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Osteopatia

Marie Odile Fessenmeyer

di

 

Da quanto tempo sei osteopata? E che scuole hai frequentato?
M.O.F.
Da 25 anni. Ho frequentato una scuola che si chiama La Ciretaux a Parigi e, in seguito, la Scuola Europea di Osteopatia in  Inghilterra.

Perché hai deciso di fare due scuole?
M.O.F. Perché nella prima scuola non ho trovato le risposte che cercavo, e neppure alla seconda scuola ho avuto modo di avere queste risposte.  Quindi ho deciso di fare parte di un gruppo di ricerca in  chirurgia maxillo-facciale e in ortopedia dentofacciale alla facoltà di Nantes.

Cosa hai imparato da questo tipo di studio? Che cosa ti ha portato?
M.O.F. Questo genere di studio mi ha portato a comprendere il concetto osteopatico. Il linguaggio utilizzato dal dottor Still e dal professor Delaire, chirurgo maxillo-facciale a Nantes, utilizza moltissime metafore. Queste metafore si continuano ad insegnare. Oggi c’è una spiegazione scientifica del  concetto osteopatico definito  da Still e da Delaire e quindi questo progetto di ricerca mi ha portato a capirne bene i lavori.



Cosa ti ha portato a decidere di diventare osteopata?
M.O.F. Da piccola volevo essere un dottore senza fare le punture.

E da lì cosa ti ha portato all’Osteopatia?
M.O.F. Ho scoperto l’Osteopatia incontrando un osteopata e il suo modo di essere, il suo modo di vivere, di pensare. Tutto questo corrispondeva esattamente a ciò che cercavo quando volevo essere un dottore senza fare le punture.

Quali sono stati i tuoi maestri per quanto riguarda l’Osteopatia?
M.O.F. Il mio maestro è stato il professor Delaire, chirurgo maxillo-facciale a Nantes.

Quando hai capito di essere veramente diventata osteopata?
M.O.F. Penso che tra 10 anni diventerò un’osteopata.

Ti va di raccontare un aneddoto, un episodio, una cosa simpatica che ti è successa nella tua professione di osteopata?
M.O.F. Penso che ogni giorno provo un senso di meraviglia nel trattare i bambini. Ogni giorno, i bambini mi donano l’idea che con  questa professione si possa arrivare sempre più lontano. Il senso di  meraviglia che provo riguardo all’osteopatia in rapporto ai bambini è ciò che mi porta ad andare sempre  più avanti.
Racconto una piccola storia. Un giorno un piccolo bambino disse alla sua mamma: “mi fa male la testa”. La madre disse “e cosa vuoi che faccia con te?” e lui ripose “voglio andare a trovare la donna”! “Quale donna?” rispose la mamma. “La donna che ascolta i segreti delle ossa, il meccanico della testa”.

Come pensi che si possa fare per diffondere questo tuo punto di vista sul cranio-sacrale, sul sistema che è originale?
M.O.F. Personalmente penso che sia un concetto che arriverà lentamente e dolcemente, non bisogna assolutamente spingere  le cose, e questo succederà sia con i pazienti che con gli studenti.

A che punto pensi che sia l’Osteopatia nella società?
M.O.F. L’Osteopatia viene  percepita nella società in modo troppo mediatizzato. Non viene però assolutamente mediatizzata nella sua propria essenza, bensì in rapporto a qualcosa di banale. E questo è un peccato.

 

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