetto da piede torto bilaterale di grado II/B (classificazione Dimeglio): dopo 4 trattamenti di osteopatia e 2 trattamenti ortopedici con apparecchi gessati, l’esame obiettivo del paziente ha evidenziato una restitutio ad integrum del piede torto bilaterale. Tale risultato è estremamente incoraggiante, se si considera il fatto che il piede torto di grado II/B prevede il trattamento con apparecchi gessati associato ad almeno un trattamento chirurgico di tenotomia dei tendini flessori plantari, del tendine di Achille e capsulolisi.