Proseguire l’iter d’istituzione della professione osteopatica. Questo l’appello congiunto delle associazioni ROI, AISO, APO e FeSIOS all’indomani di un nuovo stop, questa volta indetto dalla commissione Sanità dalla Conferenza delle Regioni competente per l’accordo Stato-Regioni sul profilo professionale degli osteopati, che ha recentemente ritenuto necessario un approfondimento tecnico su alcune criticità riscontrate nel documento redatto dal Ministero della Salute.

“Dopo tre anni di faticoso lavoro, in prossimità della conclusione del primo passo dell’iter della legge 3/2018 che porta all’istituzione dell’osteopatia come professione sanitaria – dicono le maggiori associazioni di osteopati e scuole di osteopatia in Italia –  gli osteopati italiani e i 10 milioni di pazienti che si rivolgono a loro con fiducia, vedono rinviato, ancora una volta, il loro diritto a superare una situazione di precarietà e incertezza, e manifestano dunque la loro profonda preoccupazione”.

Di fatto la legge 3/2018 ha riconosciuto agli osteopati il diritto di entrare a far parte delle professioni sanitarie e ai cittadini il diritto di accedere alle prestazioni osteopatiche all’interno di un quadro normativo chiaro al pari di ogni altra disciplina sanitaria, motivo per cui oggi, a distanza di 3 anni, le associazioni degli osteopati respingono questa frenata da parte delle Regioni, esortando invece a “procedere celermente  con un confronto costruttivo per valutare e superare le criticità rilevate, per valorizzare il lavoro e gli sforzi fatti fino ad ora”.



“La categoria degli osteopati ha sempre collaborato attivamente con le istituzioni preposte – si legge nella nota congiunta Roi, Aiso, Apo e Fesios – con l’obiettivo di salvaguardare la dignità e le caratteristiche della professione, nel rispetto delle diverse professionalità e dei pazienti, perché possano accedere alle cure osteopatiche nella massima tutela e garanzia di competenza professionale”.

Sul caso è intervenuta anche l’ADOE, Associazione degli Osteopati Esclusivi che cerca di analizzare i motivi della bocciatura del profilo dell’osteopata in Conferenza Stato-Regioni, riconducibili secondo ADOE alla “rinuncia di coerenza rispetto agli elementi normativi nazionali e internazionali con conseguente confusione interpretativa”.

“Stando alle motivazioni riferite – spiega Luigi Ciullo, presidente ADOE –  riscontriamo che il testo proposto sarebbe riduttivo rispetto alle potenziali attività e competenze degli osteopati. Dall’analisi risulterebbero penalizzate tanto l’autonomia professionale quanto le attribuzioni del nuovo operatore. E non possiamo nasconderci che l’incoerenza dell’inquadramento e il pesante ridimensionamento delle competenze e della formazione scolastica si potrebbe tradurre nell’inefficacia terapeutica, nella scarsa sicurezza, nell’assenza di interdisciplinarietà sanitaria e di corrispondenza professionale con gli stessi ruoli all’estero”. Qui il comunicato ADOE,