I movimenti sul piano coronale del tronco, del bacino e delle articolazioni degli arti inferiori sono stati identificati come fattori chiave che contribuiscono allo sviluppo di problemi alle articolazioni degli arti inferiori, in particolare a livello del ginocchio e della colonna lombare, come in caso di lombalgia, di dolore femoro-rotuleo, di andatura di Trendelenburg (il bacino che cade sul lato non supportato durante il carico di una gamba sola nella fase di appoggio dell’andatura), della sindrome della bendeletta ileo-tibiale, di lesioni a livello del legamento crociato anteriore e di artrosi al ginocchio (Sinsurin et al., 2020) (Daniel et al., 2017).

Asimmetrie e movimenti alterati sono spesso rilevati e associati a una compromissione clinica funzionale e identificati inoltre come un fattore di rischio per lo sviluppo di lesioni, come ad esempio una flessione laterale del tronco, una bascula pelvica e un valgismo del ginocchio (Sinsurin et al., 2020).

I muscoli abduttori dell’anca sono stati identificati come i muscoli più importanti per controllare e stabilizzare il bacino durante la locomozione. Il muscolo medio gluteo svolge un ruolo chiave nel controllo del movimento pelvico coronale sopracitato e qualsiasi compromissione funzionale di questo muscolo può portare a un’eccessiva flessione laterale del tronco, che può essere osservata in persone con una varietà di problemi al ginocchio e alla colonna lombare (Sinsurin et al., 2020) (Daniel et al., 2017) (Flack et al., 2014).

Oltre a ciò, durante l’andatura, il gluteo medio è responsabile della produzione e del controllo della rotazione corporea sul piano trasversale e della posizione sul piano frontale dell’articolazione dell’anca, fornendo stabilità al complesso coxo-lombo-pelvico, il quale è formato dall’anca, dalla colonna spinale lombare e dal complesso osteo-artro-muscolare del bacino (Sandler et al., 2019).



Una debolezza o la disfunzione del medio gluteo si può tradurre in diversi cambiamenti biomeccanici che alterano quindi la posizione e la stabilità del bacino; tale condizione è associata infatti a molte lesioni dell’arto inferiore e ad anomalie nella deambulazione e nella corsa: l’effetto di un medio gluteo non biomeccanicamente efficace risulta perciò in una biomeccanica alterata a livello dell’anca, la quale è ben descritta negli studi clinici e supportato anche da modelli matematici (Sandler et al., 2019) (Daniel et al., 2017).

La compromissione del movimento sul piano coronale nei pazienti con un medio gluteo in disfunzione include la flessione dallo stesso lato del tronco e una caduta pelvica controlaterale durante l’appoggio, il quale è anche un meccanismo che aumenta il carico sul compartimento interno del ginocchio (Sinsurin et al., 2020).

Durante la deambulazione, l’arto in appoggio accetta il peso corporeo dal contatto del piede nella fase di spinta per muovere il corpo in avanti, mentre durante lo step-down la funzione dell’arto singolo è quella di controllare la discesa del corpo e consentire la progressione in avanti senza crollare sull’arto inferiore (Sinsurin et al., 2020).

Da ciò si comprende che una disfunzione dei muscoli compresi nel complesso coxo-lombo-pelvico risulta a livello biomeccanico in (Sandler et al., 2019): una ridotta forza e un ridotto spessore muscolare del gluteo medio, una ridotta produzione di forza di abduzione dell’anca (prevalgono quindi l’adduzione e la rotazione interna del femore), un reclutamento alterato dei muscoli dell’anca, un pattern di attivazione muscolare da distale a prossimale nell’arto inferiore rispetto a prossimale-distale, una compressione del disco intervertebrale, una rotazione anteriore del bacino omolaterale (dallo stesso lato) e schemi di movimento alterati.

Un particolare da sottolineare è la connessione tra medio gluteo e dischi intervertebrali: in letteratura si suggerisce che una disfunzione del medio gluteo causi una distribuzione non uniforme della pressione sui dischi intervertebrali e un successivo sovraccarico nelle articolazioni lombari (Sandler et al., 2019).

Infine, studi recenti suggeriscono che gli schemi di reclutamento motorio e di efficienza motoria possono essere influenzati da punti trigger latenti: più punti trigger sono presenti, maggiore è la gravità del dolore e la probabilità di interruzione dei modelli fisiologici di attività muscolare (Sandler et al., 2019).