Si è guadagnata l’appellativo di “osteopata dei cantanti” perché ha seguito con l’osteopatia, e in collaborazione con vari foniatri, diverse “ugole d’oro” del panorama musicale italiano e non, per qualunque tipologia di disturbi della voce. Si tratta dell’osteopata Valentina Carlile, milanese classe 74, che dal 2002 si occupa di Osteopatia Classica, specializzandosi nel 2003 – al seguito di Foniatri e Logopedisti europei, statunitensi ed asiatici – nel trattamento dei disturbi vocali quali quelli propri del linguaggio (dislalie pure o correlate ad alterazioni strutturali) e quelli propri dell’apparato fonatorio.
È così che la Carlile ha in qualche modo aperto la strada al mondo che si potrebbe definire dell‘«Osteopatia Foniatrica».
“Dal 2004 mi occupo di Osteopatia Foniatrica Artistica – ci spiega – e ad oggi, numerosi artisti professionisti e non, si sono rivolti per consulenze specifiche ed alcuni, anche dello Star System, hanno richiesto di essere seguiti nel corso della loro carriera”.
Anche due concorrenti dell’ultima edizione di Sanremo – di cui si riserva di non fare nome – sono stati seguiti da lei più volte nel corso del tempo “anche se – precisa – a Sanremo non c’è l’osteopata in Teatro Ariston. La figura professionale sanitaria presente era una sola, quella del Foniatra, peraltro mio stimatissimo collega, che presenziava e prestava assistenza tutte le sere a tutti gli artisti che ne avessero bisogno”.
La carriera di Valentina inizia negli States 14 anni fa, quando dopo il diploma all’ISO di Milano va in America per fare un’esperienza osteopatica, imbattendosi nel mondo degli artisti di musical in un progetto di ricerca interno ad una Accademia.
“Ho notato a quel punto la differenza di emissione da quando cantavano in sala canto, a quando cantavano sul palco insieme alla coreografia, così ho iniziato a fare domande ai professionisti che li seguivano. Da lì sono stata in diversi “studi specialistici” a NY, alla Weill Cornell (che ai tempi usava cliniche proprie ed aule della Columbia) in cui ho seguito numerosi seminari, tra Professional Programs e Rotations, che in 4 anni mi hanno portata a quella che è l’applicazione dei principi osteopatici alla sfera ORL e foniatrica”.
Nasce in questi ambienti l’occasione di conoscere grandissimi professionisti come il Dr Steward e il Dr Sataloff che hanno instradato la sua formazione, che presto si è perfezionata all’American Osteopathic College of Ophthalmology and Otolaryngology.
L’Osteopatia per disfunzioni della voce e deglutizione
Disfonia funzionale, miotensiva, cisti o noduli, disodie, disfonie/afonie post tiroidectomia, balbuzie: sono solo alcuni dei disturbi ORL per i quali l’osteopatia può essere molto utile, oltre che in associazione alle riabilitative post-chirurgiche tipo edema di Reinke o, ancora, per disturbi correlati all’articolazione dei suoni, alla loro biomeccanica.
“Altrettanto importante è il trattamento manipolativo osteopatico nella deglutizione – dice l’osteopata – la biomeccanica laringea, integrata con quella dell’intero individuo e la sua funzionalità, è un elemento sine qua non per la buon riuscita terapeutica; ci sono mobilità e rapporti che vanno correttamente ripristinati, tant’è che la laringe prima nasce per respirare, poi per nutrirci e poi per parlare, e che l’importantissima chiusura dell’epiglottide avviene per azione proprio della laringe, è il tassello più importante di tutta la dinamica deglutitoria, in quanto previene l’aspirazione e la penetrazione di cibo/liquidi nelle vie aeree.
La laringe – chiosa – è un organo sospeso ma teso continuamente ed orientato da giunti miofasciali, membranosi e legamentosi che la connettono a tutto il corpo, non si può non considerarla nella valutazione osteopatica di un paziente, e infatti molte recidive sono correlate ad una biomeccanica laringea distorta”.
Bello e interessante
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