L’Osteopatia incontra il teatro. Non si tratta di uno spettacolo, ma di un laboratorio “Osteopatia e Arte. La memoria che cura”, che l’osteopata Angela Trentanovi, in collaborazione con Patrizia Menichelli coordinatrice artistica del Teatro de los Sentidos, terrà al Polvorin de Monjiuc di Barcellona (Spagna) il 18 e 19  febbraio 2012, a margine dello spettacolo teatrale “Da capo…i giorni del cielo”, una performance sull’idea della nascita e della fecondità in scena proprio a Barcellona per la prima nazionale spagnola.
Prodotto dal Teatro de los Sentidos di Barcellona, il progetto a cura dell’Associazione Culturale Arcadia – Ars In di Firenze è un viaggio poetico sulla storia della creazione e sulle fondamenta della vita, ed è proprio questo il filo conduttore del workshop osteopatico collegato al progetto “Da Capo”, rivolto ad artisti, attori, educatori, professori, operatori culturali e sociali, e a coloro che sono interessati alle tematiche della conoscenza percettiva.

E’ l’osteopata Angela Trentanovi a spiegarci in un’intervista, in cosa consista precisamente il laboratorio “Osteopatia e Arte. La memoria che cura” e com’è nata questa collaborazione con Arcadia – Ars In, l’associazione culturale curatrice dello spettacolo che, nata nel 1993, si occupa di diffondere  la conoscenza e lo sviluppo di discipline psico-corporee, artistiche e di ricerca teatrale come strumenti e opportunità per recuperare in armonia uno stato di benessere integrato e consapevole, al massimo delle proprie potenzialità creative.

Dopo dieci anni dalla sua costituzione, nel 2003, all’interno dell’associazione medesima, nasce Ars In, un’area specifica di ricerca teatrale sulla poetica dell’immagine sensoriale, condivisa da un gruppo di collaboratori, interessati a creare progetti interdisciplinari. “Quando Patrizia Menichelli, presidente dell’associazione, regista e designer, ricercatrice di metodologie sensoriali per l’arte e il teatro,  mi ha chiesto di entrare a far parte dell’associazione – spiega l’osteopata Trentanovi – mi è sembrato subito possibile, visto che le nostre strade di ricerca avevano diversi punti in  comune”.

Qual’è stato il suo cammino di ricerca?
Sono diventata osteopata dopo un lungo cammino di ricerca e di pratica di diverse discipline corpore. Sono insegnante di Educazione Fisica. Ho studiato Danza fino da piccola e ho approfondito lo studio della Contact-Improvisation, dell’Aikido, della tecnica Alexander, dell’integrazione psico-fisica Trager e della Psicosintesi.



In che modo l’Osteopatia ha poi incrociato il teatro?
Il progetto di Waterbelly (Pancia d’Acqua) e della performance “Da Capo” (www.arsinteatro.it)  è nato da un idea di Patrizia che voleva creare una performance-installazione sul tema della nascita. Nello stesso periodo io ero molto interessata allo studio dell’embriologia e della biodinamica e stavo frequentando dei corsi specifici. Così nel 2005 abbiamo cominciato a proporre dei laboratori che avevano lo scopo di approfondire i temi della nascita e del concepimento, il concetto di trasformazione e la memoria del corpo. Abbiamo organizzato diversi incontri in un luogo termale dove abbiamo proposto anche un lavoro nell’acqua calda. E’ stato facile integrare le nostre conoscenze e ricerche per spingerci ad indagare sull’immaginario legato alla nascita. Lo studio dell’embriologia proposto da Erich Blechschmidt e l’approccio Osteopatico Biodinamico, hanno ispirato la mia ricerca, riguardo a questo tema.

Nel caso specifico del workshop “Osteopatia e Arte. La memoria che cura”, com’è strutturato?
Il lavoro che proponiamo è un laboratorio esperenziale, dove si intrecciano il linguaggio dell’osteopatia (e dell’ascolto del corpo) con il linguaggio del teatro sensoriale e la poesia della materia. Attraverso questi orientamenti vogliamo approfondire la memoria corporea, come attingere da essa, per aprirci alla creatività e alla conoscenza di noi stessi. 
Vogliamo proporre alcune esplorazioni proprie dell’esperienza osteopatica, qui intrecciate ad un percorso di elaborazione poetica sensoriale, sui quattro elementi primari, per esplorare la poesia della materia organica. Così da creare un ponte tra il proprio immaginario, il proprio sentire e la forza creativa. Il laboratorio sarà un momento di approfondimento e di contatto con le forze primarie, le nostre origini, i nostri ricordi e le sostanze poetiche tipiche di ogni momento di “creazione”.
Pensiamo che questo contatto  più consapevole con noi stessi è di per se una forza di guarigione, poichè quando contattiamo parti profonde di noi ci mettiamo in relazione con forze originarie creartrici e rigeneratrici. Tutto il lavoro è basato sull’ascolto, la scoperta della dimensione immaginaria della esistenza e la percezione. Quando parliamo di dimensione immaginaria dell’esistenza parliamo di un  immaginario sensoriale, che si rivela attraverso un integrazione dell’essere, dove i sensi sono i canali privilegiati di un nuovo stato di conoscenza. Il lavoro si rivolge ad osteopati, artisti, attori, terapeuti, insegnanti, e a chiunque sia interessato ad approfondire la conoscenza di sé.

In che modo il mondo dell’arte, in questo caso teatrale, può trarre vantaggio dall’esperienza osteopatica?
L’Osteopatia e il Teatro Sensoriale hanno molti punti in comune, entrambi partono da un profondo ascolto del corpo. Indagano entrambi sulle forze originarie che hanno creato la vita ed entrambi si rivolgono all’essere umano nel suo insieme di corpo–mente e spirito. 
E’ stato molto interessante scoprire, durante i laboratori, come dal lavoro sul corpo e dalla rielaborazione attraverso il linguaggio dell’arte, che Patrizia propone, emergevano immagini che  raccontavano vissuti molto significativi per i partecipanti e che spesso si possono accostare a quelle esperienze che raccontano i pazienti  o vivono gli operatori durante i trattamenti osteopatici. Di queste esperienze ne hanno parlato, nei loro scritti, alcuni osteopati come Sutherland,  R.Becker,  J. Jealous…..e molti altri. 
Per gli attori e performer del teatro sensoriale lo studio dell’approccio osteopatico può apportare più strumenti di conoscenza del corpo e della sua complessità, per la ricerca osteopatica può essere importante conoscere tutto il lavoro sull’aspetto dell’immaginario sensoriale che questo particolare linguaggio teatrale  propone.
Il corpo come luogo di memorie, città dei ricordi, custode dei segreti della vita.

Per informazioni:
Angela Trentanovi 388 6014712 (h 19-21)
e-mail: info@arsinteatro.it