Il 1918 fu l’ultimo anno della prima guerra mondiale, nel corso del quale, secondo i calcoli, si ebbero circa dieci milioni di morti. Questa carneficina sarebbe stata tuttavia ampiamente superata dai decessi provocati dalla cosiddetta “influenza spagnola” che gli storici hanno paragonato alla peste di Giustiniano e alla famigerata Morte Nera.

I primi casi si registrarono in primavera: dal mese di aprile il virus si diffuse con facilità in Francia tra le truppe dell’esercito, per poi estendersi alla popolazione civile fino a contagiare, in diverse ondate, il mondo intero. L’interminabile elenco delle vittime contiene nomi illustri come il poeta Guillaume Apollinaire e lo scrittore Federigo Tozzi. In ambito osteopatico, si ricorda la scomparsa del marito di Charlotte Winger Weaver.
Dai frammenti di RNA recuperati da un soggetto che contrassero il virus, si sarebbe trattato del tipo A(H1), contro il quale all’epoca non esistevano contromisure adeguate [7:576].

Gli antibiotici infatti, benché impotenti a neutralizzare il virus, avrebbero probabilmente debellato alcune delle frequenti infezioni opportunistiche come la polmonite. La malattia si presentava come una normale influenza, ma dal terzo giorno avveniva un grave peggioramento nei polmoni, che all’autopsia risultavano induriti, arrossati e immersi in un fluido che riempiva completamente gli alveoli. Le vittime morivano per soffocamento dopo aver sviluppato sul volto una cianosi bluastra. Nel tentativo di combattere l’influenza, molti medici ortodossi prodigavano spesso invano le cure consigliate nei testi di William Osler, cioè calomelano per pulire l’intestino, polvere di Dover per il dolore e aspirina per abbassare la febbre [1:127-131; 3:81].

I medici osteopati, anche se professionalmente riconosciuti nella maggior parte degli stati americani, non erano stati ammessi a prestare servizio nelle forze militari. In ambito civile somministravano i trattamenti manipolativi ai pazienti, sia privatamente che nelle cliniche e negli ambulatori annessi alle scuole, ottenendo buoni risultati con diversi metodi. Uno di questi ultimi consisteva “nell’inibire meccanicamente la regione della quarta, ottava, decima … e undicesima dorsale, e in particolare la fossa suboccipitale, tramite il rilassamento delicato ma deciso dei muscoli del rachide, da ottenersi per mezzo di una profonda pressione sull’intera sua lunghezza, applicata preferibilmente con il palmo delle mani” [9:3].

L’American Osteopathic Association chiese ai suoi associati di tenere un registro dei casi, e in base a quanto comunicato da 2.445 D.O. vi furono solo 257 morti su 110.122 casi trattati. Per quanto questi dati retrospettivi non vengano ritenuti “scientificamente validi” secondo i criteri odierni, l’analisi statistica fornisce risultati estremamente significativi: il tasso di mortalità dei casi seguiti dagli osteopati risultava intorno allo 0,25% contro uno stimato 5-6% dei casi trattati con la medicina tradizionale del tempo [2:1054; 9:4].
Alla cosa venne dato ampio risalto con la pubblicazione di un opuscolo [6], e le cifre erano talmente eclatanti che anche in anni recenti, l’American Osteopathic Association non ha perso occasione di sottolineare l’opportunità di rendere note le manovre allora utilizzate ed insegnarle alla popolazione, come mezzo efficace al quale ricorrere sia come adiuvante sia come sostitutivo dei farmaci qualora si verificasse una penuria di vaccini e/o antibiotici nel caso di una pandemia ai giorni nostri [2:1055, video].



Per approfondimenti

  1. Bristow, N.K. American Pandemic: the Lost Worlds of the 1918 Infuenza Epidemic. Oxford University Press, New York, USA, 2012.
  2. Chila A.G. (a cura di) Foundations of Osteopathic Medicine. Lippincott Williams & Wilkins, Baltimora Filadelfia, USA, 2011.
  3. Gevitz N. The DOs. The Johns Hopkins University Press, Baltimora, Maryland, USA 2004.
  4. Hruby R.J, Hoffman, K.N. Avian influenza: an osteopathic component to treatment. Osteopathic medicine and Primary Care, 2007, 1:10.
  5. Johnson N.P., Mueller J. Updating the accounts: global mortality of the 1918–1920 “Spanish” influenza pandemic. Bull Hist Med 2002, 76 (1): 105–15.
  6. Kendrick Smith R. A Medical Revolution, American Osteopathic Association, Orange, N.J., USA, 1919
  7. Potter C.W. A History of Influenza. J Appl Microbiol., ottobre 2006, vol.91, 4:572-579
  8. Starr I. Influenza in 1918: recollections of the epidemic in Philadelphia. Annals of Internal Medicine 1976, 85:516-518.
  9. Influenza Pandemic Challenged The Osteopathic Profession.
    www.atsu.edu

Di seguito alcuni video nei quali vengono spiegate le tecniche osteopatiche utilizzate e da utilizzarsi in caso di influenza.

Video diffuso da AOA con la spiegazione pratica dell’osteopata americano Dennis Dowling (AOA) su OMT e pandemia da influenza
Traduzione di Silvia Clara Tuscano

Dr. David Teitelbaum sul trattamento osteopatico dell’influenza aviaria

Dimostrazione di un trattamento osteopatico utilizzato durante la pandemia del 1918