a cura del dott. Andrea Di Chiara

Presidente dell’Associazione Italiana per la Prevenzione della Respirazione Orale (AIPRO)

Prevenire realmente la carie e favorire la remineralizzazione di quelle già iniziate, una possibilità quest’ultima di estremo interesse se pensiamo, per esempio, a quanto sia difficile poter aiutare un bambino molto piccolo in preda a un mal di denti. Per questo l’unico saggio rimedio a tale rischio è agire “a monte”, evitando che il mal di denti possa manifestarsi, e quindi assicurare ai denti un perfetto stato di mineralizzazione.
Frutto di scoperte scientifiche di ricercatori veramente importanti in un ambito nuovo, che agisce sul disturbo a partire da ciò che lo causa.

Anzitutto deve essere chiara la differenza tra cura e riparazione artificiale esterna:
la cura di una malattia consiste nella autoriparazione dell’organo ammalato, che torna così a funzionare perfettamente, o quasi;
la riparazione artificiale esterna, che poi è il fine ultimo della Medicina Occidentale Moderna, consiste nell’escissione chirurgica dell’organo ammalato o di una sua parte, e della protesizzazione dello stesso. L’organo non sarà più lo stesso, non funzionerà mai più come prima, non si è individuato l’origine del problema che ha causato la malattia, né tantomeno si può sapere come e quanto sopravviverà all’operazione, ma il dolore è passato e questo sembra essere più che sufficiente.
Il dentista effettua sul dente cariato una riparazione artificiale esterna, protesizzando il dente danneggiato con una otturazione.

La conoscenza medica classica ampiamente accettata nell’immaginario collettivo, stabilisce alcuni principi cardine riguardo la carie, sintetizzabili nei seguenti punti:
1) la carie ha una progressione continua fino alla distruzione del dente;
2) che questa è progressiva e non può essere arrestata da mezzi che non siano quelli di escissione chirurgica e protesizzazione;
3) che quando la carie si ripresenta sotto una otturazione precedentemente effettuata significa che il dentista non ha pulito sufficientemente il dente dalla carie pregressa;
4) che la carie è provocata da batteri che si nutrono degli zuccheri presenti nella dieta e nei dolci in particolare, e che dal metabolismo batterico di questi zuccheri si producono quantità di acidi che sciolgono lo smalto del dente provocando la carie, cioè un buco nella parete del dente, che procede dall’esterno all’interno.



Quella che propongo in questo articolo è invece una nuova chiave di lettura, una nuova interpretazione dei fatti, poiché è proprio questa – a mio avviso – a consentire la protezione della salute dei propri denti innanzitutto attraverso la prevenzione e poi eventualmente con la cura (autoriparazione) di questo disturbo con mezzi semplici ed economici, piuttosto che sottoporsi a costose riparazioni artificiali esterne dalla resistenza pressoché ignota.

Carie e Teoria Batterica: il modello interpretativo attuale

L’attuale modello interpretativo della carie insegnato ai dentisti e trasmesso alla gente è quello della Teoria Batterica, risalente al 1883 ad opera del dentista W.D. Miller, che la mediò da Louis Pasteur. Miller immerse denti estratti in una mistura di pane e saliva in fermentazione e osservò che sui denti si producevano alterazioni simili alle carie. Pensò così che gli acidi formati dai batteri in bocca fossero in grado di dissolvere i denti. È interessante notare che Miller sosteneva che i batteri e i loro acidi fossero, certo, parte integrante del processo della carie, ma che un dente “forte” (cioè in perfetto stato di mineralizzazione) non fosse suscettibile a cariarsi, e potesse resistere indefinitamente all’attacco degli acidi. È un po’ come dire che è vero che la legna può prendere fuoco, ma se è umida resiste alle fiamme, almeno finché il suo stato di umidità controbilancia gli effetti del fuoco…
Miller scriveva inoltre che l’invasione del dente da parte dei batteri è sempre preceduta dalla perdita di sali di calcio da parte della struttura del dente stesso. Era dunque consapevole che la densità e la disposizione strutturale dei sali che compongono il dente lo proteggono dall’acidità batterica, cosa ahimè tendenzialmente ignorata da molti dentisti di oggi.
Tuttavia è giusto che si sappia che la teoria di Miller sull’origine batterica della carie non è mai stata provata. Nel 1922 il dentista P. Howe inoculò i porcellini d’india con vari tipi di batteri che comunemente si trovano a colonizzare le lesioni cariose e quelle associate a malattia parodontale (nota alla gente come piorrea), ma non fu in grado con questi metodi di provocare la carie, che si presentò invece quando rimosse la vitamina C dalla dieta degli stessi porcellini d’india.

Teorie sulla carie incentrate sul “fattore dente”: importanza di densità e struttura cristallina dei denti

I dentisti in particolare sono stati sfortunatamente tenuti all’oscuro delle vecchie esperienze di ricercatori come Weston A. Price, Francis M. Pottenger, Melvin Page, e delle recenti scoperte di Ralph Steinman e John Leonora. Tutti questi scienziati, in maniera diretta e indiretta hanno dimostrato che la carie non può esistere se non in condizioni di imperfetta densità e struttura cristallina dei denti, la quale deriva dallo stato metabolico dell’individuo. Quest’ultimo dipende da un numero molto altro di fattori, ma quelli che più facilmente sono a portata del nostro controllo sono la nutrizione, la digestione, la respirazione, il movimento muscolare, la gestione degli stati emozionali.

Volendo riassumere queste ricerche, è necessario ricordare che il cervello controlla ed è controllato dal metabolismo e dallo stato ormonale. In particolare l’ipotalamo regola il rilascio ormonale mediante l’interazione con la ghiandola pituitaria o ipofisi. Le ghiandole salivari e in particolare la parotide (la più grande: sta dentro la guancia sotto l’orecchio) vengono controllate da un ormone apposito da parte dell’ipotalamo. Quando la parotide viene stimolata dall’ipotalamo, a sua volta rilascia l’ormone parotideo che da’ inizio ad un movimento di linfa ricca di nutrienti mineralizzanti dall’interno del dente in direzione centrifuga, che così consente al dente di “fare rifornimento di pezzi di ricambio”.
Attenzione: Steinman e Leonora hanno scoperto che quando mangiamo una dieta cariogenica l’ipotalamo interrompe le sue comunicazioni con la parotide, questa non rilascia più l’ormone parotideo e la corrente di linfa remineralizzante dentro al dente viene interrotta o, addirittura, cambia direzione, attraendo all’interno del dente i batteri che sono al suo esterno, e lasciandoli a produrre acidi in un dente in cui il flusso dei minerali di ricambio è stato sospeso. E’ dunque in quest’ottica la debolezza individuale del dente, sotto forma di inefficienza del sistema di trasporto dei fluidi dentinali, che lo rende suscettibile alla carie.

Come prevenire e curare la carie per adulti e bambini

Non ci resta che identificare i fattori che interrompono o invertono il flusso dentinale per imparare a prevenire e a curare le carie per noi e per i nostri bambini.
Come abbiamo detto se il flusso dentinale, ad effetto remineralizzante e autopulente, in condizioni di scorrimento nella direzione corretta (centrifuga, cioè dall’interno del dente verso l’esterno) si inverte, allora anche il suo effetto sarà invertito, diverrà cioè autocontaminante, richiamando dall’esterno all’interno i batteri e i loro rifiuti acidi.
Steinman verificò che lo zucchero bianco inverte il flusso del fluido dentinale per la sua azione metabolica sull’ipotalamo. Stesso effetto hanno lo stress emotivo, la mancanza di esercizio fisico, l’insufficienza dei micronutrienti ed alcuni farmaci. Paradossalmente, e contrariamente alle aspettative, Steinman notò che i cibi salutari e non cariogenici favoriscono la formazione di più acidi batterici di quanti non se ne producano con lo zucchero bianco (anche i batteri preferiscono i cibi buoni a quelli artificiali!), e dimostrò così che non sono gli acidi batterici prodotti dal consumo di zucchero bianco a provocare la carie, bensì lo stato di indebolimento strutturale del dente che lo zucchero bianco innesca mediante il blocco e/o l’inversione del flusso del fluido dentinale riparatore.
I risultati delle ricerche di tutti gli scienziati suddetti, e di Steinman e Leonora in particolare, continuano ad essere ignorate dai dentisti. Più correttamente bisogna dire che le Università non informano gli studenti che diventeranno dentisti su quanto avete letto.

Interrompere la carie con la rimineralizzazione

Riporto ora un esempio di integrazione alimentare remineralizzante per interrompere le carie dei vostri bambini (oltre alle vostre ovviamente), derivata in parte da quella impiegata da Weston A. Price per curare le carie dei bambini degli orfanotrofi americani:
– Olio di fegato di merluzzo, un cucchiaino al giorno nell’acqua o nella spremuta di arancia per i bambini fino ai 12 anni;
– Latticini da latte non pastorizzato e non scremato (Kefir fatto in casa; siero del latte; burro chiarificato / ghee). Il miglior alimento in questo senso è il formaggio e il burro da latte non pastorizzato di mucche al pascolo;
– Uova di gallina e di pesce (bottarga);
– Frutti di bosco;
– Brodo di ossa (gallina, manzo, pesce, guscio d’uovo) a cottura lenta e prolungata.
Da quanto sopra si deduce anche perché nessuno è mai riuscito a prevenire l’insorgere o il ricorrere di malattie dentogengivali col solo utilizzo di spazzolino e dentifrici specifici. Con ciò intendo dire che questi strumenti sono limitatamente utili per rallentare parzialmente il manifestarsi della malattia dentogengivale in tutte le persone che non curano a sufficienza l’approvvigionamento di principi nutritivi necessari all’autoriparazione mediante l’alimentazione, e/o che non hanno un’efficiente assimilazione intestinale a causa di una disbiosi cronica.

Spazzolini e dentifrici, dunque, fanno più bene a chi li vende che non a chi li usa. Care mamme, se volete davvero essere utili ai vostri bambini, insegnate loro in pratica i principi alimentari per la prevenzione delle malattie dentali, e non sgridateli se non vogliono lavarsi i denti…. perché i bambini seguono l’istinto naturale e la natura, se avesse voluto che ci lavassimo i denti, ci avrebbe fornito con le dita a forma di spazzolino! Certo, l’uso dello spazzolino non va impedito, ma è necessario sapere che il loro uso non è curativo ma rallentante un qualcosa che, se non considerato, porta comunque alla progressione dell’effetto indesiderato.
I denti sono composti in maniera tale da tenersi puliti da soli… a condizione che manteniamo sempre in ordine i meccanismi neurologici automatici che dirigono il sistema di trasporto del fluido dentinale.
Per ulteriori informazioni sugli argomenti contenuti in questo articolo rimandiamo ai capitoli iniziali del libro “Il giusto respiro” edito da Il Leone verde