Nell’attesa che l’iter legislativo per il riconoscimento faccia il suo corso e venga istituito il percorso formativo universitario, i ragazzi neodiplomati alla scuola media superiore o chiunque voglia diventare osteopata in questo momento si stanno domandando, legittimamente, se le scuole attualmente presenti sul territorio italiano siano consone per ottenere questo tipo di formazione.
Se lo studente sta cercando un titolo da appendere nel suo studio, cioè – giustamente – una laurea rilasciata dallo Stato italiano, nessuno in questo momento può assicurargliela; se invece sta cercando delle conoscenze utili a poter, un giorno, essere un osteopata efficace, allora bisogna che si iscriva in una delle scuole di osteopatia presenti sul territorio: perché hanno grande esperienza; perché hanno formato tantissimi colleghi ormai affermati in Italia e non solo, e perché si sono adeguate a degli standard formativi europei che garantiscono – fra ore in presenza e ore di tirocinio – le conoscenze necessarie per poter essere ritenuti osteopati.
È vero che in futuro, a compimento dell’iter che vedrà l’istituzione di corsi universitari, magari potranno presentarsi delle difficoltà nel riconoscimento del titolo, ma quel sapere che avrete acquisito e portato nelle vostre mani non potrà portarvelo via nessuno, e che vi piaccia o no, per raggiungere un certo livello di sensibilità e conoscenza in ambito osteopatico, ci vogliono certamente minimo cinque anni di studio.
Ciò che conta e di cui presto vi renderete conto, è che i vostri futuri pazienti difficilmente vi chiederanno il vostro titolo di studio (per lo meno a me non è mai successo) quanto invece cosa sapete fare e come potete aiutarli.
Ma la cosa che è indispensabile conoscere affinché ci si possa ritenere “osteopati” è la filosofia, il pensiero osteopatico: aspetti fondamentali di questa professione che si acquisiscono “respirando” quell’aria che si può incontrare dove si fa osteopatia tutti i giorni; quella filosofia che vi permetterà di guardare i pazienti con un’altra ottica, quella dell’unità dell’individuo, della supremazia dell’arteria o anche solo del cercare di indurre il corpo del paziente a trovare le soluzioni dentro di sé, aiutandolo a potenziare la sua salute.
L’approccio osteopatico ci insegna che la malattia e la cura non vengono mai da fuori, ma che il nostro corpo possiede al suo interno, come diceva Still, quella farmacia indispensabile a curare tutte le malattia o, ancora meglio e come il nuovo profilo professionale ci propone, a prevenire tutte le malattie.
Per cui richiamando il motto di Still che ci ricordava che “l’osteopatia è anatomia, anatomia sempre anatomia”, il mio invito è di studiare tanto e di iniziare prima possibile.
Qui un elenco delle scuole di osteopatia italiane.