L’anomalia di chiari è una condizione molto frequente che consiste in una riduzione volumetrica della fossa cranica posteriore strutturata, in avanti ed indietro, tra l’osso occipitale ed il basicranio anteriore, in alto dal tentorio del cervelletto, con presenza di elementi cerebellari all’interno del forame magno. Ciò provoca, in molti casi, una situazione di conflitto neuro/vasculo liquorale, che può determinare l’insorgenza di sintomi specifici quali la cefalea nucale, le vertigini, i disturbi della deglutizione fino a disturbi respiratori. Una complicanza grave di questo conflitto è la siringomielia, cioè la presenza di liquor in eccesso all’interno del canale ependimale spinale. Tale patologia, molto studiata dai professionisti dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, da alcuni anni vede un approccio multidisciplinare, che coinvolge gli osteopati docenti SIOP – Scuola Italiana di Osteopatia Pediatrica.
Tale Sindrome è frequentemente approcciata presso l’ospedale Meyer di Firenze dall’equipe del primario di neurochirurgia Lorenzo Genitori: “Contrariamente alle altre ossa del cranio, numerosissimi sono i centri di ossificazione dell’osso occipitale, soprattutto del sub occipite e quindi mutevoli sono le variabilità individuali di questa regione anatomica” spiega il prof. Genitori.“L’osso occipitale è un osso che consta di molte parti, la cui embriologia è complessa e multifattoriale. I geni responsabili dell’apposizione ossea e del riassorbimento in questa regione fanno si che un loro imbalance possa provocare anomalie tra le più disparate che vanno dalla presenza di ossa wormiane, assolutamente benigne, all’anomalia di Chiari fino agli encefaloceli”.
L’approccio multidisciplinare e la stretta collaborazione tra le varie figure professionali nell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze hanno visto la figura dell’osteopata sostenere la Salute dei bambini affetti dalla Sindrome di Chiari. “L’armonia fra i vari elementi che compongono l’osso occipitale, il suo metabolismo espresso dalla densità, dalla elasticità e dalla respirazione saranno gli elementi da trattare e da mettere in relazione alla globalità dell’osso prima e del sistema poi.” Spiega l’osteopata Tommaso Ferroni, direttore della Scuola Italiana di Osteopatia Pediatrica, “all’interno dei vari elementi considerati si osserverà la Quiete, stando in ascolto, bilanciando le placche ossee fra loro. Da tale Quiete emergerà un Respiro profondo, un Ritmo Sottile, espressione della forza della Salute del bambino. Gli effetti di questo ascolto si potranno percepire su tutto il corpo, finché percepiremo un corpo omogeneo ed i meccanismi di auto regolazione potranno assolvere al meglio il loro compito, di prendersi cura della Salute del bambino”.
Si segnala inoltre che le singole placche ossee di cui è composto l’osso occipitale sono tutte mobili l’una con l’altra soprattutto nel bambino piccolo. L’osteopata esperto saprà palpare e valutare queste zone di elasticità e avere quindi un’idea dei volumi a disposizione delle strutture nervose, in particolare del cervelletto. “Bisogna tener conto che la riduzione volumetrica nella fossa posteriore dipende in molti casi dall’ispessimento del basioccipite in corrispondenza del cosiddetto centro di Kerkring, laddove per ragioni genetiche vi è una maggiore apposizione ossea rispetto al riassorbimento osseo” sottolinea il prof. Genitori “Si tratta, in questi pazienti, di un basioccipite ipertrofico che riduce il volume all’interno del forame magno. A ciò si associa un netto inspessimento secondario del ligamento atlo-occipitale che a sua volta costringe l’astuccio durale riducendone il volume”.
Il trattamento chirurgico si combina così con l’approccio osteopatico al fine di ottenere il miglior risultato possibile in questa patologia talvolta molto invalidante.