Per molti anni si sono considerati soltanto i fenomeni genetici, nonostante l’evidenza e le opere di Lamarck già alla fine del XIX secolo stabilissero che l’individuo subisce l’influenza dell’ambiente interno ed esterno, trasmettendola direttamente ai suoi discendenti”. L’illustre osteopata Serge Paoletti, tra i massimi esperti al mondo nelle tecniche fasciali, introduce così il percorso che porta a comprendere la relazione fra osteopatia ed epigenetica.

Stando all’epigenetica, noi “controlliamo” il nostro genoma anziché esserne strettamente controllati, attraverso gli stimoli che giungono dall’esterno, ma anche tramite i nostri pensieri e le nostre emozioni.
Questa nuova prospettiva è fondamentale in ogni processo di guarigione, perché riconosce che, cambiando la
percezione o le credenze, le cellule ricevono messaggi di natura differente, riprogrammandosi e innescando il meccanismo della guarigione.

Secondo questa teoria – aggiunge Paoletti – la natura tramanda tutte le modifiche intervenute nel corso del tempo e memorizzate nel DNA, così che il codice dei caratteri acquisiti o persi da un individuo viene trasmesso ai discendenti”.

Questa trasmissione si realizza attraverso un meccanismo che l’osteopata francese riassume così: “Gli eventi fondamentali della nostra vita vengono registrati negli istoni. Ogni stress importante causa un cambiamento nella etilazione, metilazione, fosforilazione degli istoni, che viene inviato e memorizzato nel sistema del DNA, che avvolge gli istoni, e quindi può essere trasmesso alle generazioni future. Questa registrazione di stress – puntualizza Paoletti – è particolarmente rilevante a livello somatico e poi viene trasmessa al sistema centrale o memorizzata nell’amigdala e nell’ippocampo”.

La registrazione delle memorie conosce alcuni momenti particolarmente critici; primo fra tutti il periodo di vita che va dal concepimento ai due anni. In questa fase vengono impressi nei sistemi epigenetici del bambino la maggior parte degli stati di stress della sua intera vita.

Questo periodo è molto critico – approfondisce l’osteopata francese – perché il feto o il neonato registra senza essere in grado di analizzare la situazione, ed è per questo motivo che questi “stress” restano incisi a volte per tutta la vita. Tuttavia nulla è definitivo, perché l’epigenetica prevede la reversibilità di questi meccanismi, e questo apre una grande speranza!”.



È possibile modificare il sistema epigenetico 

Vediamo un esempio insieme a Paoletti: “Michael Meanay, esperto di epigenetica, spiega come una madre possa modificare il sistema epigenetico del suo bambino con le carezze, che attivano i geni situati all’interno dell’ippocampo, destinati a captare alcuni ormoni dello stress, glucocorticoidi, che permettono ai ricevitori dell’ippocampo di neutralizzare il loro effetto sull’organismo e di impedire una reazione di stress. Più i recettori sono numerosi, più la reazione allo stress è debole o le carezze aumentano l’attività di questi geni e quindi la produzione dei recettori.”

Questo accade – spiega ancora Paoletti – per una modificazione epigenetica al livello degli istoni attraverso fenomeni di etilazione, metilazione, acetilazione, ecc. Tutti questi cambiamenti epigenetici sono reversibili”.

Questo è un cofattore positivo, che permette di eliminare gli effetti dannosi dello stress, contrariamente ai cofattori negativi, che lo rinforzano”.


Cosa può fare l’osteopata?

Ma allora come può intervenire l’osteopata? “Un osteopata non può sostituire la mamma premurosa, ma nel trattare i bambini, può alleviare lo stress che hanno subìto o anche eliminarlo, soprattutto se intervengono altri cofattori positivi. Con le nostre mani e il nostro tocco possiamo trasmettere messaggi agendo attraverso la fascia sulla cellula. Questi messaggi sono di origine biochimica, ma anche vibratoria, visto che le cellule sono ricettive alle vibrazioni.

Sono soprattutto le terapie sulle fasce le più indicate per agire sui fattori epigenetici, come delinea Serge Paoletti: “È soprattutto sulle fasce che troviamo l’impronta periferica dell’epigenetica, e quindi le tecniche fasciali sono più adatte a risolvere situazioni di stress, non solo nei bambini ma anche negli adulti. La

difficoltà di decifrare questi traumi risiede nel fatto che la persona non ne è sempre consapevole; per questo l’osteopata deve produrre un’anamnesi molto precisa del paziente o dei genitori, in modo da poter integrare nel trattamento questi “traumi” epigenetici, rendendolo più efficace
”.

Ritengo che ogni osteopata debba essere pienamente consapevole di queste nuove informazioni, perché, grazie alla reversibilità di questi fenomeni, l’osteopatia costituisce un cofattore ad alta positività.

“Sono profondamente convinto che un osteopata, in determinate circostanze, possa cambiare positivamente il destino di un individuo”. Conclude così Serge Paoletti, alla luce di quanto esposto, che costituisce parte integrante del corso post graduate “Decodaggio fasciale – la terapia attraverso le fasce, dall’embriologia, alla medicina quantistica e dell’intenzione“ (13-15 maggio e 23-25 settembre presso NSO a Spresiano – Tv).