Si parla spesso e a giusta ragione dell’importanza dell’osteopatia pediatrica e neonatale, non a caso la ricerca osteopatica in questo ambito sta crescendo con ottime prospettive, basti pensare al progetto The Raise, presente in diversi ospedali italiani. Ma quella osteopatica è una disciplina che abbraccia tutte le fasce d’età; è una pratica manuale che considera l’individuo – dalla nascita all’età adulta, sino alla vecchiaia – nella sua totalità per ristabilire l’equilibrio in ogni parte dell’organismo e favorire la guarigione.

Ed è proprio a questa fascia di pazienti, quelli anziani, che è stata dedicata l’ultima newsletter diffusa dal CIO – Collegio Italiano Osteopatia, intitolata proprio: “L’osteopatia nel paziente anziano”.

Tre gli articoli veicolati, tutti di interesse geriatrico in rapporto all’osteopatia, in cui si affrontano le tematiche relative ai disturbi dell’equilibrio e alle patologie respiratorie (BPCO) e uno studio pilota su una popolazione “sana” residente in una casa protetta che ha valutato la riduzione dei parametri di morbilità e uso di farmaci nel periodo di svolgimento dello studio.

“Tutti i lavori – si legge nell’editoriale introduttivo – puntualizzano la necessità di adeguare le tecniche manuali alla tipologia particolare di questi pazienti ma aprono anche all’impatto positivo che un protocollo di terapia manuale, a supporto delle terapie standard, possa avere sulla qualità di vita dei pazienti e sulla riduzione dei costi dell’assistenza sanitaria”.

Effetti del TMO sull’equilibrio dei pazienti anziani

La newsletter propone lo studio pilota “Effetti del TMO sull’equilibrio dei pazienti anziani” pubblicato a giugno 2011 su “The Journal of the American Osteopathic Association” in cui viene presentato un protocollo di trattamento con particolare attenzione alla manipolazione craniale (4 trattamenti settimanali, ognuno con una durata dai 25 ai 30 minuti) con l’obiettivo di chiarire il modo in cui l’apparato muscoloscheletrico influisca sul sistema di controllo dell’equilibrio. “Sulla base dei meccanismi di azione dell’OMT qui proposti – si  legge nelle conclusioni dello studio – è stato ipotizzato che in seguito a questo protocollo i pazienti anziani dovessero mostrare miglioramenti statisticamente significativi nelle misurazioni dei risultati empirici utilizzate per quantificare la stabilità posturale”.



Lo studio pilota condotto da Daniel Lopez, DO; Hollis H. King, DO, PhD; Janice A. Knebl, DO; Victor Kosmopoulus, PhD; DeRaan Collins, BS; Rita M. Patterson, PhD, si è basato su percentuali di tutto rilievo (tra il 28 e il 35%) relative alle persone di 65 anni o più che ogni anno subiscono una caduta. Numeri che tendono a crescere ulteriormente al 32-42% per i soggetti sopra i 70 anni. “Si stima che ogni anno cadono circa il 30-50% delle persone che vivono in strutture di cura a lungo temine. Le cadute sono negli anziani la causa principale di lesioni fatali e non e provocano più morti della polmonite e del diabete”.

I risultati hanno mostrato che il protocollo OMT impiegato nella ricerca ha portato a un lieve miglioramento della stabilità posturale in direzione AP (grado di oscillazione antero-posteriore) e ML (medio-laterale) nei pazienti anziani sani. La significativa riduzione dell’oscillazione AP in seguito alla visita 4 è rilevante poiché le probabilità di caduta sono maggiori in presenza di instabilità AP. Tuttavia sono necessari ulteriori studi per dimostrare la correlazione tra la riduzione dell’oscillazione in seguito a OMT osservata nel presente studio e un minor numero di cadute degli anziani. Ciò nonostante appare promettente la diminuzione dalla visita 1 alla 4 dell’oscillazione AM e ML del gruppo OMT e, di conseguenza, il miglioramento dell’equilibrio e della postura. Una migliore stabilità posturale nei pazienti anziani potrebbe avere un impatto sostanziale sulla sanità e sull’economia, riducendo la morbidità e la mortalità associate alle cadute.

Qui l’articolo completo.

Effetti del TMO in pazienti anziani con broncopneumopatia cronica ostruttiva

Il secondo studio suggerito dal CIO riguarda gli “Effetti del TMO in pazienti anziani con broncopneumopatia cronica ostruttiva”. Pubblicato a maggio 2008 sul “The Journal of the American Osteopathic Association”, lo studio ha riguardato una popolazione anziana in base al fatto che l’aumento della rigidità della parete toracica insieme al processo di invecchiamento potessero individuare una popolazione più reattiva. Qui è possibile accedere allo studio completo pubblicato in italiano dal CIO

TMO preventivo su anziani ricoverati in case di riposo

Molto interessante anche il terzo ed ultimo lavoro di ricerca proposto dal titolo: “TMO preventivo su anziani ricoverati in case di riposo: uno studio pilota” condotto da Karen T. Snider, SM, DO; Eric J. Snider, DO; Jane C. Johnson, MA; Celia Hagan, RN, BSN, CCRC; Conrad Schoenwald, DO con l’obiettivo di valutare i benefici che gli anziani residenti in case di cura possono ricevere dal trattamento manipolativo osteopatico (OMT) preventivo progettato per ottimizzare la struttura e la funzione e migliorare i meccanismi omeostatici del corpo.

Assegnati a 1 di 3 gruppi: (1) OMT, (2) tocco leggero (LT), o (3) nessun trattamento (TAU), i residenti delle case di cura del gruppo OMT hanno ricevuto il protocollo due volte al mese per 5 mesi, per un totale di 10 sedute. Il gruppo LT ha ricevuto un protocollo simile all’OMT alla stessa frequenza. Il gruppo TAU non ha ricevuto alcun intervento. Durante lo studio sono stati monitorati vari dati, oltre a ricoveri, accessi al pronto soccorso e necessità di procedure ambulatoriali. Interessante la riduzione del numero dei ricoveri tra i gruppi OMT e LT (zero ricoveri) rispetto al gruppo TAU (3 partecipanti hanno avuto 1 o più ricoveri).

In questa pagina lo studio completo.