Un giorno di giugno del 2010 io, Giovanni Pasqualetti fisioterapista e osteopata, Antonio Gemignani e Maurizio Luchetti optometristi, ci siamo incontrati per ragionare su quale possa essere la ricaduta di un intervento osteopatico sulla visione. Abbiamo così proceduto alla stesura di un protocollo comprendente una raccolta anamnestica, la iniziale valutazione funzionale delle abilità visive, la valutazione osteopatica con il relativo trattamento (4 sedute intervallate ogni 15 giorni), la rivalutazione optometrica funzionale finale con il confronto dei dati.main
Oggetto dello studio sono stati alcuni bambini di età compresa tra gli 8 e i 15 anni. Celermente Maurizio ha selezionato i candidati che per motivi di tempistica abbiamo limitato a otto. Con la metà di luglio siamo partiti con lo studio.

Lo studio
È stata raccolta un’anamnesi ad ampio spettro tramite un protocollo precedentemente approntato. I bambini hanno mantenuto i loro abituali ausili ottici (quando in uso) durante l’intero programma di valutazione e trattamento. L’analisi visiva funzionale  è stata condotta dal dr. Antonio Gemignani utilizzando una complessa batteria di test (per i dettagli leggere l’articolo completo). A questa è immediatamente seguita la prima valutazione con trattamento osteopatico. Ho effettuato nei 45 giorni successivi altri tre trattamenti per ogni bambino (in due casi, due trattamenti per un totale di tre) consigliando a due di loro la rimozione degli apparecchi ortodontici di contenimento passivo (superiori) notturni concordando il tutto con l’ortodonzista.

I primi di settembre il dr. Antonio Gemignani ha provveduto alla rivalutazione optometrica con successivo confronto dei dati: sette bambini su otto hanno dimostrato un miglioramento dell’efficienza visiva prossimale con facilitazione nella lettura, nella scrittura  e, verosimilmente, nell’apprendimento.



Dopo questa esperienza interdisciplinare molto motivante e stimolante abbiamo deciso, anche in memoria di uno dei bambini che ha partecipato allo studio ed è tragicamente scomparso a fine anno, di approntare un progetto di studio sui bambini con DSA (Disturbo Specifico dell’Apprendimento).

Per chi volesse avere ulteriori dettagli su quella che è stata la nostra esperienza,
scarica qui l’articolo completo.