“Sono sempre riuscito a trovare tutti i rimedi ben in vista, sullo scaffale più accessibile del magazzino dell’ Infinito – il corpo umano”.

Autobiografia di A.T.Still

Questa frase di Andrew Taylor Still, di cui ha lasciato traccia nella celebre autobiografia pubblicata a Kirksville nel  1908 e tradotta nella versione italiana un secolo più tardi da Castello Editore (2000), è una pietra miliare della filosofia osteopatica e dello status specifico che questa disciplina ha ricoperto in tutti gli anni a seguire, sino ad oggi. “L’Osteopatia – si legge infatti nell’autobiografia – si basa sulla perfezione del lavoro della Natura”. E’ questo l’assioma fondamentale lanciato da Still nei primi ‘800, e da qui parte ogni applicazione ed approccio  di questa scienza che, inequivocabilmente, identifica le malattie come “meri effetti” di cause interne all’organismo. Il ruolo dell’osteopata consiste, per utilizzare le stesse parole del celebre padre del’Osteopatia, “nell’’ggiustare il corpo portandolo dall’anormalità alla normalità; dopodiché la condizione anomala cede il posto alla condizione normale e la salute ne è il risultato”.“È ragionevole per chiunque abbia preso confidenza con l’anatomia e il suo funzionamento all’interno della macchina della vita – puntualizza infatti il dott. Still nella sua biografia –pensare che tutte le malattie sono meri effetti; la causa è il fatto che i nervi, in parte o totalmente, non riescono a condurre correttamente il fluido vitale”.

Centrale nella filosofia osteopatica, spiegata da Still con uno stile semplice dopo 25 anni di esperienza sul campo, è il ruolo ricoperto dalla figura dell’osteopata che, per definirsi tale, “deve conoscere perfettamente l’anatomia per poter proiettare all’interno del corpo la propria azione”. Still rimarca spesso sul compito dell’osteopata che “ragiona dall’effetto verso la causa” perché – spiega – “ogni variazione dalla salute ha una causa e la causa ha una collocazione. È il lavoro dell’osteopata localizzare e rimuovere la causa, eliminando la malattia e ottenendo invece la salute”.



“L’Osteopatia è anatomia, ancora anatomia, sempre anatomia”;
“La vita è movimento”;
“l’arteria è suprema”.

Questi, i punti cardine delineati da Albert Still quasi due secoli fa; una “roccia su cui ho costruito e fatto poggiare l’Osteopatia per venticinque anni”, si legge nell’autobiografia del 1908 nella quale, inoltre, ripone una confessione che non lascia margini di dubbio, scrivendo: “oggi sono pienamente convinto, e lo sono da cinquant’anni, che le arterie siano il fiume della vita, della salute e del benessere: se sono torbide o contengono impurità, la conseguenza è una malattia”.