E’ tempo di cambiamenti importanti e di fervore anche per l’osteopatia d’oltralpe, dove anche i “cugini francesi” si apprestano ad accogliere novità riguardanti la professione e la formazione osteopatica, in un momento politico delicato. Dovrebbero infatti essere pubblicati due decreti sulla formazione e criteri di accreditamento per le scuole di osteopatia francesi.

A fare il punto della situazione ci ha aiutati Jean Louis Boutin, direttore del portale francese dell’Osteopatia, nostro partner, www.osteopathie-france.net che, alla stregua di Tuttosteopatia.it in Italia, si impegna ad essere in Francia il punto di riferimento per l’informazione riguardante l’osteopatia.
Già nella primavera 2013 il Ministro della Salute ha nominato un preside di facoltà per occuparsi di un dossier sull’osteopatia volto a riformare l’istruzione in campo osteopatico ed il numero degli istituti accreditati.

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A gennaio 2014 il Dipartimento incaricato ha pubblicato un documento intitolato “Lavori sul dispositivo di accreditamento degli istituti di formazione osteopatica”, che comprende una serie di punti (15 in totale ) “fortemente positivi”, ci confida Jean Louis Boutin.

Qui i 15 punti nel dettaglio.



“Sembrava si stesse andando verso la pubblicazione dei nuovi decreti già entro marzo/aprile di quest’anno perché potessero essere applicati già entro settembre 2014 – ci ha spiegato il direttore del portale francese dell’osteopatia – ma non si è tenuto conto di due eventi: da una parte le elezioni municipali di marzo in Francia che hanno determinato un cambio di governo e nella ripartizione dell’ex Ministero della Salute in Ministero degli Affari Sociali e della Sanità; dall’altra il sovraccarico del Consiglio di Stato, il tribunale amministrativo più alto attraverso il quale devono passare tutti i decreti e gli ordini di governo prima di essere pubblicati”.

Allo stato attuale pare infatti che il Consiglio di Stato sia così oberato che – ci confida Boutin  –
“la cartella dell’osteopatia è finita nel dimenticatoio”
. Non è escluso quindi che almeno per un altro anno in Francia non accadrà nulla di nuovo riguardo la riforma dell’accreditamento degli istituti di formazione.

Punto focale della riforma la previsione di una procedura ben definita che porta al rilascio da parte del Ministro della Sanità dell’accreditamento degli istituti di formazione che intendano emettere formazione osteopatica. La riforma è attesa con ansia a fronte del forte incremento delle scuole degli ultimi anni, così come degli osteopati.
Thibault Dubois, portavoce per l’Unione francese degli Osteopati (Sfdo), membro del gruppo l’Unità per osteopatia (Upo) che riunisce circa 4.000 osteopati, ha parlato in un’intervista su proguidespa.com, di “problema urgente”, a fronte di un numero di osteopati in grande crescita (20mila osteopati in Francia, cifra raddoppiata dal 2009) in assenza di mezzi per controllare la qualità dell’insegnamento delle scuole che, peraltro, aumentano pur in assenza di una commissione che ne certifichi la qualità. Dal 2012 il numero delle scuole in Francia è salito da 69 a 74.
Stando ad un articolo recentemente pubblicato su jactiv.ouest-france.fr, sono 1519 giovani diplomati in osteopatia tra il 2013 ed il 2014; 11 mila gli studenti iscritti nelle scuole di osteopatia e circa 21.874 gli osteopati che esercitano in Francia. Fra questi i diplomati più recenti, e i tanti praticanti che sono operatori sanitari (fisioterapisti, infermieri, medici…) che hanno ricevuto una formazione osteopatica supplementare. Precisamente in Francia sono 12.249 gli osteopati “esclusivi” (55%), 1.724 i medici-osteopati (circa 216.762) e 7.539 fisioterapisti e osteopati.

Saranno 3 i gruppi di lavoro annunciati dal Ministero della Salute francese per esaminare la regolamentazione dell’osteopatia: due lavoreranno su “attività, formazione delle competenze”, e un altro si concentrerà sui criteri di accreditamento.
Questi gruppi saranno composti da otto osteopati sanitari e otto osteopati esclusivi. La necessità francese è quella di fare ordine a partire dalla garanzia di omogeneità formativa; il problema risiede infatti nei diversi modi per accedere al titolo in base alla professione originaria, generando non poca confusione nei pazienti.

Ci auguriamo che in Italia da subito si tragga insegnamento all’esperienza francese.