Cari colleghi e colleghe,
sono appena tornato dal corso sulla ricerca clinica in osteopatia, condotto dal nostro collega Marco Peracca e dal prof. Nicola Vanacore dell’Istituto Superiore della Sanità, che colgo l’occasione per ringraziare per la dedizione, preparazione e generosità con cui hanno tenuto questo corso organizzato e sostenuto dal Roi e, per quest’anno, dall’AT Still di Bari.

Anni fa dopo aver promosso la necessità di un corso di formazione attraverso le pagine di Tuttosteopatia.it, partecipai al primo corso sulla ricerca osteopatica con Michael Patterson che, nell’ambito della ricerca mondiale dell’osteopatia, all’epoca era un riferimento importante.

Dopo diversi anni le cose sono certamente cambiate; il corso ha raggiunto un livello qualitativo elevato e  la ricerca osteopatica italiana si sta pian piano guadagnando spazi di tutto rispetto nel panorama dell’osteopatia mondiale ma, a parte l’attività di qualche scuola, non è penetrato ancora negli studi, e la ricerca in Italia viene ancora vista con sospetto.

La maggior parte di noi non conoscendo affatto questo linguaggio ha in testa una credenza secondo cui la ricerca uccide la creatività e il “senso artistico” dell’osteopatia. Per anni abbiamo resistito all’idea che la ricerca scientifica potesse soddisfare l’esigenza dell’osteopatia, ma i nostri bravissimi Marco e Nicola ci hanno insegnato che è possibile, oltre che utile e indispensabile, affiancarla alla pratica clinica giornaliera, insieme al “senso artistico” della filosofia osteopatica.
La ricerca scientifica in osteopatia è un linguaggio che va obbligatoriamente conosciuto perché è l’unico modo che abbiamo di diffondere questa disciplina, per diversi motivi:



se è vero, come è vero, che l’osteopatia è efficace su diverse patologie in cui la medicina in genere è o inefficace o intossicante attraverso l’uso dei farmaci, la pubblicazione scientifica è il mezzo più efficace per aiutare l’umanità a conoscere questa opportunità;
se si vuol far conoscere ad altri colleghi osteopati nel mondo le proprie conoscenze acquisite o le proprie “scoperte”, questo è l’unico modo;
se vogliamo colloquiare col mondo della medicina dobbiamo necessariamente parlare il loro linguaggio.

Una cosa è certa, e cioè che non potremo mai essere accolti nella “casa della medicina” se non attraverso l’evidenza scientifica, dell’efficacia della nostra disciplina. Solo quando avremo a sufficienza ottenuto ciò, il nostro Sistema Sanitario ci potrà inserire ufficialmente nelle linee guida, alla luce dell’efficacia dell’osteopatia dimostrata scientificamente e dell’inevitabile risparmio per le casse dello Stato.

E’ a mio avviso questa è la strada maestra che ci porta al riconoscimento, insieme ad una comunicazione efficace dei risultati ottenuti, ed è questa la direzione che devono assolutamente prendere le nostre associazioni di categoria, più che quella indirizzata alla ricerca dell’aiuto del politico di turno di cui abbiamo imparato in questi anni a non poterci fidare in nessun modo.

Per questo ci auguriamo che il ROI presto sposti le voci del proprio bilancio portando al 50% le spese per il sostegno alla ricerca, ridimensionando eventualmente quelle rivolte al sostentamento dell’organo istituzionale in sé.
Voglio rimarcare dunque con orgoglio sullo splendido lavoro che i ragazzi della ricerca italiana stanno conducendo, e quindi sull’importanza di offrire un supporto importante alla Commissione Ricerca del ROI.

Nel nostro piccolo, come Tuttosteopatia.it, ci proponiamo di offrire il nostro contributo a questo grande puzzle divulgando di volta in volta, e mettendo a disposizione degli osteopati e studenti italiani di osteopatia, dei documenti che aiutino a comprendere il mondo della ricerca ed il suo linguaggio scientifico. E’ necessario, oltre che imparare a leggere le ricerche, apprenderne i concetti base affinché ognuno di noi, nel suo piccolo, possa dare il suo contributo. Cercheremo attraverso il nostro sito – e con l’aiuto della commissione ricerca del – di aiutate tutti voi a imparare poco alla volta questo linguaggio in modo da poterne fare buon uso, proprio come ci insegna il grande prof. Vanacore.