È in aumento il numero dei parti in casa e in case maternità. A dirlo il recente Rapporto sul parto in ambiente extra-ospedaliero in Emilia-Romagna nel 2020 che fornisce un quadro aggiornato della frequenza, delle caratteristiche e degli esiti delle nascite avvenute a domicilio o in casa di maternità. Solo in Emilia Romagna, 197 donne nel 2020 hanno fatto domanda di parto extra-ospedaliero, di cui il  67% ha programmato un parto a domicilio e il restante 33% in casa di maternità.

Una crescita controcorrente in Italia dove negli ultimi venti anni la frequenza del parto cesareo è molto aumentata passando dall’11,2% nel 1980 al 33,2% nel 2000, soprattutto al Sud. Ebbene la situazione pare si stia evolvendo anche nel nostro Paese, in cui si registra una crescente richiesta di partorire in casa o in ambienti non ospedalieri dovuta principalmente alla ricerca di una continuità di cura, basata su uno stretto rapporto di fiducia reciproca tra donna e ostetrica, il ricorso a un minimo grado di medicalizzazione del travaglio-parto e il rispetto dell’intimità della triade mamma-partner-bambino.

A Sora il parto in casa maternità avviene con ostetriche e osteopata

In Italia esiste una realtà in cui anche l’osteopatia, insieme alla professione ostetrica, gioca un ruolo fondamentale in casa maternità. È il caso della Casa Maternità “L’albero della Vita” a Sora, nel frusinate, nata nel 2019 grazie al lavoro di 3 ostetriche libere professioniste: Simona Pantanella, Noemi Chiarlitti e Michela Romano e dell’osteopata Monica Gemmiti, specializzata in osteopatia pediatrica alla SIOP, Scuola Italiana di Osteopatia Pediatrica di Firenze “i cui docenti – ci racconta l’osteopata – sono stati fonte di ispirazione per la mia vocazione professionale dedicata interamente al Sostegno di donne e bambini; da loro ho preso consapevolezza dell’utilità di una osservazione afferente rispetto ad una modalità di lavoro basata su una logica efferente, sul fare, sulla tecnica. Solo per citarne alcuni – continua – Clara Scropetta, Michel Odent e Giuliana Mieli sono tra i docenti che mi hanno permesso di prender coscienza delle peculiarità del periodo primale e di quanto il Sostegno Osteopatico potesse avere un ruolo importante in questo cammino”.

Ad oggi sono 43 le nascite avvenute in casa maternità e 9 sono in programma per i prossimi mesi, mentre sono ben 32 le mamme che hanno beneficiato dell’approccio osteopatico.

“La scelta dell’osteopatia in questo percorso – spiega Monica Gemmiti – è dettata da una consapevolezza dei neo genitori che si costruisce nel tempo durante gli incontri pre-parto che teniamo in Casa Maternità. Con queste famiglie si creano legami che vanno oltre il tempo della gravidanza e del parto che è un momento di magia in cui noi tutte lavoriamo sull’essere trasparenti, sulla presenza non presenza. Gli istanti in cui ci si avvicina alla mamma sono momenti delicati che hanno bisogno di una particolare ed unica centratura, le ostetriche monitorano con cura tutte le fasi del travaglio e l’osteopata si fonde in questo ambiente ricercando un punto di quiete”.



Molto importante è il lavoro di équipe mirato al ripristino e al sostegno di meccanismi fisiologici innati nella donna e nel bambino; l’osteopata affianca infatti l’ostetrica nella riabilitazione, rieducazione e nella prevenzione di disfunzioni pelviche, prendendosi cura della donna in tutte le fasi della sua vita. “Nel momento dell’apertura della Cartella Ostetrica – spiega infatti Monica – un’accurata e attenta analisi ci permette di studiare in modo unico ed irripetibile quel parto, quella donna, quella famiglia”.

Da un punto di vista prettamente osteopatico, l’osteopata della casa maternità L’albero della Vita ci spiega in che modo avviene l’interazione col lavoro ostetrico proprio durante il travaglio e il parto, momento in cui – ci spiega- “lo scambio delle informazioni relative al posizionamento fetale nelle sue  diverse fasi mi permette di avere un’indicazioni molto importante per il trattamento che avverrà nelle due ore successive alla nascita, il trattamento osteopatico a cordone intatto permette di dissipare tutte quelle tensioni che possono intaurarsi nel momento della nascita lavorando sul riequilibrio dei sistemi, aiutati dalla spinta vitale che la placenta trasmette al nuovo nato”.

L’approccio integrativo e multidisciplinare al parto tipico delle Case Maternità è dunque un esempio di come si possa essere di supporto alle famiglie creando una rete di sostegno molto importante al nuovo “campo familiare” che va via via trovando un nuovo equilibrio anche, per esempio, attraverso il sostegno all’allattamento.

“Il progetto di ricerca che portiamo avanti – chiosa l’osteopata Gemmiti – si prefigge, come obiettivo cardine, l’importanza del trattamento osteopatico nelle prime ore di vita correlando le diverse fasi del travaglio e del periodo espulsivo a meccaniche tensive riscontrate nel tratto occipito-cervicale che vanno a ripercuotersi poi su tutto il sistema ‘salute’ del nuovo nato”.

L’osteopatia durante la gravidanza e parto

L’osteopatia agisce nel pieno rispetto della fisiologia della gravidanza e del parto per favorire le condizioni necessarie ad affrontare la gestazione e il momento del parto con maggiore serenità.

Il corpo della donna in gravidanza cambia significativamente durante i 9 mesi di gestazione e da un punto di vista osteopatico è importante capire in che modo questi cambiamenti fisiologici causino degli adattamenti strutturali nei 3 trimestri di gravidanza, e come questi possano portare ad un sovraccarico allostatico tale da causare alcuni sintomi specifici se non alterare lo stato di salute della donna in gravidanza soprattutto dal III trimestre, periodo in cui si manifestano le patologie algiche più comuni, come mal di schiena e dolore pelvico posteriore causati perlopiù dalla compressione meccanica dei tessuti molli e dei legamenti del bacino.

Il trattamento manipolativo osteopatico è sicuro, non ha controindicazioni e può incidere non solo sul sistema muscolo-scheletrico ma anche sugli altri sistemi coinvolti nel cambiamento durante la gravidanza; l’osteopatia aiuta a ridurre l’intensità del dolore e la disabilità funzionale nelle mamme con lombalgie o dolore pelvico posteriore, ma può avere degli effetti benefici anche sul travaglio e sul parto, riducendo per esempio i tempi del travaglio, un eventuale parto prematuro, l’uso di analgesici; può avere un ruolo nella riduzione della lacerazione perineale, del ricorso all’episiotomia e al taglio cesareo, contribuendo a far sì che il travaglio e parto avvengano nel modo più fisiologico possibile.