A pochi giorni dai festeggiamenti per i 25 anni del ROI in una location d’eccezione, la Biblioteca del Senato della Repubblica “Giovanni Spadolini” di Roma, e a due giorni da Natale, Tuttosteopatia.it ha voluto fortemente aprire un’occasione di confronto con la presidente del ROI Paola Sciomachen, alla quale va il nostro ringraziamento per la disponibilità ad aver partecipato alla teleconferenza di ieri sera, per i buoni auspici a favore dell’osteopatia e per aver chiarito molti dubbi e incertezze sul futuro della professione, degli osteopati e degli studenti, che da più parti ci avete sollevato in questi mesi.

Il ministro della salute Lorenzin, nella lettera indirizzata al ROI scrive: “Di certo se sono stati compiuti grandi passi nell’ambito di questo settore, si deve anche alla Vostra preziosa collaborazione e all’impegno che incessantemente mostrate per rendere migliore la qualità delle prestazioni rese e dei servizi erogati”. Questo è un bel riconoscimento, come si è costruito questo rapporto e al momento com’è?

Il rapporto è molto giovane dal momento che il nuovo direttivo è insediato da 6 mesi. Sin da subito, con la presentazione della legge sulla riforma delle professioni sanitarie, abbiamo pensato di poterci inserire con un emendamento per il riconoscimento dell’osteopatia. Da qui è iniziato un percorso di scambi e di colloqui tesi a questo fine, in un contesto in cui l’osteopatia è sempre più diffusa e sempre più richiesta e in cui il ROI, insieme ad altre associazioni, ha cercato di alzare il livello della formazione che deve essere di 5 anni. Il dialogo col ministero della Salute è sempre stato basato su alcuni punti cardine: la formazione universitaria, l’autonomia di gestione del paziente e di diagnosi osteopatica.

Nel discorso che hai fatto il 15 e che abbiamo pubblicato nell’area riservata, hai illustrato la situazione del riconoscimento ad oggi. Puoi per piacere ricapitolare le tre opzioni delle professioni sanitarie in cui potremmo essere collocati?

Da maggio ad oggi abbiamo puntato ad ottenere degli emendamenti all’interno del ddl 1324 Lorenzin sulla riforma delle professioni sanitarie, aggiungendo quello relativo alla creazione di una nuova professione sanitaria, quella dell’osteopata, con un profilo professionale che avesse un’autonomia, delle competenze specifiche e una formazione individuata in un percorso di 5 anni a ciclo unico. Queste indicazioni sono state accolte, tant’è vero che nell’emendamento del governo e anche in un altro emendamento presentato da Lettieri, l’osteopatia veniva presentata in questi termini.
Successivamente c’è stata una riformulazione degli emendamenti in cui si è delegato al ministero della Salute e al ministero dell’Istruzione la risoluzione dell’inquadramento dell’osteopatia, dando indicazione di inserire invece la professione nella legge n. 43 del 2006 (Disposizioni in materia di professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione e delega al Governo per l’istituzione dei relativi Ordini professionali). E’ successo questo perché per creare una nuova professione sanitaria, normalmente il percorso che si intraprende è quello di una legge che la definisca e il ddl era sicuramente un percorso “anomalo”. Inoltre per come intendevamo noi la professione sanitaria, questa avrebbe dovuto essere considerata alla stregua di Medicina e Chirurgia, Veterinaria, Psicologia, Farmacia, Odontoiatria. Il suggerimento invece di inserire l’osteopatia all’interno della legge 43/2006, significa porla all’interno di una delle 4 aree della riabilitazione.

Cosa cambia dall’inquadrare l’osteopatia nel ddl Lorenzin n.1324 ad inserirla nella legge 43/2066?

Innanzitutto la formazione, che a questo punto è triennale nella formula 1+2 che non è professionalizzante, e in secondo luogo le autonomie della professione stessa. Questo per quanto riguarda sempre le professioni sanitarie. Si è poi parlato, non da parte nostra, di “aree sanitarie” in cui però non si riconoscono delle professioni sanitarie ma delle “attività” – come per esempio quella dei massofisioterapisti – per le quali non è richiesta la laurea.



Ma il ROI sta ancora perseguendo la strada del riconoscimento dell’osteopatia come professione sanitaria autonoma nell’ambito del ddl Lorenzin, o no?

La riformulazione degli emendamenti non è ancora stata votata, quindi non c’è nessuna novità anche perché con la legge di stabilità hanno bloccato tutto e sino ad oggi la discussione sul ddl Lorenzin è sempre stata rinviata. Chiaramente continueremo a interloquire col ministro della Salute per riportare a dibattito le nostre istanze e le nostre richieste.

Il Registro e il Legislatore sono dunque d’accordo sul fatto che l’osteopatia sia una professione sanitaria e che come tale debba essere perseguita con la laurea. Come la mettiamo con le scuole di osteopatia?

Bisogna fare due considerazioni: la prima è che si sapeva che nel momento in cui avessimo richiesto la professione sanitaria, questo avrebbe implicato l’Università. La cosa importante per noi è salvaguardare la nostra cultura osteopatica, la formazione in osteopatia e le materie caratterizzanti, che sicuramente in questo momento l’Università non sarebbe in grado di sostenere. La seconda considerazione è che sicuramente qualora l’osteopatia fosse riconosciuta professione sanitaria, ci sarebbe un periodo di transizione e l’assunzione da parte delle Università delle materie scientifiche di base, ma credo che la parte che caratterizza l’osteopatia, quella della clinica, l’Università non sia in grado di assumerla, o per lo meno non da subito. Credo invece ci sia lo spazio per le scuole, che sono in grado di sostenere questo tipo di formazione.

Altro punto cruciale alimentato dai detrattori della linea del Roi, è quello della sanatoria di tutti quei colleghi che non avendo un titolo sanitario pregresso non potrebbero rientrare nelle professioni sanitarie e la posizione dei colleghi che si sono formati nel tempo pieno. Puoi chiarire qual è la vostra posizione su questo tema?

L’Osteopatia non è riconosciuta come professione sanitaria e nel momento in cui lo sarà, allora ci occuperemo di tutti gli osteopati che sono stati formati prima di quel momento, per i quali ci sarà un percorso di sanatoria. Tutti gli osteopati che attualmente esercitano la professione osteopatica, sia che abbiano titoli sanitari pregressi, sia che provengono da una scuola di osteopatia a tempo pieno, sono stati formati da scuole private. E’ questa la situazione attuale che ha richiamato l’attenzione delle istituzioni, le quali dovranno garantire agli osteopati di continuare a fare il lavoro svolto sino al giorno prima. Basta fare terrorismo su chi ha lavorato sino adesso come osteopata, bisognerà garantire il lavoro a chi lo svolge da vent’anni a questa parte, e nel momento in cui l’osteopatia dovesse essere riconosciuta come professione sanitaria, allora ci sarà un adeguamento del titolo di laurea e magari si dovrà integrare, a seconda del titolo pregresso.

Cosa ti senti di dire ai tanti studenti neo iscritti nelle scuole, sia a tempo parziale che a tempo pieno, che si stanno chiedendo cosa ne sarà di loro? 

Oltre a quello che ho già detto, direi che devono studiare e che devono fare con impegno e coscienza questo lavoro; le scuole sono cresciute molto rispetto a quando sono nate, ma bisognerà sicuramente lavorare molto sulla ricerca. Sin’ora, paradossalmente, il fatto che l’osteopatia non sia riconosciuta ci ha obbligato a mantenere un alto livello di professionalità, che va retto con fermezza. Quello che voglio dire agli studenti è di non cercare scappatoie: non cercate scuole facili ma andate in scuole dove si parla di qualità.

Cosa farà il ROI nel 2015 dal punto di vista politico?

L’obiettivo è far crescere l’associazione e accrescere il numero degli osteopati perché l’unità della categoria è fondamentale per presentarsi a qualsiasi tavolo di trattativa o qualsiasi tavolo politico. Dal punto di vista politico continueremo a mantenere la nostra richiesta, ma la forza e l’impegno in questa direzione dipende da noi tutti, da quanto ci impegniamo tutti insieme.

Scarica l’audio della teleconferenza con Paola Sciomachen

 

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